“Non gli basta tenere i dipendenti – si legge nella nota di Cgil, Cisl e Uil - al di sotto degli organici stabiliti dalla Regione. Non gli basta avere, contro ogni normativa, circa il 60% di lavoratori precari. Non gli basta non applicare il Contratto di Lavoro mantenendo le retribuzioni congelate al 31/12/2004. Ora, per avere la possibilità di incrementare i propri ricavi, in un periodo di terribile crisi finanziaria collegata ad un duro piano di rientro, terrorizza i lavoratori e minaccia di licenziarne 257; e ciò subito dopo aver conseguito un vantaggiosissimo accordo con la Regione che inibiva anche un solo licenziamento”. “Ferma condanna alla decisione del Gruppo San Raffaele di procedere alla mobilità collettiva per 1.431 dipendenti in ragione della chiusura di tutte le attività d'impresa. Tutto questo a fronte di un accordo regionale e di un decreto commissariale- spiega il segretario romano dell’Ugl Antonio Cuozzo - attraverso il quale si parlava di riconversione e messa in sicurezza delle strutture sanitarie facenti parte del gruppo (ad eccezione di quella di Velletri non inserita nel patto) e, soprattutto, di salvaguardia degli attuali livelli occupazionali".
"Come al solito, a pagarne le spese sono e saranno sempre i lavoratori che potranno essere licenziati dall'oggi al domani. Come organizzazione sindacale non abbasseremo mai la guardia e faremo il possibile per tutelare i posti di lavoro. Il nostro auspicio è che - conclude il sindacalista - intervenga tempestivamente la Regione Lazio, visto che il mancato accordo di oggi abbatte i presupposti sia dell'accordo tra gruppo e Regione, sia del decreto commissariale. Non dimentichiamo che il numero dei lavoratori coinvolti nella spinosa vicenda è elevato e dal loro futuro occupazionale dipende l'assistenza e la cura dei pazienti".