Non ci sono patologie per le quali esista un’evidenza riproducibile che l’omeopatia sia efficace. È quanto si legge nelle conclusioni di un r
apporto australiano, condotto dal National Health and Medical Reseach Council, Ente nazionale per la ricerca medica, che ha effettuato una revisione di 225 studi scientifici sul tema dell’omeopatia.
Nel report australiano si legge che questa branca “non dovrebbe essere utilizzata per trattare condizioni croniche e serie (o che potrebbero diventarlo)” e che “persone che scelgono l’omeopatia potrebbero mettere a rischio la propria salute qualora rifiutino o ritardino i trattamenti per i quali ci sono prove di efficacia e sicurezza”, mentre “chi sta considerando l’utilizzo dell’omeopatia dovrebbe rivolgersi ad un professionista registrato”. Il tema ‘efficacia dell’omeopatia’ non è nuovo ed era già stato affrontato da altri gruppi di ricerca, un esempio è rappresentato dallo
studio su the Lancet nel 2005, in cui nelle interpretazioni dei risultati si legge che essi “sono compatibili con l’idea che gli effetti clinici dell’omeopatia siano effetti del placebo”.
Secondo gli autori del report australiano, “per certe condizioni di salute alcuni studi riportano che questo tipo di trattamento non è più efficace del placebo”, mentre quegli studi in cui l’omeopatia risultava avere un’efficacia maggiore rispetto al placebo “non sono riproducibili e dovrebbero essere confermati da studi ben strutturati con un ampio numero di partecipanti”. Infatti, alcuni studi che hanno per oggetto trattamenti omeopatici non sono “ben designati”, con un numero sufficiente di partecipanti, tale da produrre un risultato significativo e un’evidenza riproducibile. In un report precedente (ottobre 2013), realizzato dallo stesso Ente, si legge che le evidenze scientifiche analizzate “non sono convincenti e non riescono a dimostrare l’efficacia dell’omeopatia per il trattamento di qualsiasi condizione di salute”.
Ma la replica dei Medici Omotossicologici, sia a livello internazionale (ad esempio dall’Australian Homeopathic Association) che a livello nazionale, ad esempio da parte dell’Associazione Medica Italiana di Omotossicologia (Amiot), non tarda ad arrivare: ad esempio i medici dell’Amiot criticano i criteri di scelta dei 225 studi presi in considerazione (vedere
approfondimento).
Intanto che cos’è l’omeopatia? Si tratta di una disciplina medica sviluppata da S.F.C. Hahnemann agli inizi dell’Ottocento. Essa si basa sul principio che sostanze che possono causare malattie o problemi di salute in persone sane siano le stesse che, assunte a bassissime dosi, possono trattare i sintomi in una persona affetta da una determinata patologia. Questo principio segue la teoria del ‘simile che cura il simile', contrapposta a quella in uso allora, secondo la quale la cura si basa sui ‘contrari’, dunque di sostanze che possano combattere l’agente causale.
La medicina tradizionale condivide il principio di base dell’omeopatia, ma non lo applica in quanto, soprattutto in certi casi, le diluizioni dei trattamenti sono troppo elevate: Infatti, i trattamenti vengono effettuati a forte diluizione.
L’Australian Homeopathic Association (Aha) replica con un
comunicato in cui spiega come l’omeopatia per le sue stesse caratteristiche non si presti a revisioni sistematiche che prendono in considerazione patologie separate senza tener conto della condizione di salute complessiva dell’individuo.
L'associazione sottolinea che il gruppo Nhmrc non include “nessun omeopata formato anche se la stessa Associazione (Aha) ha suggerito un numero di persone qualificate, che non sono soltanto omeopati, ma che hanno un vasto background accademico. Questa mancanza riduce l’indagine dell’Nhmrc ad un esercizio meramente numerico sulla base dei risultati derivanti da metodologie di ricerca non adeguatamente costruite”, si legge nel comunicato. La comunicazione fa riferimento ad alcuni studi che parlano di efficacia dell’omeopatia e di abbassamento dei costi.
Viola Rita