La sospensione delle attività, seppur temporanea, dell'unità complessa di oncologia medica del Policlinico di Palermo ha suscitato la protesta clamorosa di 63 universitari, compreso il preside di Medicina, che si sono dimessi dal policlinico.
Le dimissioni giungono il giorno dopo che il direttore dell'unità operativa di oncologia, Antonio Russo, aveva inviato (il 23 aprile) all'attenzione dell'assessore alla Sanità regionale Massimo Russo, un vero e proprio documento di "difesa" e replica puntuale alle risultanze dell'ispezione ministeriale i cui risultati avevano covinto il ministro Balduzzi e lo stesso assessore regionale a decretare la sopensione delle attività.
Un documento dettagliato che il sito web "Linkiesta" ha anticipato e che noi mettiamo a
vostra disposizione integralmente.
Scrive il professor Antonio Russo alla fine del suo rapporto all'assessore:
"Una cosa è certa: non è accettabile da chi, presso l’UO di Oncologia del Policlinico, svolge, da anni, con sacrificio e professionalità il difficile compito di medico, di essere delegittimato da pesanti affermazioni probabilmente riferite a singoli ma invece generalizzate.
Su una materia tanto delicata, per dovere morale e civico e per responsabilità istituzionale, è opportuno evitare di considerare genericamente gli eventi e gli operatori; piuttosto bisogna rispettare la dignità e professionalità di tutti quei medici giornalmente impegnati a curare i pazienti supportandone la sofferenza con abnegazione e un pesante intimo travaglio.
In ogni caso vale la pena di evidenziare che per la problematicità stessa della patologia oncologica vi è l’assoluta necessità che i pazienti possano essere seguiti dai medici con cui nel tempo si è instaurato un rapporto di forte fiducia; la richiesta di salute è certamente elevata e controllata dagli stessi pazienti che infatti riconoscendo la professionalità dei medici della UO in oggetto, nella stessa giornata in cui si è diffusa la notizia della sospensione dei ricoveri, in diverse centinaia hanno fatto pervenire continue manifestazioni di commosso disappunto per una forse incongrua decisione.
Certamente stupisce che le gravi accuse riportate nella relazione della commissione d’inchiesta abbiano portato a sospendere l’attività del reparto circa 2 mesi dopo il sopralluogo. Si è parlato di fotografia sbiadita e nessun paragone meglio di questo descrive la realtà dei fatti.
Occorre rilevare infatti che la nota ministeriale con cui si decreta la sospensione dell’attività del reparto sia datata 5 aprile e che nelle 2 settimane precedenti la diffusione a mezzo stampa del provvedimento nessuna comunicazione sia giunta all’azienda e agli operatori sanitari e, cosa ben più grave, nessun piano per garantire la continuità assistenziale dei pazienti oncologici sia stato preparato".