Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato (con 28 voti a favore e sei astenuti) la proposta di legge regionale n.99 (“Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia”), di iniziativa di
Eleonora Mattia e
Salvatore La Penna (Pd), sottoscritta anche da
Emiliano Minnucci e
Valentina Grippo del Pd,
Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) e
Laura Corrotti (Lega). Si tratta di una legge di sistema che, oltre a riordinare l’intera materia dei servizi educativi per l’infanzia – ferma a due leggi regionali del 1973 e del 1980 – pone il Lazio in linea con le nuove disposizioni del decreto legislativo n. 65 del 2017 e della legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta ‘buona scuola’). Il provvedimento era stato illustrato nella
seduta dell'otto luglio, in cui si era anche conclusa la discussione generale.
Come più volte ripetuto dai proponenti e dall’assessora regionale
Alessandra Troncarelli, sia in commissione che in Aula, la finalità della nuova legge è quella di disciplinare, oltre i nidi, gli ulteriori servizi ad essi integrativi “per dare risposte al mutato contesto socioeconomico e alle rinnovate esigenze dei genitori e, soprattutto, delle madri lavoratrici”. In questo contesto vanno lette le numerose novità contenute nella legge, tra cui: la possibilità di fornire servizi educativi anche nelle giornate festive, di sabato, durante le vacanze natalizie e pasquali, nel mese di agosto e anche in orario notturno (emendamento dell’assessora Troncarelli); l’inserimento degli orfani di femminicidio tra i criteri che danno priorità all’accesso ai servizi educativi a offerta pubblica (emendamento di Mattia, Grippo e Bonafoni); i nuovi servizi integrativi dello spazio gioco, dei nidi domestici o tagesmutter e i centri per bambini e famiglie; la costituzione dei ‘Poli per l’infanzia’ e dei ‘Coordinamenti pedagogici territoriali’ nonché l’istituzione della figura del ‘Coordinatore pedagogico’.
Nella legge vengono identificati i servizi educativi per bambine e bambine di età compresa tra i tre mesi e i sei anni (nido e micronido; sezione primavera; servizi integrativi) e ne vengono definite in via generale le caratteristiche strutturali, ivi inclusi gli arredi e i giochi, la refezione e i titoli di studio richiesti agli operatori nonché i loro percorsi di formazione.
Un intero capo della legge, il quarto, è dedicato ai Nidi, di cui vengono definite le caratteristiche di ricettività, funzionamento ed edificazione. In questa sezione, un emendamento dell’assessora Troncarelli ha riportato alla situazione attuale il rapporto numerico tra personale e bambine e bambini (uno a sette), che invece il testo uscito dalla commissione aveva ridotto in base anche alle fasce di età. Per questo motivo, la consigliera
Roberta Lombardi (M5s) ha espresso rammarico durante il suo intervento, pur votando a favore della legge nel suo complesso. Malumori in Fratelli d'Italia e Lega ha invece sollevato la bocciatura dell'assessora e dell'Aula di tutte le loro proposte emendative per l'installazione di videocamere all'interno degli spazi adibiti ai servizi educativi.
Gli ultimi articoli della nuova legge sono dedicati alle autorizzazioni, agli accreditamenti, alle commissioni distrettuali per i servizi educativi e alla istituzione della Consulta regionale per i servizi educativi, nominata con decreto del presidente della Regione e composta dall’assessore regionale e dal presidente della commissione consiliare competenti in materia, da un rappresentante del Consiglio delle Autonomie locali del Lazio, dai sindacati, dalle organizzazioni datoriali e delle cooperative sociali e dai rappresentanti delle associazioni di secondo livello che rappresentano le famiglie. Viene anche istituito il Sistema informativo regionale dei servizi educativi, con compiti di monitoraggio dell’attuazione della legge e di fornire informazioni ai cittadini.
Nell’ambito delle attività di programmazione, finanziamento e attuazione, la Giunta approverà il ‘Programma regionale dei servizi educativi per la prima infanzia’, di durata triennale, che conterrà i criteri per programmare interventi, stabilire tariffe e attuare tutte le disposizioni della legge. Tra i criteri di ripartizione dei fondi a favore dei comuni, vengono riconosciute specifiche premialità per quelli montani e semimontani sulla base del numero di bambini con disabilità.
Per quanto riguarda, infine, le disposizioni finanziarie, la proposta di legge ha una copertura finanziaria di 48,67 milioni di euro nel triennio 2020-2022: 10,5 mln per il 2020; 17 mln per il 2021; 21 mln per il 2022; più 170 mila euro per il triennio 2020-2022 per il Sistema informativo regionale dei servizi educativi (creazione e relativa manutenzione).
Questi gli interventi che verranno finanziati: voucher per le famiglie in condizioni di particolare fragilità per concorrere al pagamento delle rette di frequenza; sostegno ai Comuni per la contribuzione ordinaria al contenimento delle rette alle famiglie e per investimenti e manutenzioni delle strutture, nonché per la riqualificazione degli edifici e l'ampliamento dell'offerta sul territorio; promozione dei cosiddetti servizi educativi a carattere sperimentale (in natura, in orario notturno o nei giorni festivi), anche a carattere innovativo e di ricerca; progetti di continuità educativa, di sostegno ai poli educativi e ai coordinamenti pedagogici territoriali 0-6, ivi comprese le sezioni primavera che, nell'ambito dei progetti di continuità educativa, operano in modo alternativo all'ultimo anno di nido o al primo della scuola dell'infanzia; rimborsi delle spese di viaggio sostenute dai componenti della Consulta regionale per i servizi educativi.
Prima del voto finale, l’Aula ha approvato anche due ordini del giorno collegati alla legge, presentati dal gruppo consiliare del Movimento 5 stelle, che impegnano la Giunta a inserire due punti nel regolamento di attuazione della nuova legge: 1) nel caso in cui i comuni si avvalgano di organismi del terzo settore, il loro personale deve essere specializzato e con requisiti professionali specifici per svolgere attività educativa tale da coinvolgere entrambi i genitori nelle attività scolastiche ed extrascolastiche dei figli; 2) incentivi a favore della paternità e in generale per una maggiore condivisione dei carichi di cura familiare per le esigenze del nucleo familiare.