Si aprirà nel pomeriggio di oggi, e durerà tre giorni, la riunione straordinaria monografica della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome convocata dal presidente della Conferenza, Vasco Errani, per trovare un accordo sul riparto del Fondo sanitario nazionale 2011.
Sulla questione oggi è intervenuta la Cgil che, con una nota a firma della segretaria confederale Vera Lamonica e del responsabile Politiche della Salute Stefano Cecconi, fa il punto su quelli che, secondo il sindacato, sono i criteri di cui le Regioni dovrebbero tener conto nell’accordo per distribuire il finanziamento per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza ai cittadini: 104 miliardi di euro, pari al 7% del PIL, che rappresentano oltre il 70% del bilancio delle regioni. “Il riparto 2011 è particolarmente delicato anche perché sarà usato come base di partenza per il federalismo sanitario”, osservano i due sindacalisti ricordando che “nella sanità, già da tempo è stato superato il criterio della “spesa storica” e la quota del finanziamento è stata assegnata progressivamente in base alla popolazione di ogni regione, corretta, seppur parzialmente, con il “peso” dell’età degli abitanti”. “Ma certo – sottolinea la Cgil - la sola età delle popolazioni non basta a identificare il fabbisogno, bisogna considerare anche altri fattori, che risultano ad esempio dalla situazione epidemiologica e sociale”. “Bisogna procedere con gradualità, tanto più dopo i tagli decisi dal governo con le ultime manovre che hanno già messo le regioni in gravi difficoltà. Tuttavia l’obiettivo auspicabile è quello di arrivare ad un riparto che, pur considerando il fattore età decisivo, utilizzi più criteri, in grado di identificare meglio i bisogni reali. Questa scelta può aiutare ad allocare le risorse in modo più appropriato, quindi più efficiente e rispondente alle necessità dei cittadini”.
Secondo Lamonica e Cecconi, già nel 2011, sarebbe “possibile e utile” considerare almeno uno dei criteri che riconoscono particolari condizioni di fabbisogno e di svantaggio, cioè l’indice di deprivazione (di reddito, istruzione, contesto sociale, ecc).
Infine, concludono i sindacalisti, “resta sempre aperto il problema di come sostenere la riorganizzazione e la riqualificazione dei servizi, soprattutto per favorire i percorsi di convergenza delle regioni con maggiori difficoltà verso gli standard assistenziali delle regioni più virtuose. Anche di questo dovrebbe tener conto il riparto”.