Dal 31 dicembre 2021 Humanitas lascia la rete dei centri lombardi dedicati alla gestione del “percorso pazienti cronici”. Lo annuncia l’azienda in una nota. Restano garantite le visite e gli esami prescritti e prenotati prima di questa data, per tutto il 2022, mentre non sarà più possibile rivolgersi ad Humanitas per la gestione o la modifica del percorso terapeutico (ad esempio per la prescrizione dei farmaci necessari), e tutti i Piani di Assistenza Individuale (PAI) in scadenza o già scaduti non saranno rinnovati.
“È dunque necessario che i pazienti che fanno parte del 'percorso pazienti cronici’ in Humanitas si rivolgano quanto prima al proprio Medico di Medicina Generale o consultino l’apposita sezione del sito di Regione Lombardia - spiega la nota - per individuare il medico o la struttura sanitaria a cui affidarsi per la cura delle proprie patologie e per l’organizzazione del relativo percorso terapeutico” (una volta effettuata la nuova scelta, sarà sufficiente comunicarla ad Humanitas inviando una mail a infocronicita@humanitas.it).
Una notizia che solleva preoccupazione. Per
Gregorio Mammì, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e membro dell’Ufficio di presidenza della commissione sanità, “è una decisione molto grave perché lascia migliaia di pazienti senza un punto di riferimento importante per il Sud Milano come l’ospedale Humanitas, ma soprattutto perché mette in dubbio i principi stessi su cui si fonda la riforma sanitaria lombarda: se il pubblico e il privato hanno gli stessi diritti e doveri come mai un’azienda privata può decidere di non effettuare più un servizio per i pazienti cronici che in Lombardia sono 3,5 milioni? Domani i privati potranno scegliere quali cure offrire ai cittadini senza un controllo pubblico?”.
Mammì fa sapere che di avere depositato una interrogazione per avere chiarimenti dalla giunta e sapere “se la Regione fosse informata di questa decisione di Humanitas e quali iniziative intende avviare per garantire ai malati cronici il rispetto del proprio diritto alla salute. Ciò che è appena avvenuto è la prova tangibile dei limiti di una riforma sanitaria che equipara i diritti tra chi ha come mission la salute pubblica e chi invece pensa solo al ritorno economico delle prestazioni sanitarie, Moratti e Fontana sono ancora in tempo a ripensarci, noi faremo di tutto per farglielo capire”.