18 ottobre -
L’osteoporosi è una malattia caratterizzata da una ridotta massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento del rischio di frattura. La malattia si presenta quando la perdita di massa ossea avviene a una velocità superiore rispetto alla ricostruzione: lo scheletro risulta pertanto fragile, tanto che un leggero urto o una caduta sono sufficienti per procurare una frattura ossea (nota come frattura da fragilità). Non dà segni o sintomi fino al momento della frattura. Ed è questo a renderla particolarmente subdola.
L’osteoporosi colpisce lo scheletro in toto, tuttavia le sedi più frequenti di frattura sono le vertebre, il polso e l’anca. Le fratture da fragilità di bacino, avambraccio e gamba sono anch’esse comuni. La fragilità in sé non comporta dolore, ma le fratture ossee sono causa di dolore acuto, di una notevole invalidità e di un aumento della mortalità.
Le conseguenze legate alle fratture del femore, in particolare, sono molto pesanti. La mortalità è del 15-25%, la disabilità motoria colpisce più della metà dei pazienti nell’anno successivo alla frattura e solo il 30-40% di queste persone riprende autonomamente le attività quotidiane. Un problema simile è costituito dalle fratture vertebrali, spesso spontanee, la metà delle quali non sono diagnosticate e la cui incidenza è paragonabile a quelle del femore.
I costi della malattia
È facile capire che i costi sociali ed economici di questa patologia siano rilevanti. Secondo uno studio della Fondazione internazionale dell'osteoporosi (Iof), i costi economici si aggirano intorno ai 30,7 miliardi di euro per l'assistenza sanitaria, pari al 3,5% della spesa sanitaria totale nei sei Paesi presi in considerazione nello studio. La sola gestione acuta della frattura copre la maggior parte dei costi totali, mentre la prevenzione farmacologica e il trattamento rappresentavano appena il 4,7% dei costi. Solo una piccola percentuale di pazienti riceve un trattamento per la prevenzione delle fratture. Ciò, a conferma del fatto che i costi sociali e sanitari conseguenti all'osteoporosi e alle sue complicanze non sono conseguenza dei costi farmacologici ma soprattutto di quegli aspetti della malattia più disconosciuti (invalidità transitoria e/o permanente, mortalità precoce e quindi evitabile, cura e riabilitazione, ecc.).
Si tratta di costi già imponenti che tuttavia sono destinati ad aumentare ulteriormente. Nei prossimi anni, si stima che le fratture correlate all’osteoporosi aumenteranno di oltre la metà. Ancor più in Italia che è la nazione europea con la massima percentuale di ultrasessantacinquenni: il 18,3% contro il 15,7% della Gran Bretagna e il 16,6% della Germania. In particolare si prevede che le fratture del femore in Europa passeranno dalle oltre 300.000 del 2000 a quasi 800.000 nel 2050.
La prevenzione
Bastano questi dati a far comprendere l’importanza dell’adozione di misure di prevenzione su larga scala. Per tentare di ridurre l'impatto sanitario e sociale di una patologia per lo più asintomatica, progressiva e potenzialmente invalidante, è prioritario perseguire un approccio di promozione della salute e di sensibilizzazione della popolazione sui vantaggi collegati all'adozione di stili di vita sani per l'intero corso della vita.
Prevenzione, che deve cominciare in età precoce e comunque quanto più precocemente possibile, soprattutto nell’adolescenza quando, ad esempio, l’apporto di calcio attraverso gli alimenti viene assorbito efficacemente dall’organismo e contribuisce attivamente al consolidarsi della massa ossea. Ciò è in particolare necessario per le donne che presentano il maggior rischio e la maggiore probabilità dello sviluppo della malattia.
I bambini e le bambine, i giovani e le giovani possono contribuire a migliorare la struttura ossea vertebrale e femorale attraverso la partecipazione ad attività fisiche. Mentre l’altro campo d’azione è l’alimentazione: la letteratura scientifica raccomanda che tutta la popolazione ma soprattutto le donne, specialmente nell’adolescenza e nel periodo menopausale, si assicurino un apporto costante regolare degli alimenti ricchi di calcio e di vitamina D. Quando non fosse sufficiente l’alimentazione, occorre ricorrere ad adeguate supplementazioni al fine di consolidare la struttura ossea o di rallentare, bloccare e auspicabilmente invertire la perdita di massa ossea che inevitabilmente si accompagna all'invecchiamento.
Da non dimenticare, poi, che un’esposizione corretta ai raggi solari incrementa la produzione e la disponibilità di vitamina D utile per il fissaggio del calcio alimentare alla massa ossea.