“Fu il Governo Berlusconi a fissare il limite dei 500 parti sotto il quale si sarebbero dovuti chiudere i punti nascita. Noi siamo pronti a sederci attorno a un tavolo a valutare se il Governo vuole modificare i parametri e a fare tutti gli atti conseguenti. Ci sono loro ora al Governo e hanno facoltà di rivedere le decisioni assunte. Ma in 6 mesi non siamo mai stati contattati. Abbiamo quindi deciso di chiedere noi un incontro per fare una riflessione sulla questione”. Lo ha annunciato il presidente della Regione Emilia Romagna,
Stefano Bonaccini, intervenendo a margine di un evento per il 40 anni del Ssn.
Le dichiarazioni di Bonaccini non hanno però convinto Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli, capogruppo e consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle in Emilia Romagna. “Evidentemente l’avvicinarsi della campagna elettorale deve fare miracoli se il presidente Bonaccini, dopo non aver alzato mai un dito per salvare i punti nascita chiusi in questi anni e anzi difendendo in ogni sede quella scelta scellerata, oggi si dice disponibile a parlare di una loro riapertura. Per evitare che questo non sia l’ennesimo bluff del presidente lo invitiamo, assieme al suo partito, a votare le nostre risoluzioni che da tempo prevedono nuove richieste di deroga da parte della regione per riapertura dei punti nascita di Castelnovo ne’ Monti, Pavullo, Borgo Val di Taro e Porretta Terme”, affermano Piccinini e Sensoli.
“Ci chiediamo come mai l’apertura di Bonaccini sia arrivata solo oggi dopo che il MoVimento 5 Stelle è da anni che in Assemblea Legislativa ha prima battagliato contro la loro chiusura e poi presentato diversi atti per chiedere la riapertura dei punti nascita – aggiungono Piccinini e Sensoli – Evidentemente l’avvicinarsi della campagna elettorale e con il Pd sempre più allo sfascio lo hanno spinto a cercare di recuperare quella credibilità persa da tempo. Nel frattempo però, mentre lui attendeva di essere convertito sulla via di Damasco, le neo mamme di Castelnovo, Porretta Terme, Borgo Val di Taro e Pavullo si sono viste sottrarre un servizio sanitario fondamentale in base a un presunto principio di sicurezza che continua però a non verificarsi. Ne è la dimostrazione il caso che abbiamo segnalato qualche settimana fa della donna costretta a partorire sul ciglio della strada Porrettana nei pressi di Gaggio Montano mentre l’ambulanza la stava trasportando all’ospedale Maggiore di Bologna”.
“Ecco perché – concludono Piccinini e Sensoli – Bonaccini la smetta di speculare elettoralmente su questo tema e si impegni realmente a fare ciò che è nelle sue competenze per riaprire quei punti nascita chiusi anche a causa delle incomplete o sbagliate richieste di deroga presentate dalla regione al Comitato nazionale percorso nascite”.