L’Unità operativa complessa di cardiologia della AULSS 9 Scaligera Distretto dell’Ovest Veronese, diretta dal dott.
Emanuele Carbonieri, ha ottenuto dal Gruppo Italiano Multidisciplinare per lo Studio della Sincope (GIMSI) la certificazione di Syncope Unit, presso la sede ospedaliera di Villafranca di Verona, il cui referente è il Dott.
Antonio Gallo. Tale modalità organizzativa, per sua natura multidisciplinare, è condotta in stretta collaborazione con l’UOC di Neurologia nella persona della Dr.ssa Silvia Olivato e una nota dell’ufficio stampa della Aulss fa sapere che “sono già state avviate collaborazioni per la stesura di un PDTA condiviso con l’U.O. di Medicina Interna, di Pediatria e di Pronto Soccorso, e l’intenzione è estenderle a breve a quelle di Geriatria, Psichiatria e Neuropsichiatria infantile”.
Caratteristica sostanziale della Syncope Unit (anche se funzionalmente dislocata presso l’UOC di Cardiologia e coordinata da un cardiologo) è l’architettura a rete in quanto si avvale delle collaborazione di un team di specialisti esperti nel problema, in particolare del neurologo, e di percorsi diagnostici dedicati e rapidi, con l’utilizzo di algoritmi standardizzati (per un utilizzo il più possibile razionale delle risorse) applicati ai vari Presidi Ospedalieri ed alle Unità Operative che vengono di volta in volta in contatto con il “problema sincope”, sia in regime di ricovero che ambulatoriale.
La sincope, in altri termini la transitoria perdita di coscienza, è un evento clinico frequente che si verifica a tutte le età: secondo un importante studio italiano pubblicato su una rivista internazionale (Brignole M, Europace 2010; 12: 109-18) si stimano 163 nuovi casi/anno/100.000 abitanti. La sincope può avere conseguenze cliniche anche gravi, che vanno da traumi minori a fratture ossee (cranio, arti), emorragie intracraniche, incidenti stradali, ecc. Diagnosi e trattamento della sincope risultano associati ad elevati costi sanitari e, come è largamente dimostrato dalla letteratura scientifica internazionale, l’assenza di un approccio sistematico a tale patologia comporta ospedalizzazioni non appropriate e più prolungate, un maggior numero di procedure diagnostiche, il ricorso a trattamenti inappropriati, una minor percentuale di diagnosi corrette e una più alta percentuale di recidive.
“Sul territorio di competenza della Azienda ULSS 9 Scaligera – evidenzia la nota - è presente un’altra sola Syncope Unit certificata nel privato accreditato a parte l’AOUI di Verona. In Italia risultano attive una settantina di Syncope Unit (5 in Veneto) ma, in base alle raccomandazioni della Società Europea di Cardiologia, il loro numero appare ancora ampiamente sottodimensionato. Sebbene i flussi epidemiologici della sincope non siano ancora direttamente sotto osservazione da parte del Programma Nazionale Esiti lo sono indirettamente con altri indicatori dello stesso Programma (es. indicatore 237, ospedalizzazione per frattura del collo del femore in pazienti anziani) e con indicatori del Network Regioni relativi a tassi di ospedalizzazione, a ricoveri ripetuti entro 30 giorni, a prestazioni ambulatoriali, all’esecuzione di risonanze magnetiche ed ecocolordoppler dei tronchi sovraortici”.
Nella nota si illustrano, infine, i vantaggi, “ratificati da studi internazionali”, che derivano dall’attivazione della Syncope Unit:
• riduzione delle diagnosi inappropriate dell’eziologia della sincope
• riduzione media delle ospedalizzazioni per sincope del 56% e dei giorni di degenza del 54% quando il percorso diagnostico-terapeutico indicato dalla Syncope Unit viene condiviso con i Colleghi dell’UOC di Emergenza Urgenza (Pronto Soccorso, Punti Medici, Unità di Osservazione Breve Intensiva).
• riduzione dei costi della sincope: la stima dei costi medi per ricovero correlato alla sincope negli USA nel 2004 era di 5.400 dollari, con un costo annuale complessivo di 2,4 miliardi di dollari, molto vicino al costo del trattamento dei pazienti con asma (2,8 miliardi di dollari) o affetti da HIV (2,2 miliardi di dollari). In Italia, nel 2006, il costo medio per ricovero è stato di 2.785 euro, i ¾ dei quali erano costi correlati alla sola degenza; nei pazienti ambulatoriali i costi risultano parimenti elevati a causa del grande numero di test non conclusivi a cui sono sottoposti i pazienti (mediamente 13 contro i 3 esami per quelli in carico alla Syncope Unit) prima della pianificazione di impianto di un loop recorder, che rappresenta il gold standard diagnostico in numerose situazioni. Peraltro, negli studi italiani è stata dimostrata una riduzione significativa dei costi (del 19% per la formulazione della diagnosi in regime di ricovero e del 29% in regime ambulatoriale) quando viene utilizzato il modello organizzativo della Syncope Unit (Brignole M, Europace 2006; 8: 644-50).