“L’uso strategico dell’innovazione tecnologica nei processi clinici e gestionali, orientati alla continuità delle cure e alla centralità del paziente, sono determinanti per la diffusione di modelli innovativi nella gestione della salute. La collaborazione tra gli operatori e la governance integrata dei servizi sanitari e sociali è decisiva per la trasformazione del Servizio sanitario nazionale in chiave ‘digital first’”. Così,
Angelo Lino Del Favero, Presidente Federsanità Anci, ha descritto il tema al centro del workshop “
Guidare l’innovazione”, organizzato dalla stessa Associazione oggi a Roma.
La medicina personalizzata e la ricerca clinica rappresentano, oggi, il nuovo paradigma su cui vengono costruiti i processi di prevenzione, di cura e di assistenza sul territorio. L’iniziativa nasce per aprire un dialogo e affrontare i temi della innovazione in sanità nei vari settori in cui si articola la tutela della salute pubblica, evidenziando la funzione degli amministratori locali nel processo di articolazione dei servizi sanitari a livello delle comunità locali.
I lavori della mattinata, incentrati sul tema “La medicina personalizzata nella media e alta complessità”, sono stati aperti dalla relazione di
Claudio Clini, Direttore scientifico del Nis, Network innovazione in sanità, che ha sottolineato come “ i mutamenti avvenuti nelle popolazioni, nella stessa struttura sociale e nella medicina, in particolare come conseguenza della ricerca scientifica, ci pongono di fronte a problemi inediti e ci presentano uno scenario del tutto diverso rispetto a quello in cui, ad esempio, fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale”.
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La codifica del genoma umano – ha aggiunto Clini - e la velocità con cui si sta procedendo alla identificazione dei luoghi delle fragilità geniche, di cui ognuno di noi può essere portatore, è davvero un punto di svolta, che implica problemi complessi, non solo etici, anche connessi al tema della gestione delle risorse e alla garanzia della tutela della salute pubblica”.
Formazione e forme nuove di organizzazione, oltre che iniziative di coinvolgimento generale, costituiscono i principali strumenti, insieme al ruolo importante della tecnologia, per identificare i mutamenti e curarne l’evoluzione. In questo ambito anche i nuovi modelli organizzativi costituiscono fattori determinanti e devono essere in grado di coinvolgere il cittadino malato nel processo assistenziale che non può, ovviamente, che tendere il più possibile al riconoscimento della persona, attraverso la sua identificazione, il rispetto delle sue esigenze, l’individualizzazione delle pratiche e delle forme di accoglienza e di gestione.
“L’obiettivo di Federsanità Anci è quello di
mettere a confronto le diverse esperienze e sensibilità, con l'occhio rivolto principalmente al ruolo dei Comuni – ha spiegato
Lucio Alessio D’Ubaldo, Segretario Generale di Federsanità Anci – Personalizzare le cure vuol dire aggredire, da un lato, il nodo dell'efficienza degli ospedali, dall'altro estendere e rafforzare la rete dell'integrazione socio-sanitaria. Pertanto, se l'orizzonte è questo, ai sindaci spetta di farsi promotori di una nuova idea di comunità solidale, anzitutto sul piano dell'assistenza e della gestione della cronicità. Non possono essere le Regioni, da sole, a definire e gestire il patto della salute sul territorio”.
I lavori sono proseguiti con
una sessione pomeridiana dedicata al tema “Territorio e salute”, con la presentazione dei dati economici organizzativi dei Comuni sul socio sanitario. Si tratta di una prima analisi condotta da Ifel e Federsanità Anci sulla spesa degli enti locali. L’obiettivo è avviare un’analisi comparativa della legislazione regionale in materia sanitaria, socio-sanitaria e sociale, attivare una valutazione dell’aspetto organizzativo/finanziario, individuare territori “spia” che aiutino a comprendere in che modo è gestita la “presa in carico”, definire il rapporto tra domanda (bisogni di salute espressi dalla popolazione) e offerta reale di servizi, in particolare offerta di assistenza ospedaliera e assistenza territoriale anche in termini di costi.
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Gestione delle cronicità e sostenibilità: sono le due linee guida su cui deve cambiare la sanità italiana. L’obiettivo – ha concluso il Presidente Del Favero – è rispondere ai nuovi bisogni di assistenza di una popolazione sempre più anziana e affetta dalle multi-patologie. Ovviamente, ciò presuppone una rivisitazione dei modelli socio-assistenziali e una necessaria continuità tra l’ospedale e il territorio”.