2 settembre -
Con l’introduzione della Nota 99, la prescrizione dei farmaci inalatori di mantenimento (in pazienti che presentano dispnea, tosse cronica o espettorazione ed una storia di esposizione a fattori di rischio) sarà prevista solo in caso di diagnosi di BPCO confermata mediante spirometria che dimostri la presenza di una ostruzione bronchiale persistente (FEV1/FVC dopo broncodilatazione <70%).”Non era il momento - sottolinea
Angelo Testa, presidente nazionale Snami -. Qualcuno dimentica o finge di ignorare la situazione drammatica che stiamo vivendo in un contesto di una sanità che già arrancava prima del covid e che in corso della pandemia viaggia con difficoltà, con liste d’attesa lunghissime o addirittura bloccate, con una parte di pazienti che rinuncia ad effettuare accertamenti ed a curarsi.”
“Per le nuove diagnosi - aggiunge
Salvatore Santacroce, tesoriere nazionale Snami - la spirometria dovrebbe essere eseguita prima di definire il trattamento farmacologico di mantenimento e per i pazienti già in trattamento bisognerà eseguire la spirometria entro 1 anno, se non già effettuata nei precedenti 12 mesi. Poiché è probabile che il paziente non trovi posto per l’effettuazione della spirometria, quali potrebbero essere le soluzioni possibili? Non iniziamo il nuovo trattamento, interrompiamo la terapia consolidata oppure chiediamo le spirometrie urgenti e le visite pneumologiche urgenti?”.
“Scenari prevedibili - conclude il leader dello Snami - non considerati, come spesso accade, da chi dovrebbe definire miglioramenti dei percorsi di cura e non ulteriori intoppi”.