Non ci sono più margini di manovra per salvare la Asp di Reggio Calabria. Dichiarare il “dissesto” è dunque necessario. “Nell’interesse della Asl” e per “evitare ulteriori penalizzanti aggravi debitori e rilessi sulla collettività in termini di servizi pubblici sanitari da erogare”. Sono le parole che chiudono la deliberazione, pubblicata sull'Albo pretorio della Asp, con cui i commissari straordinari dell’Asp di Reggio Calabria,
Giovanni Meloni, Maria Carolina Ippolito e
Domenico Giordano, chiedono al commissario ad acta,
Saverio Cotticelli, di attivare la procedura di dissesto per l’Asp, dopo lo
scioglimento per infiltrazioni mafiose deliberato nei mesi scorsi dal Consiglio dei Ministri.
Nell’atto in cui motivano la proposta di dissesto, i commissari parlano di “reiterate irregolarità nella gestione dei bilanci” e “una manifesta e reiterata incapacità di gestione”, del “costante superamento dei limini annuali di spesa...con la conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie”. Di “gravi inadempienze dell’Azienda che ha sistematicamente omesso di richiedere le prescritte certificazioni antimafia procedendo alla stipula di contratti per importi anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di interdittive antimafia, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo”, nonché la omessa approvazione dei bilanci a decorrere dal 2013, la mancata tenuta di scritture contabili obbligatorie” e “una ingente esposizione debitoria aggravata dall’incapacità dell’’azienda di avere esatta contezza dei debiti pregressi e di provvedere tempestivamente al pagamento degli stessi”.
A questo si aggiunge una situazione organizzativa e strutturale assolutamente inadeguata: “il personale presenta gravissimi deficit di personale, in particolare sanitario”, rilevano i commissari, mentre “persiste la necessità di investimenti per interventi infrastrutturale e per l’acquisizione di materiale di diagnostica medica stante la vetustà di quelli esistenti”.
Una situazione, insomma, disastrosa. Nell’ambito della quale, secondo i dati scritti nell’atto, si registrano debiti per circa 400 milioni di euro e circa 250 milioni di atti introduttivi di contenzioso, decreti ingiuntivi e pignoramenti depositati all’ufficio legale.
Per questi motivi, la Commissione straordinaria ritiene che la dichiarazione di dissesto finanziario sia l’unica strada a questo punto percorribile.