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QS Edizioni - lunedì 1 luglio 2024

L'antibiotico-resistenza si può fermare. Se i batteri non sentono la fame. Lo studio su Science

18 novembre - Anche i batteri di solito sensibili agli antibiotici a volte sviluppano una tolleranza ai farmaci. Dall’avvento della penicillina ad oggi questo problema ha tormentato medici e ricercatori e trasformato alcune infezioni in malattie molto difficili da curare. In particolare questo accade quando ai batteri sono a corto di i nutrienti: nel momento in cui stanno morendo di fame questi organismi innescano un segnale di allarme chimico, che cambia il loro metabolismo e attiva anche l’antibiotico-resistenza. In questo modo i batteri resistono a quasi ogni tipo di farmaco, anche quelli che non hanno mai visto.
Su un articolo su Science, però, ricercatori della McGill University hanno spiegato quale sia il processo che permette loro di sopravvivere. Dimostrando anche che può essere interrotto.
Prima di oggi, si pensava che la chiave del successo dei farmaci fosse nel fatto che questi hanno come target le funzioni di crescita dei batteri. Secondo questa teoria questi medicinali riconoscono gli organismi – e dunque sono efficaci – solo nel momento in cui questi crescono. Se fosse così, la resistenza agli antibiotici deriverebbe dal fatto che quando mancano i nutrienti gli organismi smettono temporaneamente di crescere, rendendo i target non più individuabili. “Un’idea ingegnosa – ha spiegato Dao Nguyen, ricercatore della McHill che ha lavorato allo studio – ma fosse stato così per noi sarebbe stato un problema. L’unica soluzione per risensibilizzare i batteri sarebbe stata quella di stimolarne di nuovo la crescita, rischiando dunque di peggiorare irreparabilmente l’infezione”.
Per fortuna però l’arresto della crescita e l’inattività del target non sono, secondo lo studio, sufficienti allo sviluppo di antibiotico-resistenza, ma necessitano l’attivazione di un particolare meccanismo chimico di difesa. Esso viene innescato proprio dalla sensazione della fame e avvia nei batteri un processo che li protegge da alcuni composti introdotti dagli antibiotici, per loro tossici. Nello specifico, infatti, sono alcuni reagenti dell’ossigeno (i radicali ossidrili) generati dai farmaci a uccidere i batteri.
Per dimostrare questa intuizione, i microbiologi hanno creato batteri di Escherichia Coli e Pseudomonas aeuriginosa modificati in modo da non avere questo particolare allarme e dunque non sentire più lo stimolo della fame, testandone poi la resistenza agli antibiotici sia in vitro che in vivo su topi. Gli scienziati hanno quindi dimostrato che i microrganismi così modificati risultavano migliaia di volte più sensibili ai farmaci, anche quando a causa della mancanza di nutrienti la loro crescita si arrestava.
Secondo i ricercatori, la comprensione di questo meccanismo potrà portare a migliorare l’efficacia dei medicinali. “I topi che non sanno di avere fame sono più a rischio, un’ottima dimostrazione che quello che non sai può farti male”, hanno concluso con una battuta i ricercatori, che arriva – in maniera quasi provvidenziale – proprio nella Giornata europea degli antibiotici.
18 novembre 2011
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