La diffusione del Sars Covid 2 prosegue la sua corsa superando ieri l’asticella degli oltre 21mila nuovi contagi. Ma se c’è chi, come
la Toscana, sceglie di non concentrare tutto sul Covid “a scapito delle altre patologie che devono continuare ad essere curate”, la Campania abbassa invece le saracinesche della sanità.
Alla
sospensione nelle strutture pubbliche, già dal 18 ottobre e fino a data da destinarsi, dei ricoveri sia medici sia chirurgici “nella misura utile al soddisfacimento della maggiore domanda assistenziale”, si aggiunge da oggi, con una
nota ufficiale dell’unità di crisi, lo stop anche alle attività del privato accreditato e degli Ospedali classificati e religiosi (Fatebenefratelli, Betania, Camilliani). Naturalmente fanno sempre eccezione le attività di ricovero e ambulatoriali differibili e non urgenti, di dialisi, di radioterapia e oncologiche o chemioterapiche.
Una scelta tranchant operata per recuperare personale? Non è da escludersi, non passa inosservato nell’ultima e recentissima nota indirizzata al privato accreditato, il richiamo al decreto legge del 17 marzo poi convertito in legge che offre alle Regioni la possibilità di rimodulare o sospendere le attività di ricovero e ambulatoriali al fine di impiegare il personale sanitario pubblico e privato alla gestione dell’emergenza.
Rimane il fatto che non si muore solo di Covid: al di là delle urgenze, esistono infatti criticità legate a patologie che si possono aggravare nel tempo e che vanno curate tempestivamente. Un'altra gatta da pelare per il Governatore
De Luca dopo le proteste di piazza di questi giorni: chi darà risposte alle già lunghe liste di attesa accumulate durante il primo lockdown e alla nuova domanda di assistenza?
A bocce ferme per i cittadini rimane a disposizione solo il privato tout court. Per chi potrà pagare.