“La gestione di un centro di servizio per anziani non autosufficienti (RSA) è caratterizzata principalmente da due tipologie di entrate: la retta che paga l’ospite ed una quota regionale sotto forma di impegnative per anziano. Se, come sta accadendo, i costi per affrontare quest’emergenza sanitaria vanno oltre quelli stabiliti nei budget, saremo obbligati ad aumentare le rette”. È questo l’allarme che lancia
Roberto Volpe, Presidente dell’Unione Regionale Istituzioni e Iniziative Pubbliche e Private di Assistenza per Anziani (URIPA).
In Veneto la retta per un anziano si aggira mediamente dai 55 euro ai 65 euro/gg; molto dipende se l’anziano alloggia in una camera singola piuttosto che in doppia e cosi via. La quota che la Regione Veneto eroga come impegnativa per anziano varia invece dai 49 euro ai 56 euro. Da qui si evince come il costo giornaliero del servizio a favore di una persona anziani si attesti dai 105 euro ai 108 euro di cui oltre il 75% è per coprire il costo del lavoro.
“Il costo medio di un ospite anziano, che come abbiamo detto, variava dai 105 euro ai 108 euro – spiega Volpe - ora non è più praticabile. Da un anno a questa parte stanno aumentando i passivi e tutto questo principalmente per due motivi. Abbiamo avuto un aumento del 10/15% dei costi, causa acquisto dei DPI, sanificazione giornaliera, aumento delle ore lavorate di tutto il personale e non ultimo, l’aumento esponenziale di ore straordinarie al personale sanitario in considerazione del calo del personale infermieristico. Dopo tutto questi aumenti, mancano gli introiti delle rette per oltre il 10-12% dei ricavi. Se ante pandemia i posti letto nelle residenze per anziani infatti erano occupati per il 99,6%, ora siamo scesi al 89%. Mancano perciò le rette di oltre 3.000 posti letto a causa dell’aumento della mortalità per Covid e conseguente blocco degli ingressi e gestione delle quarantene”.
Dobbiamo ricordare che per il 2020 la Regione Veneto, con due successive Deliberazioni della GRV proposte dall’Assessore alla Salute e al Sociale,
Manuela Lanzarin, ha stanziato 16.7 milioni di euro che sono serviti a limitare in parte le perdite avute per il 2020; per il 2021 ancora non si sa se vi saranno analoghi interventi. Perciò, per far fronte al momento pandemico, l’Uripa, che rappresenta in Veneto 346 strutture e 32.588 posti letto, dovrà affrontare nelle prossime settimane alcune scelte. “Per non continuare ad accumulare altro deficit dovrò, se le entrate saranno quelle che abbiamo avuto fino ad ora, aumentare le rette fin anche di 2-4 € per anziano giorno”, annuncia Volpe
Resta ancora da risolvere la partita sul deficit degli infermieri che, sempre secondo il presidente Volpe, rispetto al fabbisogno di 1 infermiere per 10 ospiti, nelle strutture per anziani venete mancano oltre 1500 infermieri. Costoro, passati negli ultimi anni dalle Rsa agli ospedali pubblici.
Secondo il presidente URIPA, potrebbe così venirsi a creare un paradosso: che l’occupazione dei posti letto possa dipendere non tanto dalla domanda ma dal numero di infermieri in organico, che via via sono sempre meno, con il rischio aggiuntivo di dover ridurre gli organici di altre figure professionali (oss, fisioterapisti, logopedisti, ausiliari, ecc.) oggi dimensionati per i livelli di massima occupazione.
L’Uripa, ha quindi proposto alla Regione da un lato di attivare con urgenza i corsi di Operatore Socio Sanitario Specializzato, una sorta di “ex infermiere generico” e, di dare la possibilità all’infermiere di laureato all’estero, di prestare servizio subito nelle strutture per anziani appunto come Oss.
Ultima considerazione del Presidente Volpe viene riservata al Governo nazionale. “E’ incettabile che ci abbiano abbandonato sotto il profilo dei finanziamenti straordinari e che non abbiamo disposto l’aumento dei corsi universitari in scienze infermieristiche, considerato che per il Veneto anno 2020-2021 sono stati previsti gli stessi numeri per la professione degli infermieri del 2019-2020: 430 posti per l’Università dei Verona e 429 per l’Università di Padova. Numeri insufficienti ai soli ricambi per chi andrà in pensione nei prossimi anni. Chi non semina, non raccoglie”.
Endrius Salvalaggio