9 gennaio -
L’evidenza della riduzione degli eventi cardiovascolari e non con l’uso delle nuove molecole rispetto a quelle tradizionali, dovrebbe portare un ulteriore incentivo alla loro diffusione
Il ruolo dei MMG è sempre più centrale nella presa in carico e nella cura del paziente diabetico nel più ampio ambito delle patologie croniche. Che livello di integrazione professionale c’è o dovrebbe esserci con il mondo della specialistica e dei centri anti diabete? Sono necessari miglioramenti all’attuale organizzazione dell’assistenza territoriale nella Regione FVG?
La prevalenza della patologia diabetica tipo 2 nella nostra Regione si attesta a poco meno del 10% dei nostri pazienti non pediatrici. Il peso della malattia diabetica in sé, e le sue dirette conseguenze sul rischio cardiovascolare e neoplastico, richiedono al MMG un impegno che la pone al primo posto in termini di energia e tempo dedicati.
L’integrazione professionale con la specialistica, territoriale in primis, anche per la complessità delle competenze richieste, è assolutamente necessaria in più fasi del percorso di cura.
Ad esempio:
- inquadramento iniziale (soprattutto quando l’esordio è in scompenso diabetico), anche per il rilascio della prevista esenzione dal pagamento del ticket,
- inserimento nel percorso educativo alimentare;
- insuccesso terapeutico;
- pazienti ad alto rischio cardiovascolare (pregresso infarto, scompenso cardiaco avanzato, insufficienza renale, ecc.).
A livello Regionale è opinione comune dei MMG che vi sia un buon livello di integrazione con gli specialisti diabetologi, anche se viene riportata una certa variabilità a seconda delle aree geografiche ma anche tra un Distretto e l’altro della stessa Azienda Sanitaria.
Nella nostra Regione, comunque, le iniziative formative in tema di Diabete sono state numerose e promosse da svariati portatori di interesse: Società Scientifica (SIMG), Centro Regionale di Formazione per la Medicina Generale e le Cure Primarie (CeForMed) che organizza annualmente anche Congressi Regionali per i MMG ed è gestito direttamente dalla Medicina Generale, Aziende Sanitarie ed Ospedali, oltre che naturalmente Aziende Farmaceutiche, generalmente tutti eventi con buona partecipazione.
Tutto questo ha sicuramente contribuito a creare il proficuo clima di collaborazione in cui attualmente operiamo.
L’infrastruttura informatica di gestione dei pazienti è un asset fondamentale per la gestione in rete di questi pazienti. A Suo giudizio sono necessarie azioni e/o provvedimenti per potenziare l’attuale sistema?
I valori di laboratorio registrati, l’obiettività riscontrata, gli accertamenti in corso, ecc. restano confinati nei rispettivi data-base del MMG, del Diabetologo e della struttura Ospedaliera che, al momento, tra loro non sono in grado di condividere alcunché salvo l’utilizzo dell’anacronistico referto cartaceo (che non sempre il paziente consegna tempestivamente al destinatario).
Confermo la necessità di un’infrastruttura informatica che metta in comune i dati dei pazienti di tutte le figure coinvolte, a qualsiasi titolo, nel loro percorso di cura. Ciò è particolarmente determinante nelle patologie dove le figure e le strutture sono numerose, e il Diabete è sicuramente tra queste.
In un’ottica di costo/beneficio (dove il costo deve andare a vantaggio della comunità ed il beneficio va a tutto vantaggio finale del paziente) sarebbe necessario individuare i software evoluti della MG predisposti alla condivisione dei dati in tempo reale (gli standard sono stati già definiti da tempo) e farli dialogare direttamente con gli altri attori del sistema.
Ciò richiede lungimiranza, coraggio e un investimento comunque “ad alto rendimento”.
Si pensi, per fare un esempio pratico, ai farmaci anche costosi o alle strisce per i glucometri, spesso prescritti da più figure mediche all’insaputa l’uno dell’altro: registrarli in rete sulla base di una prescrizione personalizzata permetterebbe al paziente di ritirali direttamente alla scadenza della confezione/fornitura senza gli sprechi o gli “accumuli” che spesso vediamo.
È attualmente in discussione la possibilità da parte dei MMG di prescrivere i farmaci orali antidiabetici innovativi. Come giudica questa ipotesi dal punto di vista professionale e nei confronti dei pazienti?
Le più recenti evidenze (vedi documento AMD-SID) hanno inserito i nuovi antiadiabetici anche negli step iniziali del trattamento della malattia diabetica, tuttavia, credo caso unico al mondo, i medici di famiglia italiano non ne hanno la disponibilità in termini di prescrizione diretta.
Tutto questo ha creato una “spirale cibernetica negativa”: non posso prescrivere il farmaco à demando al diabetologo à non acquisisco l’esperienza d’uso à le mie conoscenze/competenze decrescono non mi sento “preparato” sull’argomento à demando al diabetologo à eccetera.
Per uscire da questa impasse, nell’ipotesi già promessa da tempo di una restituzione di almeno alcune di queste molecole alla prescrizione del MMG, la Società Scientifica si sta attivando per un recupero formativo mirato.
L’evidenza della riduzione degli eventi cardiovascolari (e non) con l’uso delle nuove molecole rispetto a quelle tradizionali, dovrebbe portare un ulteriore incentivo alla loro diffusione, facendo cadere anche i presupposti di farmaco-economia che ne hanno finora confinato l’uso alla prescrizione esclusiva da parte degli specialisti.