“Sardi e sicuri” è lo slogan scelto per la Campagna di sensibilizzazione allo screening che la Regione Sardegna sta progettando per la popolazione con i test antigenici anti Covid-19. La prima sessione di screening è in programma per il 4 e 5 gennaio 2021, una seconda sessione si svolgerà l’11 e il 12 gennaio 2021. Lo ha annunciato il Presidente della Regione
, Christian Solinas, durante la conferenza stampa di ieri mattina dove ha presentato l’iniziativa con l’assessore alla Sanità,
Mario Nieddu, il commissario straordinario di Ares,
Massimo Temussi, e il Prof
. Andrea Crisanti, ordinario dell’Università di Padova
che sta supportando la Regione nel progetto.
“Questa Campagna – ha affermato il Governatore - ha la finalità di arrivare con delle fasi sequenziali a un azzeramento della circolazione virale in Sardegna in un tempo che sia ragionevolmente breve. Si tratta di un progetto che ha bisogno per funzionare, oltre che della parte tecnico-scientifica, di un grande coinvolgimento e di una responsabilizzazione di tutte le comunità: delle Istituzioni, Enti locali, del personale sanitario, dei servizi sociali ecc. Una stratificazione della popolazione, una individuazione di aree omogenee del territorio, dove, con una sequenza ben definita, effettueremo il test diagnostico di screening gratuitamente”.
“Un’iniziativa – ha sottolineato Solinas - che nel pieno della seconda ondata punta a riportare la Sardegna allo stato di ‘Covid-free’ raggiunto durante la prima fase grazie alle misure adottate e al comportamento responsabile del popolo sardo. Realizzeremo un’azione mirata per l’individuazione dei positivi e la compressione della circolazione virale che prevede anche l’adozione di interventi per consolidare i risultati raggiunti”.
A riguardo è intervenuto il Prof. Andrea Crisanti che ha spiegato: “E’ un progetto che combina da una parte una componente innovativa dal punto di vista tecnologico, ma anche un cambio completo di paradigma per abbattere la trasmissione del virus. E’ un approccio che vede la combinazione di test antigenici, che hanno il vantaggio di essere facili da utilizzare e di non richiedere una grossa infrastruttura per poter essere realizzati. Hanno una limitazione, come è noto, che è dovuta al fatto che non hanno la stessa sensibilità dei test molecolari. E questa è la ragione per cui i test rapidi si susseguiranno in due fasi: nel senso che avremo un primo screening con un test rapido antigenico cromatografico, seguito a distanza di una settimana da un secondo screening con un test rapido antigenico immunofluorescenza, e poi da una fase di ripulitura e consolidamento basata sui test molecolari a tutti i positivi dei precedenti test e per tutti i casi sporadici che dovessero evidenziarsi successivamente”.
“Avremo quindi – ha continuato il Professore - una base iniziale col “testare” la popolazione con il test cromatografico, ossia con un tampone nasale, nasofaringeo o orofaringeo, il cui risultato è visibile ad occhionudo e permette di verificare se una persona è positiva in circa 15 minuti. In caso di positività, verrà fatto in contemporanea al paziente e a tutti coloro con cui è stato a contatto, ed ha avuto interazione, un tampone molecolare con esito entro le 24 ore al fine di interrompere le catene di trasmissione”.
In una fase successiva, a tutti i cittadini risultati negativi nella prima fase della sessione dei test, verrà fatto un secondo test rapido che teoricamente dovrebbe avere una maggiore sensibilità, possibilmente con tecnica ad immunofluorescenza. Si tratta sempre di un tampone nasale, nasofaringeo o orofaringeo, il cui risultato è leggibile tramite analizzatore POCT e permette anche in questo caso di verificare se una persona è positiva in circa 15 minuti. In caso di positività si procede col tampone molecolare.
“Perchè si è pensato a due sessioni di test – ha sottolineato Crisanti -. Dopo che una persona si infetta, inizialmente la carica virale è bassa. Il virus via via comincia a moltiplicarsi, raggiunge il “picco”, e poi via via la risposta immunitaria dell’ospite elimina il virus e chiaramente la carica virale diminuisce. Questa fase qui dura in genere 10 giorni. Ora, quando noi facciamo il test rapido a tutta la popolazione, non sappiamo come intercettiamo la singola persona positiva; può essere che la intercettiamo dopo poche ore che si è infettata o dopo un giorno, quando la carica virale è ancora bassa. E quindi il test rapido non necessariamente è in grado di intercettare quel soggetto positivo. Se però noi quella persona la ripeschiamo dopo 5/6 giorni, la probabilità di percepire la parte del “picco” è più elevata. E quindi facendo il test due volte noi aumentiamo la probabilità di intercettare tutti quanti i positivi. Qualcuno ci potrà ancora sfuggire, ed ecco la motivazione per cui dobbiamo poi procedere col test molecolare”.
“Dopo la Campagna di screening – ha aggiunto il Professore - dobbiamo però avere la consapevolezza tutti che il problema non è risolto, ma lasciamo nelle mani dei cittadini una situazione gestibile: la circolazione del virus dovrebbe essere minima nell’intero ambito regionale. Nello stesso tempo avremo fatto formazione a personale infermieristico e medico, avremo lasciato nel territorio le competenze medico-scientifico, avremo creato la struttura per fare tamponi molecolari. L’obiettivo è lasciare per ogni presidio ospedaliero anche la capacità di fare tamponi molecolari”.
“Inizieremo con un primo screening sul territorio dell’Ogliastra – ha concluso Crisanti -, che ha un numero di casi relativamente basso, verrà fatta una prima sessione di screening il 4/5 gennaio 2021 e una seconda l’11/12 gennaio 2021. Dopo questa fase iniziale, cercheremo di capire i punti che hanno funzionato e ciò che è invece da migliorare, quindi rimediare, e successivamente passare alle fasi seguenti, ossia allo screening in tutte le altre aree della Sardegna”.
Elisabetta Caredda