18 marzo -
"Si tratta certamente di una novità, dopo 18 mesi di chiusura totale da parte dell'Unione Europea e questo è senza dubbio anche il risultato della mobilitazione della società civile di tutto il mondo”, ha detto
Vittorio Agnoletto, coordinatore della Campagna Europea Right2cure No Profit on Pandemic commentando la notizia di un accordo su questo aspetto fra USA, UE , India e Sudafrica, aggiungrndo però che si tratta “di un accordo che dovrà essere approvato in sede di WTO da tutti i 164 Paesi aderenti, nessuno escluso, per poter essere operativo”.
“La Commissione Europea fino ad ora - prosegue - aveva rifiutato qualunque iniziativa finalizzata alla moratoria, nonostante tre risoluzioni del Parlamento Europeo, e siamo quindi indubbiamente di fronte a una novità. Tuttavia è un risultato in chiaroscuro: il chiaro è che dopo due anni la UE riconosce che i brevetti sono un problema e che impediscono la produzione e la diffusione dei vaccini in tutte le aree del mondo, soprattutto quelle più svantaggiate”.
“Di fatto la UE in questo modo smentisce se stessa - prosegue Agnoletto - in quanto ha sempre negato che i brevetti costituiscano un problema! Lo scuro, in particolare, è che in questo accordo si prevede che la moratoria sui brevetti sia solo sui vacccini e non sui kit diagnostici e sui farmaci, come chiesto da quasi due anni da India e Sudafrica, come sottoscritto da oltre cento Paesi e sostenuto dalla nostra Campagna: questi aspetti cruciali e determinanti verrebbero rimandati ad un ipotetico futuro, a sei mesi dall'eventuale approvazione di questa piattaforma dal WTO”.
“Come abbiamo da sempre sostenuto - ha aggiunto - occorre una misura generalizzata di sospensione dei brevetti che comprenda i vaccini, i kit diagnostici e i farmaci anti-Covid”.
“E' evidente a tutti che la pandemia continua a dilagare, come dimostra la nuova ondata di casi dovuti alla variante Omicron 2, e che il danno alla salute mondiale è presumibilmente molto più grave di quanto rilevato dai dati ufficiali: i morti non sarebbero poco più di 6 milioni ma circa il triplo e cioè 18 milioni e 200mila, stando al recentissimo studio dell'Institute for Health Metrics and Evaluation, di Seattle, pubblicato dalla rivista
The Lancet. In troppe aree della terra i vaccini non sono mai arrivati, le cure restano impraticabili e le stesse diagnosi spesso sono impossibili”, ha concluso.