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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Regioni e Asl

Piemonte. Dolore cronico: lotta alla sofferenza entra nel nuovo Pssr

immagine 7 maggio - Sono circa 600 mila i piemontesi colpiti. Come spiegato da Rossella Marzi, coordinatore della Commissione regionale di Terapia del Dolore, “vogliamo assicurare le cure migliori grazie a percorsi condivisi con tutte le figure professionali coinvolte nella gestione della ‘malattia dolore’”.
 
Riorganizzazione dei servizi, impiego più diffuso e corretto di farmaci oppioidi, una campagna informativa per i cittadini, volta a promuovere una vera cultura contro la sofferenza; ma anche percorsi formativi specifici per gli addetti ai lavori, riduzione degli accessi impropri al Pronto Soccorso e potenziamento della continuità assistenziale ospedale-territorio. Sono questi gli obiettivi che si è posto il nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale 2012-2015, per garantire ai malati di dolore cronico una migliore qualità di vita e un equo accesso alle cure, così come sancito a livello nazionale dalla Legge 38/2010.

Il Piano recentemente approvato prevede un progetto di riordino dei servizi di terapia antalgica, sulla base dei dati forniti dalla Commissione di coordinamento della rete piemontese di terapia del dolore.
“Il primo obiettivo che ci siamo posti è tutelare il diritto del cittadino ad accedere alla terapia del dolore attraverso l’organizzazione in rete dei servizi - ha spiegato Rossella Marzi, Coordinatore della Commissione regionale di Terapia del Dolore e Direttore della struttura di Algologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Novara - siamo partiti da una mappatura delle attività esistenti, per poter attuare il progetto ministeriale che mira a un modello integrato nel territorio, nel quale l’assistenza si scompone in tre nodi complementari: il centro di riferimento di terapia del dolore (Hub), l’ambulatorio di terapia antalgica (Spoke) e il presidio territoriale con competenze di terapia antalgica gestito da un team di medici di medicina generale, opportunamente formati”. “Questo modello razionale di continuità assistenziale cui dobbiamo tendere - ha proseguito Marzi - ci consentirà di ridurre le prestazioni intraospedaliere non necessarie, ottimizzare la spesa per i farmaci analgesici attraverso un impiego più appropriato dei farmaci oppioidi ed indirizzare a tecniche interventistiche maggiori solo pazienti selezionati”.


Fondamentale, per una maggiore appropriatezza terapeutica, è anche l’adeguata preparazione dei clinici: un aspetto che. come precisato dalla Commissione regionale, si è voluto tenere in grande considerazione.
“Promuoveremo pochi eventi di alto profilo scientifico – ha detto la coordinatrice della Commissione regionale di Terapia del Dolore - iniziando proprio da corsi finalizzati alla formazione delle varie figure professionali circa il corretto uso dei farmaci oppioidi”. “Stiamo definendo progetti formativi per i medici di medicina generale, per gli specialisti ospedalieri, ma anche per i farmacisti - ha precisato - infine, un progetto che abbiamo particolarmente a cuore riguarderà il bambino con dolore, quando ricoverato in una struttura sanitaria per adulti”.

Il medico di famiglia, in particolare, è una figura che deve acquisire un ruolo centrale nella rete assistenziale, perché rappresenta il primo riferimento per il paziente con dolore: diventa pertanto prioritario fornirgli gli strumenti culturali e metodologici necessari per la pratica clinica.
“Per supportare il generalista nell’impostazione del corretto percorso diagnostico-terapeutico - ha concluso Marzi - la struttura che dirigo presso l’Aou di Novara ha attivato su base sperimentale nel 2008 un servizio di teleconsulto, che offre tutti i giorni ai colleghi la possibilità di richiedere la valutazione di un caso e un consiglio clinico. Un servizio apprezzato, considerato l’aumento costante degli accessi, che inoltre ha permesso di ridurre una serie di prestazioni improprie e di curare prima e meglio i cittadini”.
7 maggio 2012
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