Niente più Conferenza Stato-Regioni, Stato-Città e Unificata, nasce la Conferenza della Repubblica. Sarà questa la sede di “confronto, concertazione e attuazione del principio di leale collaborazione tra lo Stato e le autonomie regionali e locali”, come si legge nelle prime righe dello schema di legge delega che ieri ha avuto l’intesa anche da parte di Regioni e Comuni.
Un’intesa non scontata, visto che il 18 febbraio, quando il Consiglio dei ministri aveva licenziato il testo, le Regioni si erano mostrate molto critiche verso questa novità. “Si tratta di un provvedimento che pone diverse criticità e che per molti aspetti prefigura un accentramento, lontano da ogni logica federalista, oltre a delineare un quadro di particolare farraginosità sul piano delle procedure” aveva commentato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, aggiungendo che l’unico aspetto condivisibile era il nome assegnato al nuovo organismo.
Il lavoro di mediazione svolto da Raffaele Fitto ha però prodotto buoni risultati e così ieri la Conferenza Unificata ha potuto registrare l’intesa sullo schema di legge delega. Le osservazioni di Regioni e Comuni saranno accolte, ma troveranno spazio soprattutto nella successiva fase, ovvero nella stesura dei molti decreti attuativi necessari a realizzare davvero la nuova Conferenza. Tra le richieste anche una presenza nella Conferenza della Repubblica dei presidenti di Anci e Upi e di almeno 7 sindaci, tra cui quello di Roma, e 14 presidenti di Provincia. “La mia posizione non è contraria alle proposte di Regioni, Province e Comuni, ma è una questione di metodo – ha spiegato il ministro Fitto – se è un disegno di legge delega non può definire il dettaglio, che sarà oggetto dei decreti legislativi, che saranno seguiti nel corso di un confronto costante e di un tavolo congiunto con Regioni, Province e Comuni”.
Ma il ministro ai Rapporti con le Regioni ha sottolineato soprattutto l’importanza del processo avviato, che adegua gli organismi istituzionali ai cambiamenti introdotti dalla riforma del Titolo V della Costituzione: “È una riforma molto importante, che avviene nell'anno della celebrazione del 150esimo dell’Unità d’Italia” e la nuova Conferenza potrà “accelerare l’iter dei provvedimenti” e garantire ai diversi livelli istituzionali “un confronto costante”.
Ecco come sarà la Conferenza della Repubblica
Lo schema di legge delega attualmente in discussione è molto sintetico e rinvia a successivi decreti attuativi che dovranno tutti essere sottoposti al parere della Conferenza Unifica, del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari competenti. L’attuale testo, dunque, indica solo principi e criteri che dovranno poi essere concretamente sviluppati.
La nuova Conferenza della Repubblica “sostituisce” le attuali Conferenza Stato Regioni, Conferenza Stato Città e Conferenza Unificata e si articola in due sezioni: “Sezione Stato Regioni” e “Sezione Stato e autonomie locali”.
La Conferenza e le due Sezioni sono presiedute dal presidente del Consiglio.
I futuri decreti dovranno disciplinare le modalità di votazione delle sedute e anche, si legge nello schema, “i casi di mancata partecipazione ovvero di astensione alla votazione alle sedute della Conferenza della Repubblica e delle Sezioni, secondo criteri di semplificazione e di celerità, stabilendo la validità della votazione sulla base dei presenti”, definire la cadenza delle riunioni, stabilire “termini perentori” per l’acquisizione dell’assenso delle autonomie regionali e locali sui provvedimenti del Governo.
I dubbi sui nuovi poteri sostitutivi
Nei decreti attuativi dovrà inoltre essere definita la tipologia degli atti adottati dalla Conferenza, e anche le modalità con le quali le Regioni dovranno adottare “atti normativi o amministrativi di recepimento delle intese (…) e degli accordi entro termini perentori”, trascorsi i quali il Governo eserciterà il potere sostitutivo, sulla base dell’articolo 120 della Costituzione. È verosimile che su questo punto, al momento della stesura dei decreti, ci sarà da discutere, anche perché il dettato costituzionale ipotizza il ricorso ai poteri sostitutivi solo “nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”.
I lavori della Conferenza saranno preparati attraverso Commissioni politiche divise per settore ed è prevista anche la creazione di gruppi di lavoro per approfondire specifiche tematiche.
I lavori della Conferenza e delle Sezioni dovranno essere resi noti alle amministrazioni locali e, attraverso una relazione annuale, al Parlamento.
La creazione della Conferenza della Repubblica, con tutte le previste articolazioni in sezioni, commissioni e gruppi di lavoro, dovrebbe anche portare alla soppressione di “comitati, organismi, commissioni e organi omologhi già istituiti all’interno delle amministrazioni” ad eccezione di quelli creati con la legge sul federalismo fiscale.