“Sui Punti nascita ho chiesto al ministro Speranza un incontro specifico con le Regioni. Rappresentano un tema cruciale per i territori ma la loro attività dipende da parametri fissati a livello nazionale. Per questo vogliamo approfondire con lui la ricaduta sociale che la chiusura di alcuni Punti nascita, sulla base dei parametri oggi in vigore, sta comportando sulle comunità locali, in particolare nelle zone montane e nelle aree interne. Le Regioni sono pronte al confronto sull’eventuale revisione di tali parametri, qualora dovesse rivelarsi necessaria. Un confronto che deve partire dal garantire la sicurezza delle mamme e dei bambini, sulla base di pareri tecnici e scientifici della comunità medica, ma in Emilia-Romagna, come ho già detto, la Regione è disposta a garantire le strutture e il personale necessario per i Punti nascita in cui oggi l’attività è sospesa qualora dovessero cambiare i requisiti richiesti”.
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, e della Conferenza delle Regioni
, Stefano Bonaccini,
che ieri a Roma ha incontrato il nuovo ministro della Salute,
Roberto Speranza.
Va ricordato che sui Punti nascita la Regione Emilia-Romagna aveva già ottenuto dalla precedente ministra, Giulia Grillo, la disponibilità al confronto sui parametri che regolano la loro attività (almeno 500 parti l’anno) nell’ambito della discussione sul nuovo Patto per la salute, con l’obiettivo di tenere insieme le esigenze di territori spesso svantaggiati con quella di garantire percorsi nascita sicuri per le partorienti.
Un faccia a faccia giudicato “molto positivo”, nel quale un primo confronto è stato avviato anche sul tema del superamento del superticket, partendo dal fatto che alcune Regioni hanno già attivato misure in tal senso. “Ho ricordato che l’Emilia-Romagna ha aperto la strada – prosegue Bonaccini – abolendo i superticket sanitari su visite ed esami dal 1º gennaio scorso per tutti i redditi familiari fino a 100mila euro e il ticket base da 23 euro sulle prime visite per i componenti le famiglie con almeno un figlio, facendo risparmiare oltre 32 milioni di euro l’anno agli emiliano-romagnoli. È senza dubbio la scelta giusta quella di estendere tale misura all’intero Paese, alla quale il ministro intende lavorare insieme alle Regioni”.