15 marzo -
“Il sistema trapiantistico della Sanità veneta si dimostra ogni giorno di più all’avanguardia, non solo per il livello tecnico dei suoi chirurghi e per l’efficienza della sua organizzazione, ma anche per la capacità di cercare e attraversare nuove frontiere per dare nuove speranze di vita a malati che, senza il trapianto, non ne avrebbero. Questa volta la frontiera superata si chiama ‘Cross Over da donatore deceduto’, ed è con orgoglio che mi complimento con i protagonisti della nuova impresa, che sono veneti e che rispondono al nome del Centro Trapianti di Rene dell’Azienda Ospedaliera di Padova diretto dal professor Paolo Rigotti, in collaborazione con il Laboratorio del Centro Interregionale di Immunogenetica Nord Italian Transplant di Milano e con il Laboratorio Regionale di Immunogenetica dell’ospedale di Camposampiero”.
Lo sottolinea il Presidente della Regione del Veneto,
Luca Zaia, commentando la notizia, comunicata dal Centro Nazionale Trapianti, che, per la prima volta al mondo, è stata avviata con esito positivo in Italia una catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili (programma cosiddetto 'cross over'), innescata da un donatore deceduto. Un paziente iperimmunizzato in lista d'attesa ha ricevuto un organo da donatore deceduto e la donatrice vivente per lui incompatibile sarà sottoposta nella giornata di domani al prelievo del rene.
“Bravi ma anche indomabili i trapiantisti padovani – aggiunge Zaia – perché arrivare a una ‘prima’ mondiale richiede grandi conoscenze cliniche, ma anche una straordinaria determinazione a non arrendersi di fronte alle difficoltà, che in questo caso hanno portato al successo Rigotti e il suo team”.
“A nessuno sfuggirà – conclude Zaia – la grande prospettiva che in questo modo si apre, perché permetterà di aumentare il numero dei potenziali donatori compatibili e allargare il numero di ‘catene’ che coinvolgono coppie incompatibili e malati difficilmente trapiantabili”.