“Ma quale guerra alla libera professione. Non è un segreto che ritengo un errore la possibilità per i medici del Ssn di fare il doppio lavoro nel pubblico e nel privato ma qui in Toscana non abbiamo nessuna intenzione di andare contro le norme nazionali. Le rispettiamo. Vogliamo semplicemente razionalizzare l’attività libero professionale in modo tale da renderla coerente con la mission della sanità pubblica”.
Ci risponde così, in questa intervista esclusiva, il presidente della Toscana
Enrico Rossi dopo le critiche piovute da alcuni sindacati medici (
Anaao e
Cimo in particolare) a seguito dell’anticipazione sui quotidiani locali dell’intenzione della Regione di mettere mano all’intramoenia e all’extramoenia.
Una possibile nuova riforma che segue quelle messe a punto a maggio con l’acquisto di prestazioni in intramoenia per ridurre le liste d’attesa in
chirurgia, e a giugno con l’acquisto di prestazioni intramoenia per abbattere le liste d’attesa
ambulatoriali.
Del resto è indubbio che Enrico Rossi non sia nuovo ad attacchi alla libera professione dei medici del Ssn (
tutti ricordano la sua proposta lanciata nel marzo 2016 per rivedere la norma nazionale) ma in questa intervista una cosa ha voluto chiarire con forza: “Gli interventi che abbiamo in mente si inseriscono negli spazi di trattativa permessa a livello regionale all’interno della cornice nazionale. E non vorrei che fosse diversamente, perché sono contrario a sistemi di autonomia spinta: non devono esistere 20 contratti diversi e non devono esistere 20 sanità diverse. Il servizio sanitario è nazionale ed è unico, e deve garantire a tutti i cittadini l’accesso al sistema e uguali diritti alle prestazioni essenziali”.
Presidente Rossi, prima la chirurgia, poi le prestazioni ambulatoriali e ora una legge per comprare alcune ore di attività privata dei medici. C’è chi dice che Rossi odia l’intramoenia, ma poi la usa perché gli fa comodo per abbattere le liste d’attesa. Che ne pensa?
Mi piace così tanto che sto pensando a una legge per ridurla della metà… Al di là delle convinzioni personali, comunque, io ho il compito di amministrare una regione e di garantire ai cittadini l’accesso alle prestazioni. Questa legge nasce per questo e non vuole in alcun modo penalizzare i medici, che saranno pagati per offrire il loro tempo all’attività istituzionale.
Questa legge è la conferma, anzi, l’evoluzione di quanto abbiamo avviato a maggio e giugno con la chirurgia e le prestazioni ambulatoriali. Vogliamo potenziare l’attività dentro al sistema pubblico.
Quali condizioni vorreste proporre ai medici?
La normativa prevede che il medico dipendente del Ssn in rapporto di esclusività possa dedicare 10 ore settimanali alla libera professione oltre l’orario di lavoro istituzionale. La Regione Toscana intende acquistare almeno metà di questo tempo, cioè 5 ore, per utilizzarlo come attività aggiuntiva del medico ed evitare che i cittadini debbano sborsare cifre consistenti per una prestazione privata. Questo permetterà di ridurre le liste d’attesa e di ottenere un consistente numero di prestazioni a servizio di tutti. Tenga conto che in Toscana i cittadini spendono ogni anno circa 100 milioni di euro in visite specialistiche private, che rappresentano il 10-12% dell'attività complessiva. Vogliamo fare in modo che questa cifra si riduca e che si riducano le liste d’attesa.
Quindi attività istituzionale aggiuntiva retribuita come?
Il come sarà deciso attraverso un accordo che dovremmo raggiungere con i sindacati di categoria. Immagino per prestazione oraria. I medici, in ogni caso, non ci rimetteranno nulla.
Ovviamente monitoreremo bene l’attività per evitare che ci sia un travaso dell’attività ordinaria sull’attività aggiuntiva.
Vorremmo, poi, trovare anche un accordo per l’extramoenia.
Cioè?
L’extramoenia è un elemento di distorsione all’interno del sistema. Non si possono servire due padroni, per usare un modo di dire. Per questo in Toscana abbiamo già da tempo introdotto il divieto di nominare direttore di Unità operativa e di Dipartimento qualcuno che abbia scelto il rapporto di non esclusività con il Ssr. Ora vogliamo fare un ulteriore passo avanti e cercare di eliminare l’extramoenia attraverso un accordo che incentivi i medici ad avere un rapporto di esclusività con il Ssn. Ovviamente dando un congruo lasso di tempo per la scelta a coloro che attualmente la praticano e che hanno investito in immobili e strumentazioni. Sappiamo bene che non si può chiudere un’attività dall’oggi al domani e non è nostra intenzione mettere fretta e penalizzare nessuno, ma intendiamo arrivare ad avere tutti i contratti con i medici in regime di esclusività.
In definitiva, la Regione intende governare la libera professione dei medici?
Intendiamo festeggiare i 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale rafforzando il sentimento di appartenenza dei medici al sistema. Un sistema in cui vincono tutti, Regione, cittadini e medici.
E i medici che ne dicono?
C’è stato un primo confronto in cui abbiamo solo accennato all’idea. Non abbiamo registrato un atteggiamento di chiusura da parte dei sindacati, ovviamente, però, il confronto dovrà andare avanti. Ci sono tanti dettagli da approfondire, ma penso che saremo in grado di raggiungere tutti il risultato.
E sarà possibile farlo senza uscire dalle regole dettate dal contratto nazionale?
Certo che sì. Gli interventi che abbiamo in mente si inseriscono negli spazi di trattativa permessa a livello regionale all’interno della cornice nazionale. E non vorrei che fosse diversamente, perché sono contrario a sistemi di autonomia spinta: non devono esistere 20 contratti diversi e non devono esistere 20 sanità diverse. Il servizio sanitario è nazionale ed è unico, e deve garantire a tutti i cittadini l’accesso al sistema e uguali diritti alle prestazioni essenziali. All’interno di un modello unico, però, possono esserci alcune variazioni. Variazioni che, per la verità, in molti casi esistevano già prima della riforma del Titolo V.
L’autonomia, però, non deve diventare qualcosa che permetta alle Regioni più ricche e con i servizi sanitari più efficienti di andare per la propria strada.
Per quanto riguarda la Toscana, abbiamo chiesto che ci venga permesso di fare assunzioni in caso di pareggio di bilancio, ma non abbiamo intenzione di trattenere risorse, né di andarcene per conto nostro in materia di contratti o farmaci. La Toscana fa parte del sistema sanitario nazionale ed intende restarci.
Lucia Conti