"Nei giorni scorsi aveva suscitato grande scalpore il fatto che i servizi di Neuropsichiatria infantile della
Asl di Bolzano, utilizzando un questionario di origine americana, la Child Behaviour Checklist (CBCL), tra le domande
facessero riferimento alla razza dell’intervistato. Sulla questione era intervenuto immediatamente il direttore generale della Asl scusandosi per l’involontario incidente provocato da una traduzione letterale che aveva urtato la sensibilità di alcuni insegnanti". È quanto si legge in una nota della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia).
"La versione italiana era stata tradotta e validata per la popolazione italiana dal gruppo di ricerca dell’
Irccs Eugenio Medea nel 2001 - spiega la nota -, in accordo e con l'approvazione dell’autore, il professor
Thomas M. Achembach dell’Università del Vermont, utilizzando la metodologia scientifica in uso per la traduzione e validazione di strumenti clinici e diagnostici di tipo psicologico".
“Vista la mutata sensibilità sociale sviluppatasi in Italia e in Europa negli ultimi anni attorno ad alcune terminologie, pur correttamente tradotte dalla lingua inglese, i ricercatori italiani dell’Ircss Eugenio Medea hanno immediatamente contattato i colleghi dell’Università del Vermont per poter modificare la traduzione dall’inglese. Con il professor Achenbach sono così state definite e concordate le modifiche possibili mantenendo inalterata la validità internazionale del questionario, che è requisito irrinunciabile per poterlo utilizzare.
La Child Behaviour Checklist (CBCL) è un questionario clinico, molto utile e utilizzato per i percorsi diagnostici nei disturbi neuropsichici e psicologici dell’età evolutiva e non solo: è universalmente adottato per studi epidemiologici di popolazione e clinici ed è lo strumento tecnico maggiormente utilizzato nelle pubblicazioni del settore sulle maggiori riviste scientifiche internazionali.
E’ uno strumento importante per la valutazione dei comportamenti del minore - prosegue la nota -, ed è lo strumento più diffuso e utilizzato a livello mondiale nel campo della psicologia dello sviluppo, comprese diverse università italiane e nella pratica clinica della maggior parte dei servizi di Npia e dei centri di riabilitazione per l’età evolutiva. E’ particolarmente utile proprio per rendere più appropriato il percorso di valutazione dei minori migranti, perché essendo tradotto e adattato in moltissime lingue e culture, è possibile utilizzarlo in modo flessibile ed evitare il rischio di scambiare per disturbo la variabilità tra le culture.
Al riguardo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza sottolinea come la pratica quotidiana di gran parte dei servizi di Npia sia stata da tempo modificata in un’ottica transculturale, introducendo inoltre altre modalità che consentano di valutare gli elementi significativi per un bambino migrante, senza riferimenti diretti alla razza, ovvero la sua cultura di riferimento, la sua lingua madre, la lingua prevalentemente parlata in famiglia e la sua storia migratoria.
Al di là del clamore mediatico - conclude la nota -, la specifica competenza e sensibilità italiana può essere utile a tutto il mondo per trovare una corretta composizione tra le ineludibili necessità scientifiche e una più evoluta sensibilità sociale su temi eticamente sensibili".