Sono in atto in tutte le aziende sanitarie le procedure concorsuali per ripopolare di camici bianchi le corsie di Asl e ospedali dopo dieci anni di tagli e la perdita di circa 15 mila unità. Particolari difficoltà a reclutare figure specialistiche si registrano in alcune aree cliniche meno fornite dalle scuole di specializzazione (segnatamente Radiologia e Anestesiologia), ma anche nelle aree tecniche della Radiologia (Tsrm), così come vanno adeguate le piante organiche per gli uffici tecnici (ingegneri clinici) cui deputare la gestione delle tecnologie. In totale dovranno essere 4.951 le nuove unità di personale da immettere in servizio nel sistema sanitario campano entro il 2018, di cui 1.412 per l’Ospedale del Mare. Con il Decreto del Commissario ad acta n.6 dell’11 febbraio del 2016, è poi intervenuta l’autorizzazione ad avviare il reclutamento di personale in misura del 70 % del personale cessato nel 2015 che sale al 100% nel 2016.
Dopo Napoli c’è Salerno: “Prevediamo l’assunzione a tempo indeterminato – dice il direttore generale della Asl di Salerno
Antonio Giordano - di 91 medici appartenenti ad 11 diverse specialità ed il trasferimento, per mobilità, di ulteriori 23 sanitari”. Le figure professionali messe a concorso riguardano 13 posti di dirigente medico di Anestesia e Rianimazione, 10 posti di dirigente medico di Cardiologia, 2 per specialisti in Malattie infettive, 21 posti per dirigente in Medicina e chirurgia d’Accettazione e Urgenza, 2 in Medicina generale, 9 in Ortopedia e traumatologia, altrettanti in Pediatria, altri 2 in Patologia clinica, 21 in Radiodiagnostica, 2 in Urologia e 1 posto di dirigente medico veterinario. Come detto a seguito degli avvisi di mobilità regionale ed extra regionale si sta procedendo ad acquisire la disponibilità di medici in servizio presso altre Aziende sanitarie per altri 23 medici.
L’altro fronte su cui intervenire è il 118, che in Campania viaggia con mezzi obsoleti e personale sottodimensionato rispetto a quanto programmato: allo stato dei 1.229 medici previsti dalle originarie piante organiche, definite nel 2009 e già rimaneggiate dal Piano di rientro, ne sono in servizio solo 1.016 di cui soltanto 317 dipendenti. Gli altri camici bianchi sono in parte convenzionati con contratto a tempo indefinito e in parte professionisti convenzionati a tempo determinato cui si aggiungono i sostituti annuali e i precari con contratti rinnovati a tre mesi. Per non parlare delle Onlus e del lavoro interinale. Ciò crea disagi nei turni di lavoro, caos nella filiera delle responsabilità, disorganizzazione per pianificare assenze per malattie ferie e permessi, disomogeneità negli standard. Sullo sfondo restano le reti tempo-dipendenti (Ictus, infarto e trauma) che, tranne le sperimentazioni in corso a Napoli e nel salernitano, non sono ancora pienamente attive.
Nella sola Asl Na 1 i medici del 118 inseriti nella pianta organica definita nel 2009, dovrebbero essere 156: in realtà sono 112 di cui 61 dipendenti (idonei al servizio), 37 convenzionati (17 sostituti), 10 trasferiti e non rimpiazzati, 2 anestesisti in forze alla centrale operativa (a gestione ospedaliera) e si contano anche un pensionato e un deceduto oltre i 4 gli infermieri per turno in Centrale (Cot) addetti al triage. Ad Avellino su 122 medici programmati solo 99 sono operativi. Di questi 84 i dipendenti, 18 gli esonerati, 9 i trasferiti mentre la centrale operativa è gestita dalla Asl. A Napoli 3 sud su 182 dottori in organico sono al lavoro 109 di cui 53 dipendenti, 28 convenzionati (tutti sostituti), 6 alle dipendenze del dipartimento emergenza della Asl, 1 anestesista più 4 infermieri della centrale addetti al triage. Addirittura dimezzata la dotazione a Caserta dove su 215 medici se ne contano in servizio 110 sebbene quasi tutti (109) dipendenti con un solo convenzionato. In tutti si contano 65 esonerati, 13 operatori trasferiti e 11 defezioni per decesso o pensionamento.
Qui ci sono pure 6 medici volontari delle Onlus. Carenze si registrano anche nella dotazione della CoRe (Centrale operativa regionale) che quest’estate, in alcuni periodi, ha lavorato con soli due operatori ad alternarsi al triage telefonico. Mancanza di percorsi formativi adeguati per la gestione dello stress, carenze strutturali e strumentali, personale scarso, rassegnato e poco motivato, contesto sociale terribile, con frequenti aggressioni nel luogo dei soccorsi, frantumazione della struttura organizzativa, i principali scogli da superare.
Al pettine anche il nodo delle qualifiche degli autisti soccorritori, degli infermieri di emergenza e degli standard dei mezzi e della continuità assistenziale che sconta le carenze, drammatiche, del servizi socio-sanitari e della rete per garantire accettabili livelli di appropriatezza (i due terzi delle chiamate al 118 sono inappropriate e circa la metà riguardano richieste di assistenza di natura sociosanitaria). “Per iniziare a mettere ordine basterebbe attuare una riforma a costo zero con il passaggio del personale alla dipendenza atteso da anni in base a norme nazionali e delibere regionali già vigenti - spiega
Antonio De Falco responsabile regionale della Cimo, sindacato dei medici ospedalieri - un presupposto per integrare un servizio oggi divaricato tra Centrali operative (che dovrebbe ruotare tra call center, ambulanze e pronto soccorso), dipartimenti di emergenza ospedalieri e pronto soccorso delle Asl rispondendo a gerarchie e responsabilità diverse”. Sul tema è stata richiesta un’audizione urgente in Quinta commissione Sanità del Consiglio regionale.
Ettore Mautone