Mancano gli infermieri e il Piemonte decide di utilizzare i medici per svolgere prestazioni infermieristiche. A denunciarlo, in tre distinte note, sono l’Anaao Piemonte, l'Opi Piemonte, l’Omceo Torino e il Nursing Up.
Spiega l'ANAAO: “Negli ultimi giorni tutti i medici, anche con specialità non strettamente attinenti ai quadri clinici del Covid, si stanno occupando dei malati Covid. Ortopedici, cardiologi, chirurghi. Con conseguente sospensione di tutti gli interventi e le visite non urgenti e non salvavita, ma comunque legate a patologie rilevanti. Ora l'ultima circolare del DIRMEI prevede che ai medici possano essere attribuite mansioni infermieristiche. Chiediamo allora ai pazienti, cui sono state rimandate visite, esami e interventi se sono d'accordo che i medici ospedalieri che avrebbero dovuto curarli, ora vengano utilizzati per mansioni che non gli competono, invece che proseguire a fare il loro lavoro”.
Per l’Anaao, “un’organizzazione efficiente utilizza al meglio le professionalità, non le demansiona certamente”. Dunque, “se davvero ci sono troppi medici, che si riattivino allora le prestazioni non urgenti, che in questo momento sta erogando solo il privato, determinando una gravissima diseguaglianza nell'accesso alle cure. Attribuire a medici ospedalieri compiti infermieristici si configura inoltre come abuso di professione: anche per legge devi fare il mestiere per cui sei pagato e per cui hai studiato”.
L’Anaao Piemonte evidenzia ancora come “negli ultimi anni si è sostituito il lavoro medico con quello infermieristico, a saldo economico positivo, soprattutto nei ruoli dirigenziali: ora assisteremo dunque all’inversione dei ruoli? L'istituzione dei Dipsa non doveva proprio facilitare la corretta programmazione nelle assunzioni sia nei tempi che nei numeri, ed il corretto controllo nelle mansioni specifiche del lavoro infermieristico? Forse qualcosa o qualcuno non ha funzionato?”. Per l'Anaao “si sta cercando di tappare malamente l'incapacità di previsione e organizzativa dei mesi scorsi, e degli anni scorsi, a discapito della professionalità di tutti e della ottimale cura dei pazienti”.
Sulla stessa linea l’OMCEO TORINO, secondo cui “la lettera della Direzione Sanità e Welfare della Regione Piemonte, che invita le aziende sanitarie regionali ad assumere, in mancanza di infermieri, medici cui far svolgere attività infermieristiche, dà l’idea del punto di confusione a cui è giunto l’Assessorato alla Sanità”. Ma “quando si attiveranno i letti a Torino Esposizioni, dove si troveranno i medici se saranno stati assunti come infermieri?”, si domanda l'Omceo Torino. “È necessario che le competenze vengano sfruttate al meglio senza demansionamento”.
Anche l’Omceo rivolge il suo pensiero ai pazienti con interventi e controlli rimandati: “Stiamo chiudendo i servizi non urgenti alla popolazione per mancanza di medici. E adesso vogliamo che i medici facciano gli infermieri? Certo, è innegabile che la situazione sia gravissima e che manchi personale, ma le strade da percorrere sono altre”.
Per l’Omceo Torino “non serve ora chiederci se, nei mesi estivi, sia stato fatto tutto quello che si raccomandava di fare per essere preparati alla seconda ondata in termini di tracciamento dei contatti, isolamento, assistenza territoriale, posti letto ospedalieri, personale e se si siano messe in pratica le possibilità che, su quest’ultimo punto, ha offerto il Decreto Rilancio dello scorso maggio. Prendere decisioni improvvisate, non condivise è segno di attivismo vano, inconcludente e pericoloso. L’articolo 348 del Codice Penale punisce l’esercizio abusivo di professione per chi la eserciti senza averne l’abilitazione ed essere iscritto al relativo albo. Questo sarebbe il caso del medico che sia messo a fare l’infermiere. Gli infermieri hanno una professione ben definita nelle sue competenze, autonoma, indipendente, di cui sono fieri e responsabili. Non sono dei piccoli medici. E non vale che qualcuno ci ricordi il nostro Codice Deontologico: i medici lo sanno a memoria l’articolo 9 (“Il medico in ogni situazione di calamità deve porsi a disposizione dell’Autorità competente”), ma più che altro lo stanno mettendo in pratica disperatamente 24 ore al giorno, tutti i giorni”.
L’Omceo Torino avanza, quindi, due proposte e un dubbio: “Si è pensato, in carenza di laureati, di coinvolgere gli studenti di infermieristica degli ultimi anni? Visto che una buona parte del tempo di lavoro di infermieri e medici va in pratiche amministrative, si è pensato di dotare reparti, pronto soccorso, ambulatori, studi medici di questo personale, più facile da ingaggiare? E infine: siamo sicuri che chi governa la nostra salute, oggi come ieri, sia in grado di farlo?”.
Contro la direttiva anche l’OPI TORINO: “La professione di infermiere non si improvvisa. Le competenze devono essere rispettate in quanto il campo di attività è determinato dal profilo professionale, dall'ordinamento didattico e dal codice deontologico”, dichiara in una nota
Massimiliano Sciretti, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Torino e del coordinamento delle professioni infermieristiche del Piemonte, è categorico.
Anche per Sciretti “sono ben altre le strade da percorrere - aggiunge Sciretti” e, come l’Omceo Torino, suggerisce il coinvolgimento “anzitutto” degli “studenti di infermieristica degli ultimi anni”. L’Opi condivide con l’Omceo anche la necessità di “dotare gli ospedali, Pronto soccorso, studi medici e strutture sanitarie di personale amministrativo in modo da sgravare infermieri e medici da quelle pratiche. Ciò sarebbe utile per rendere ancor più operative le categorie che sono a contatto con i malati in questo momento di emergenza sanitaria”.
“Se la posta in gioco è quella di garantire l'assistenza ospedaliera e territoriale", OPI Torino chiede comunque “il rispetto della professionalità in tutti i suoi aspetti. Già da tempo il Coordinamento piemontese degli Ordini delle professioni infermieristiche, insieme al SIDMI (Società italiana per la direzione e il management delle professioni infermieristiche), ai sindacati regionali ed al coinvolgimento di tutte le parti sociali ha chiesto alla classe politica un energico intervento. E di aprire un confronto sull’adeguamento degli organici e dei piani di fabbisogno di personale infermieristico, sull’aggiornamento della programmazione degli accessi universitari con nuove risorse, sulla gestione dei fondi contrattuali”.
“Senza dimenticare - conclude il presidente dell'Opi Torino - la possibilità di costituire rapporti di collaborazione con le Asl per fornire personale in prestazione aggiuntiva, indispensabile per far fronte all’emergenza e coprire la carenza di personale infermieristico e definire i titoli sull’accesso alla Direzione delle Aziende di servizi alla persona”.
Il NURSING UP PIEMONTE esprime “sconcerto, rabbia e stupore” sulla “assurda direttiva che la Regione Piemonte ha impartito alle aziende sanitarie, secondo la quale in assenza di assunzioni di infermieri essi dovrebbero ricorrere all’assunzione di medici o figure di supporto da impiegare come infermieri. Se non fosse un triste e disastroso novembre, in cui la lotta al coronavirus si fa sempre più ardua, penseremmo ad un ‘pesce d’aprile’. Si tratta, invece, della realtà messa nero su bianco che certifica una gestione della sanità da parte della Regione Piemonte allo sbando, senza alcuna logica, che non solo non sta risolvendo alcun problema, ma anzi, con queste decisioni astruse ed estemporanee, ne crea di nuovi e peggiori”, afferma il Nursing Up.
Per il Nursing Up Piemonte, “se la regione avesse per tempo provveduto alle assunzioni di infermieri che da mesi e mesi noi andiamo dicendo essere indispensabili, non saremmo in questa condizione".
Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato degli infermieri, esorta quindi la Regione a “ritirare immediatamente questa astrusa e assurda direttiva che viola ogni norma e accordo a livello nazionale rispetto alla figura professionale degli infermieri. In mancanza di un immediato dietrofront su questa inaccettabile decisione di utilizzare i medici per fare gli infermieri, saremo costretti a tutelarci con ogni mezzo di protesta e legale che abbiamo a disposizione”.
“Credevamo - aggiunge Delli Carri - che con la creazione del nuovo bando per l’assunzione di infermieri la Regione avesse compreso come affrontare l’urgenza di personale. Ci sbagliavamo. Se siamo davvero in questa estrema emergenza la Regione ha il potere di prendere direttamente gli infermieri che partecipano al bando appena pubblicato, per le assunzioni a 36 mesi, e impiegarli dove ritiene sia necessario. Nel frattempo, si potrebbero attivare le prestazioni aggiuntive con il giusto e adeguato compenso almeno raddoppiando l’indennità attuale, rimasta ferma ai livelli di vent’anni fa. Oggi paghiamo l’inettitudine e le inefficienze del passato. Per mesi e mesi abbiamo detto e ripetuto che era necessario assumere infermieri e potenziare l’assistenza territoriale, pensiamo ad esempio agli infermieri di famiglia, in modo da curare a casa i pazienti. Siamo sempre stati ignorati come se le nostre osservazioni, che nascono da anni di esperienza nei reparti e negli ospedali, fossero banalità o richieste insensate. La verità è che se la Regione ci avesse dato retta prima, oggi non ci troveremmo in questa situazione”.
“Oggi - prosegue il segretario regionale del sindacato degli infermieri -, mentre l’organizzazione latita in modo evidente, gli ospedali si intasano. Così si dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto basso sia il rispetto per la nostra professione di infermiere e per le professionalità dei colleghi laureati e specializzati. Il concetto sarebbe: se non si trovano infermieri, mettiamo chiunque altro, fosse anche un medico, a fare quel lavoro, tanto basta? Ma ci rendiamo conto?”.
“Pretendiamo l’immediato ritiro di questa insensata e offensiva direttiva - ribadisce Delli Carri - . Se si vuole provare a tracciare una strada per uscire da questa enorme crisi sanitaria è necessario iniziare ad assumere subito infermieri, quelli veri, e potenziare immediatamente, con uomini e mezzi, la medicina territoriale, in modo da portare fuori dagli ospedali i pazienti positivi che possono essere curati. Anche perché negli ospedali, il personale sanitario continua ad ammalarsi: oggi sono circa 7000 gli infermieri contagiati a livello nazionale e da noi ci sono circa mille infermieri positivi. Non ci va uno stratega per comprendere che l’unico modo per salvare le strutture sanitarie è curare il più possibile coloro che sono in condizioni di essere seguiti fuori dagli ospedali, a casa loro. Assumere medici oppure figure di supporto per fare gli infermieri, invece, è solo una proposta assurda e offensiva”.