Sui fatti dell’Oncologico Businco riportati per più giorni consecutivi da l’
Unione Sarda e sollevati anche dalle Opposizioni in Consiglio regionale, risponde il Commissario dell’Azienda Ospedaliera A. Brotzu di Cagliari,
Paolo Cannas, alla quale l’ospedale del Centro tumori, successivamente all’accorpamento previsto dalla L.R. 23/2014, è diventato parte integrante.
Sentito direttamente da Quotidiano Sanità, Cannas spiega: “Come primo elemento di chiarificazione proporrei questo. E’ vero che le criticità nella gestione dei pazienti oncologici ci sono, per carità, fin da quando sono arrivato abbiamo cominciato a prenderle in considerazione per poter studiare una qualche strategia migliore per gestirle. Ciò, tenendo conto che comunque le difficoltà vanno affrontate di pari passo anche quando ce le ritroviamo davanti, non tutto è possibile programmare preventivamente, i numeri dei pazienti oncologici sono aumentati, ragion per cui penso che se è vero che vi erano criticità esistenti, diverse altre ce le siamo ritrovate strada facendo”.
Andando sul lato pratico, prosegue il Commissario, "già a giugno abbiamo accelerato sull’applicazione del sistema informativo, detto bimind, che consente di gestire gli accessi schedulandoli per orario, al fine quindi di eliminare la prima nefandezza, segnalataci anche dall’associazione dei pazienti, che era quella della fila per i bigliettini numerici come quelli che danno ancora a volte quando ci si reca dal salumiere. Non tutti gli oncologici all’inizio si sono adattati a utilizzare il sistema informativo accennato, li abbiamo dunque seguiti insistentemente e stiamo cominciando pian piano ad avere i primi risultati. Alcuni dei problemi che sono sorti infatti, sono dovuti anche al fatto che il sistema informativo sia stato utilizzato dagli oncologici in modo non sempre appropriato”.
“Al rientro dalle vacanze - spiega Cannas -, i suddetti specialisti hanno gestito i propri pazienti con un po' di disorganizzazione, poiché hanno definito degli appuntamenti in contemporanea a più utenti, in una misura significativa, che non è stato per noi poi possibile gestire. Siamo andati in overbooking, ossia in sovraprenotazione, sono state chiamate più persone di quelle che i nostri fattori produttivi erano in grado di gestire. La farmacia dove vengono preparati i chemioterapici antiblastici e i farmaci antitumorali, l’UFA, di fatto sostiene 50-60 produzioni al giorno. Quando è avvenuta dunque la segnalazione, c’è stato il problema che si sono presentati in reparto circa 80-90 pazienti. Il caso ha poi voluto che diversi pazienti abbiano chiesto di spostare il giorno della chemio in prossimità delle festività natalizie, dopo le feste. Umanamente si è concesso lo slittamento della data, e ci siamo ritrovati con delle prenotazioni sovrapposte, non calcolate”.
Il manager del Brotzu sottolinea: “Ora, i problemi del sovraffollamento dei pazienti esiste, però non come è stato rappresentato, non di quelle dimensioni. Tuttavia, ho raccolto le criticità segnalate ed ho fatto una cosa che di solito non sono abituato a fare, ovvero entrare nei reparti. Da precisare a tal proposito che il mio lavoro non è quello di organizzare i reparti, posso dare delle indicazioni però i primari hanno la loro autonomia da questo punto di vista. Sta di fatto che con le notizie apparse sui giornali, in sede di riunione, ho voluto concordare con primari e oncologi alcune cose da seguire che non erano più procrastinabili. Oltre quindi ad una più idonea attuazione del sistema informativo per coordinare con più attenzione e controllo le prenotazioni, per poter garantire una continuità delle prestazioni con meno disagi di code e attese, un’altra esigenza riguarda le modalità di effettuazione delle analisi pre-DH, ossia quelle necessarie e preparatorie per il day hospital. Per andare incontro al paziente ed evitare che debba tornare più volte, o che dal prelievo della mattina dovesse attendere i tempi per l’esito (anche di 8-10 ore), ho chiesto che il prelievo si facesse il giorno prima del DH. Ossia, i pazienti devono arrivare già con gli esami fatti. A tal fine abbiamo predisposto l’ordine di servizio e gli oncologi si stanno attivando e avvisando anche gli utenti che, in un sistema pensato di delocalizzazione, possono eseguire gli esami presso la sede a loro più consona e nella residenza vicina”.
“Altra cosa che stiamo chiedendo di fare – precisa il Dirigente – è la divisione delle due linee di attività del day hospital, ossia separare l’attività di gestione di somministrazione della chemio da quella dell’attività ambulatoriale (follow up, visite di controllo ecc.), in modo da distribuire il numero dei pazienti in attesa e ridurre l’ ”effetto massa”. Tutte e due le attività attualmente vengono svolte al quinto piano. Stiamo provvedendo per utilizzare gli spazi del quarto piano dell'ospedale dove verranno trasferite le attività ambulatoriali. Per un futuro però è nostra intenzione portare l’attività ambulatoriale al piano terra, dove si trovano già altri servizi, come il bar, il Centro accoglienza servizi (CAS) ecc. Ecco che legata al discorso del Cas, altro punto sul quale bisogna insistere, è quello della riorganizzazione della rete oncologica. In tante realtà regionali dove la Rete esiste già, come in Piemonte, Toscana, ed altre, il Centro Accoglienza e Servizi (C.A.S.) rappresenta la struttura di riferimento del paziente nell’ambito della Rete Oncologica per quanto riguarda l’assistenza, l’orientamento e il supporto. Il Cas svolge dunque, oltre all’accoglienza al paziente, informandolo sui servizi erogati dall’azienda, sulle modalità di accesso e sulle prenotazioni nelle sedi della Rete disponibili (delocalizzando), anche mansioni riferite alla presa in carico dell’utente e alla prenotazione delle prestazioni diagnostiche preliminari, comunicando alla necessità con gli altri CAS della Rete, e tenendo cura dell’aggiornamento della Scheda Oncologica del malato oncologico”.
Il Commissario conclude: “Questo servizio così organizzato del Cas qui è difficile da espletare se si è isolati. Il Centro tumori del Businco in questo momento, per tanti motivi, soffre di queste criticità dovute anche all’attesa della riorganizzazione della Rete Oncologica, per la quale peraltro ho scritto all’ATS in modo da poter creare subito un contratto e un confronto. Ci rendiamo quindi conto del problema, e stiamo lavorando per superarlo e spingere culturalmente questo nuovo tipo di organizzazione. In tutto questo fa un po' rammarico l’accanimento mediatico volto a dare un’immagine quasi del tutto negativa, perché fa male alla macchina che ricordiamoci si occupa pur sempre della nostra salute, della Sanità. Dove in tanti, medici e sanitari, anche senza grande clamore, operano con sacrifici e spesso abnegazione. Riconosco che i problemi ci sono, riconosco anche le mie di responsabilità, non mi nascondo dietro un dito per carità, i pazienti vengono prima di tutto. Però è anche vero che sulle criticità ci stiamo lavorando e che se pure non abbiamo la bacchetta magica per creare un sistema perfetto in tempi immediati, non dipende soltanto noi, per uscire dall’impasse è necessario uno sforzo un po' di tutti, posso tranquillamente affermare che per arrivare alle soluzioni ci stiamo solidalmente impegnando”.
Elisabetta Caredda