6 maggio -
“La tutela del brevetto è fondamentale sia per affrontare questa pandemia che ha travolto il mondo intero sia per gestire al meglio i farmaci allo studio”, così oggi in una nota la Farmindustria.
“I vaccini contro il Covid 19 – si legge nel comunicato dell’associazione - sono arrivati con tanta celerità grazie anche alla proprietà intellettuale. Senza, infatti, la spinta dei brevetti alla ricerca e alla produzione, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale”.
“Ecco perché sorprendono e preoccupano le dichiarazioni e le iniziative internazionali volte a ridurne o ad annullarne la tutela. Iniziative che - di certo - non risolvono il problema di avere subito più vaccini”, sottolinea ancora Farmindustria che spiega come “produrre un vaccino sia un processo industriale complesso, che richiede ingenti investimenti, tecnologie avanzate, trasferimento tecnologico, impianti ad hoc, macchinari dedicati, personale altamente qualificato, un’expertise consolidata”.
“Non ci si può improvvisare produttori di vaccini contro il Covid. E la proprietà intellettuale, come tra l’altro sottolineato recentemente anche dalla Commissione Europea – incalzano gli industriali del farmaco - non rappresenta un ostacolo per l’aumento della produzione. Anzi è parte della soluzione”.
E questo perché, sostengono, “ha incentivato a livello mondiale, con accordi volontari tra aziende partnership e trasferimenti tecnologici - più di 200 - che richiedono conoscenze e capacità tecniche specifiche. Se c’è stato un esempio di collaborazione tra imprese, anche in competizione tra loro, è stato proprio nella ricerca e nella produzione di vaccini anti covid”.
“Ad oggi nel mondo – spiegano ancora in Farmindustria - ci sono circa 280 vaccini in sviluppo. In UE già 4 sono stati approvati e altri sono in fase di approvazione. Risultati possibili solo grazie alla proprietà intellettuale”.
“La deroga ai brevetti non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti. E potrebbe determinare l’aumento della contraffazione a livello globale”, affermano convintamente le aziende farmaceutiche.
“Difficoltà temporanee che possono verificarsi in un processo così complesso non si superano indebolendo la proprietà intellettuale – aggiungono ancora - né adottando licenze obbligatorie che limitano fortemente la spinta agli investimenti di lungo termine in innovazione farmaceutica, proprio mentre in tutta Europa si guarda al settore Life Sciences per trovare risposte alla crisi sanitaria attuale”.
Per Farmindustraia per aumentare la produzione serve ben altro: “snellimenti burocratici, eliminazione delle barriere commerciali e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. O risolvere la questione della scarsità di materie prime e di altri componenti”.
“La tutela del brevetto – ribadiscono - è quindi fondamentale”. E ciò anche in un quadro, illustrano gli industriali che prevede investimenti nel settote farmaceutico in R&S oltre 1.500 miliardi di dollari a livello globale tra il 2020 e il 2026. Per l’80% in network con altri soggetti secondo il modello di open innovation.
“E l’Italia – coclude Farmindustria - può certamente competere per attrarre con ottime possibilità di successo questi investimenti. Purché anche da noi si continui a riconoscere, come fatto finora, il valore della ricerca e dell’innovazione”.