La Rete oncologica deve essere il ponte per la continuità assistenziale tra ospedale e territorio, un modello organizzativo, che preveda l'approccio multi-disciplinare con l'integrazione delle differenti specialità in un “team tumore specifico” per la gestione clinica dei pazienti, con la condivisione dei percorsi di cura e la garanzia dell'equità di accesso alle cure e la precoce presa in carico.
A ridisegnarla e aggiornala è lo schema di accordo Stato-Regioni sul documento "Revisione delle Linee di indirizzo organizzative e delle raccomandazioni per la Rete Oncologica che integra l'attività ospedaliera per acuti e post acuti con l'attività territoriale", che approda alla Conferenza dei giovedì 17 aprile.
I suoi obiettivi sono:
- garantire equità di accesso alle cure e precoce presa in carico;
- essere basato sul quadro epidemiologico, sull’analisi dei fabbisogni e sui bacini di utenza;
- comprendere la precisa descrizione dei nodi e delle componenti della Rete;
- essere coerente con gli standard nazionali dell’accreditamento e con gli standard ospedalieri;
- supportare il paziente gestendo e risolvendo eventuali problematiche di tipo burocratico (attese ingiustificate per la prenotazione di esami e visite, effettuazione di procedure diagnostico-terapeutiche, ritiro referti etc.) al fine di ridurne il disagio, dandogli la possibilità di potersi concentrare e dedicare esclusivamente alle cure cui sarà sottoposto.
Per rendere operative le indicazioni e le raccomandazioni che permettano il collegamento sistematico tra il livello programmatorio regionale, quello organizzativo dei nodi e tra le aziende sanitarie è necessario rendere disponibile, su scala nazionale, di definizioni, modalità e sistemi di valutazione comuni, con strumenti di verifica sistematicamente applicati e confrontabili.
L'accessibilità a strumenti di prevenzione e cure di qualità, per tutti i pazienti residenti in una certa area geografica, è fondamentale sia per garantire la qualità della vita ed il prolungamento della sopravvivenza dei pazienti oncologici, sia quale strumento di governance della mobilità sanitaria. A garanzia di questo è necessaria un'adeguata integrazione tra le diverse attività sanitarie e socio-sanitarie, l'effettivo coinvolgimento dei servizi ospedalieri, territoriali, dei MMG, dei PLS, degli specialisti ambulatoriali e della Rete delle Cure Palliative.
I presupposti gestionali nella costituzione della Rete Oncologica prevedono due componenti principali:
- l’approccio multidisciplinare/multiprofessionale con integrazione delle differenti specialità (chirurgia, oncologia, radiologia, radioterapia oncologica, cure palliative, scienze infermieri- stiche, psico–oncologia) in un team tumore specifico per la gestione clinica dei pazienti.
- l’accessibilità a strumenti di prevenzione e cure di qualità per tutti i pazienti residenti in una certa area geografica, che comporta la necessità di una adeguata integrazione funzionale.
L’approccio multidisciplinare/multiprofessionale può essere declinato in base alla distribuzione sul territorio regionale, in un insieme di soluzioni organizzative in base a quattro principali modelli organizzativi fondamentali:
1. Comprehensive Cancer Center (CCC);
2. Hub and Spoke (H&S);
3. Cancer Care Network (CCN);
4. Comprehensive Cancer Care Network (CCCN).
Gli obiettivi da raggiungere sono:
- adottare in modo condiviso linee guida, strategie di prevenzione e PDTA che siano obbligatori per i professionisti di tutte le varie strutture;
- promuovere l’introduzione e l’uso ottimale e appropriato di tecnologie avanzate, purché pienamente impiegate e di efficacia provata;
- identificare all’interno della rete le strutture più idonee a trattare in via esclusiva o prevalente tutti quei tumori, anche rari e complessi, per i quali sia documentata la correlazione tra l’alto numero di casi trattati e l’alta qualità degli esiti e della sicurezza delle cure;
- selezionare, all’interno del network, le strutture di riferimento cui delegare in via esclusiva o prevalente la gestione dei farmaci e delle procedure ad alto investimento e ad alto costo di gestione;
- uniformare l’equità di accesso alla prevenzione, diagnosi e cura e al sostegno assistenziale: l’organizzazione in rete con PDTA garantisce una minore diseguaglianza nell’accesso alle cure, in particolare per quanto riguarda l’accessibilità a prestazioni di alta complessità;
- promuovere l’attuazione e l’obbligatorietà di soluzioni tecnico – logistiche comuni volte a sfruttare economie di scala, evitando duplicazioni di servizi e di apparecchiature;
- adottare in modo sistematico soluzioni di telemedicina, per garantire al paziente la più adeguata permanenza al proprio domicilio e la contestuale tenuta in carico a distanza da parte del prestatore di cure;
- facilitare la ricerca.
Una possibilità per favorire il processo che renda omogeneo in tutto il Paese il modello organizzativo delle ROR con definizioni uniformi, procedure, metodi e strumenti di valutazione, è quella degli accordi interregionali, con l’obiettivo di avere un sistema nazionale di Reti Oncologiche regionali operanti in modo coerente e secondo disposizioni e orientamenti condivisi.
Un modello organizzativo di “rete delle reti”, anche avviato in via sperimentale, potrebbe consentire secondo l’Accordo Stato Regioni di valutarne l’impatto con riferimento ai vantaggi sopra accennati, anche per ampliare gli ambiti di ricerca e sviluppo di temi più manageriali ed organizzativi.
Anche il Piano di rete oncologica ha precisi obiettivi:
- facilitazione, tempestività ed equità della presa in carico del paziente da parte della rete;
- condivisione da parte dei professionisti dei PDTA, che devono avere l'autorevolezza di essere obbligatori e modificare concretamente i comportamenti clinici;
- identificazione, con criteri chiari e trasparenti, delle strutture più adatte al trattamento dei diversi tipi di tumore e monitoraggio della qualità delle loro prestazioni con indicatori specifici;
- individuazione delle tecnologie dimostratesi innovative e loro distribuzione ottimale, capitalizzando al meglio il loro utilizzo e attuando una logistica che consenta economie di scala;
- proporre l’allocazione delle risorse in modo selettivo per potenziare i centri di riferimento che devono veder rafforzati i loro team con personale dotato della dovuta preparazione professionale, promuovendo anche la mobilità dei professionisti per migliorarne la formazione e veder garantita la dotazione dei necessari servizi qualificanti;
- integrazione tra i servizi territoriali, i MMG ed i PLS in programmi comuni di intervento nell'ambito della prevenzione primaria, degli screening, della diagnosi tempestiva, delle cure primarie, dell'assistenza domiciliare, della gestione concordata del follow-up e delle cure palliative;
- promozione della ricerca clinica e organizzativa per facilitare la partecipazione dei Centri della Rete, favorendo l'attività dei gruppi cooperativi di ricerca, semplificando procedure amministrative e prevedendo la raccolta dei dati delle sperimentazioni;
- informazione a tutti i cittadini con campagne di comunicazione sulle opportunità offerte dalla organizzazione a rete, nonché sui livelli di qualità e sicurezza previsti, della possibilità di scelte consapevoli basate anche su una equilibrata esposizione dei dati di esito in grado di rendere valutabile la performance delle strutture della Rete, nonché con la carta dei servizi di Rete Oncologica;
- promozione e sostegno all’informatizzazione in modo da consentire a tutte le strutture della Rete di accedere agli elementi informativi indispensabili per ricostruire la storia clinica di ciascun paziente oncologico e di assicurare una gestione unitaria delle prenotazioni delle prestazioni che caratterizzano il percorso di cura. Tale diario clinico informatizzato che è parte del fascicolo sanitario elettronico personale, deve poter essere implementato ad ogni accesso in rete. Gli stessi dati devono alimentare anche i registri tumori;
- incentivazione della collaborazione tra le Aziende Sanitarie con un giusto equilibrio tra sinergia e competizione operativa tra le stesse, con la possibilità di sperimentare meccanismi di valorizzazione economica per percorsi di cura anziché di singole prestazioni e con nuove forme di rapporti strutturati tra le Aziende che prevedano dipartimenti interaziendali, team interdisciplinari di cura costituiti da specialisti provenienti da diverse aziende, per aumentare la qualità delle prestazioni fornite;
- valorizzazione delle professionalità presenti, diffondere conoscenza e capacità tecniche, con la possibilità di operare presso diverse aziende da parte di team di elevata specializzazione.
A gestire le reti sarà un team “multidisciplinare/multiprofessionale” che determina l'integrazione e l'interrelazione tra le varie professionalità e riunisce medici, infermieri e altri operatori sanitari che, dopo una valutazione complessiva del paziente, stabiliscono insieme il percorso di diagnosi e cura più appropriato, ispirandosi a protocolli di riferimento discussi e approvati dal gruppo, o ricorrendo collegialmente a trattamenti sperimentali dopo l'approvazione del comitato etico.
Mentre gli studi clinici servono principalmente per definire l’efficacia e la sicurezza dei trattamenti testati, la cura dell’individuo richiede una discussione sul protocollo adeguato di trattamento a partire dagli studi clinici, ma anche dall’esperienza empirica dei vari specialisti. Questa integrazione di informazioni è la base della discussione multidisciplinare/multiprofessionale.
Il team “multidisciplinare/multiprofessionale” garantisce un approccio sistematico Ile sistematizzato dell’atto assistenziale, aumentando la tempestività degli interventi e migliorandone il coordinamento.
Per integrare ospedale e territorio la modalità pratica più comune può essere considerata quella di dipartimenti interaziendali di oncologia tra un’azienda sanitaria territoriale e quella ospedaliera di riferimento, ma l’integrazione può essere allargata ad una dimensione regionale del dipartimento.
Modalità organizzative alternative ma ovviamente incluse in un sistema dipartimentale, sono date dalla costituzione di gruppi oncologici multidisciplinari a dimensione interaziendale ed anche regionale per i tumori più rari, che rendono praticamente obbligata l’integrazione funzionale delle varie competenze professionali. In questo ambito, la collaborazione con la Reti Locali di Cure Palliative, oltre a permettere una precoce interazione con le modalità delle cosiddette “cure palliative simultanee” e la possibilità di migliorare sostanzialmente l’assistenza ai malati in fase avanzata e/o terminale, renderebbe possibile la conduzione di studi clinici, epidemiologici e di risultato in un settore così importante e finora poco esplorato dalle ricerche “profit”.
L’adozione di PDTA comuni, nell’ambito della Rete Regionale, rappresenta lo strumento che consente di creare collegamenti funzionali tra gli operatori e tra i nodi della rete (luoghi di cura) garantendo continuità nell’assistenza sulla base dei bisogni.
Uno dei principali obiettivi della Rete Oncologica regionale è, oltre a garantire l’appropriata presa in carico della patologia tumorale in maniera omogenea, assicurare la continuità delle cure tra i diversi professionisti intra ed extra-ospedalieri, coordinandosi con i Distretti e coinvolgendo le Reti locali di Cure Palliative, attraverso strumenti come il lavoro in team, l’elaborazione ed im- plementazione di PDTA condivisi con i diversi attori che prendono parte alla presa in carico.
Il documento esamina anche il problema delle liste d’attesa, dei migranti, della terapia del dolore e delle cure palliative, e per quanto riguarda i professionisti convolti, le funzioni di meìMmg, pediatri di libera scelta, specilisti ambiìulatorialòi e infermieri.
Un capitolo è dedicato ai farmcai e uno ai processi sociali e ai caregiver, fino all’istituzione delle funzioni di coordinamento, monitoraggio e valutazione delle reti oncologiche.
Entro 90 giorni dalla stipula dell’Accordo sarà viene istituito presso il ministero della Salute il Coordinamento generale delle Reti oncologiche e, presso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), l'Osservatorio per il monitoraggio delle reti oncologiche, per assicurare l'omogeneità di funzionamento e il loro periodico aggiornamento.