Caro dottor Anastasio,
inizio con il contraddirla non utilizzando, come Lei pensava, un Tweet o un Post di Facebook, ma rispondendole, avendo ampia possibilità di scelta nella comunicazione, con questa mia lettera. Io credo convintamente nella Sanità Pubblica e sono pronto a dar battaglia contro alcune ipotesi che paiono avanzarsi da parte del Governo con il decreto sulle liberalizzazioni con il quale, pare, si vorrebbe fare un favore alla Sanità privata. Sarebbe veramente curioso, poiché alle Regioni, che per dirla con Renzi "hanno molto da farsi perdonare", quest'anno è stato tagliato moltissimo.
Per la Toscana il taglio è superiore ai 500 milioni ed è evidente che esso non può che colpire anche la Sanità. Non mi scandalizzo, poiché se è vero che il Pil, e quindi la ricchezza del Paese è andata indietro di 8/9 punti dal 2008 in poi, è, altresì vero che, se vogliamo mantenere i servizi, non ci sono alternative alla riorganizzazione e ristrutturazione; se non l'aumento delle tasse che nessuno vuole sia perché già troppo alte sia perché avrebbe un effetto recessivo.
In Toscana, considerati i nuovi Lea, il taglio che si prospetta alla Sanità per il 2015 non potrà essere inferiore a 250/350 milioni. Di qui la necessità di una Riforma strutturale che taglia il numero delle ASL, i doppioni dei primariati, le strutture organizzative ridondanti, le eccedenze e gli sprechi ovunque si annidino. Sarà dura ma è l'unico modo per salvare la Sanità Pubblica e mantenere in Toscana quel livello di qualità che, lo dicono i dati e le rilevazioni nazionali, ci collocano tra i primi posti in Italia.
Dunque, si dovrà ridurre il personale del comparto ma anche i tanti, a volte troppi e ingiustificati, primariati ospedalieri a favore di un'organizzazione più snella e più efficiente. Almeno in parte sarà possibile sostituire il gran numero di infermieri, che potranno andare in pensione, con un certo numero di giovani Operatori Socio Sanitari preparati, pieni di voglia di fare, e non ancora colpiti da quel fenomeno serio, come il burn out, che in sanità fiacca molte energie che tanto hanno dato, e stanno dando, al Servizio Sanitario. Analogamente, dietro ai primari pensionabili ci sono medici preparati e competenti in età già avanzata ai quali è giusto dare spazio e responsabilità affinché possano dare il meglio di sé nell'ultimo periodo della loro vita lavorativa.
Però, come lei giustamente dice, anche l'Università dovrà fare la sua parte perché il duro sforzo a cui è chiamato il Servizio Sanitario Toscano deve essere equamente distribuito. Intanto posso assicurare che il Dipint, che personalmente non mi ha mai convinto completamente, dal 2015 non potrà e non verrà certo rifinanziato. Troveremo altri sistemi per aiutare la ricerca, meno costosi e più efficaci, soprattutto tali da premiare progetti che effettivamente hanno un valore innovativo e scientifico, attraverso una valutazione trasparente e secondo modalità che, in Europa e negli Stati Uniti, si applicano normalmente per distribuire finanziamenti alla ricerca. Sono convinto - anche per aver a suo tempo deliberato un bando di ricerca per l'oncologia, strutturato insieme al prof. Luzzato, che tanti anni ha trascorso negli Stai Uniti - che pochi milioni possono sostituire, ed essere più efficaci, degli attuali finanziamenti a piè di lista.
Inoltre bisognerà tener conto con grande rigore del D.P.R 517 che regola i rapporti tra Servizio Sanitario e Università, attribuendo alla programmazione nazionale e regionale il compito di soddisfare le esigenze della didattica e ricerca, tipiche del mondo universitario. Mi chiedo allora che senso hanno tante Unità Operative a direzione universitaria quando queste non raggiungono una casistica adeguata dal punto di vista dell'assistenza sanitaria?
Oppure, mi chiedo, perché mantenere, come ad esempio il caso della cardiochirurgia pisana, una U.O a direzione universitaria quando questa si configura tra le peggiori in Italia in termini di qualità? Insomma, caro Anastasio, ce n'è per tutti; ce n'è per la politica, prima di tutto, che rischia di essere impopolare chiamando tutti ad un duro sforzo per salvare il Servizio Sanitario Pubblico Toscano ma ce n'è anche per i dipendenti del Servizio Sanitario e per l'Università. Il duro sforzo deve essere equamente distribuito e questo è il mio impegno, motivato da un'unica passione, mantenere e migliorare il Servizio Sanitario Pubblico di questa Regione a cui anche io, come Lei, abbiamo dedicato anni importanti della nostra vita. Infine, quanto alle questioni più specifiche che Lei solleva incaricherò domani stesso l'Assessore di occuparsene e di risponderLe.
Enrico Rossi
Presidente Regione Toscana