Un incontro a stretto giro di posta con il Governo per chiarire come verrà gestito il patto territoriale incentivato. Per le Regioni un passaggio dirimente su come sbrogliare la matassa dei tagli di 4 miliardi di euro imposti dalla legge di stabilità. Solo dopo questo chiarimento le Regioni potranno trovare la quadra e arrivare a una proposta condivisa prima che scatti la tagliola della scadenza al 31 gennaio imposta dalla clausola di salvaguardia che passerà la palla al Governo che deciderà dove e come utilizzare le cesoie. Una possibilità di passare la mano che le regioni non hanno intenzione di accettare, anche perché come ha sottolineato Chiamparino: “Noi siamo parte dello Stato e quindi è nostra responsabilità farci carico dei tagli anche se non condivisi”.
È stata una mattinata “bollente” quella di questa mattina in Conferenza straordinaria dei presidenti. Sul tappeto tre temi caldi che investono inevitabilmente la sanità: le iniziative da assumere sulla legge di stabilità 2015; la preparazione dell’incontro sulle riforme costituzionali con il Ministro
Maria Elena Boschi e l’informativa del Presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità sull’atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione con le farmacie.
Ma andiamo per ordine. Sulla prima, la più scottante - ossia come e dove recuperare i 4 miliardi di euro annui richiesti dalla legge di Stabilità nel quadro della riduzione della spesa pubblica e che difficilmente potrà lasciare fuori la più grande voce nei bilanci regionali, ossia la sanità - le Regioni hanno chiesto a stretto giro di posta un incontro con il Governo.
E bisogna fare in fretta anche prima della scadenza al 31 gennaio imposta dalla clausola di salvaguardia (che lo ricordiamo prevede, in caso di mancata intesa tra Governo e Regioni su come “gestire” i 4 miliardi, che a decidere sarà lo stesso Governo con tutte le ricadute negative sul Fsn che verrebbe ridotto) in quanto come ha sottolineato il presidente delle Regioni,
Sergio Chiamparino “l’avvio delle votazioni per le elezioni del Presidente della Repubblica riduce i termini al 27-28 gennaio” . Qundi bisogna decidere entro questa data altrimenti si rischi “di andare fuori tempo massimo”.
La posta in gioco è alta anche perché su piatto non ci sono solo i 4 mld previsti dalla Stabilità. A conti fatti per le regioni, si prospetta, come ha spiegato il presidente delle Regioni, una tegola di circa 5,650 mld di euro: ai 4 mld sono previsti per il 2015, vanno infatti aggiunti quelli derivanti dalle precedenti manovre di
Monti e
Letta che avevano già messo a carico delle Regioni circa 1 miliardo e mezzo di euro.
“Oggi abbiamo discusso di alcune ipotesi – ha dichiarato Sergio Chiamparino – ma tutte quelle che abbiamo formulato richiedono alcuni passaggi preliminari. Soprattutto un’ipotesi di percorso politico con l'obiettivo di arrivare ad un’intesa tra le regioni, che credo sia possibile, ma però necessita di alcuni approfondimenti. Per questo chiederemo un incontro con il premier
Renzi e con Il ministro
Padoan. La questione dirimente è quella dell’interpretazione e dell’eventuale precisazione normativa del tema del cosiddetto "patto verticale", che ha un valore pari a 1mld di euro e che può essere dirimente per decidere come formulare le proposte conseguenti”.
“Dobbiamo infatti capire come viene conteggiata la previsione del patto territoriale incentivato – ha spiegato
Stefano Caldoro, vicepresidente delle Regioni – come viene misurato. Dobbiamo capire come questo si tradurrà in un’operazione di trasferimento delle risorse dalle Regione verso Comuni ed Enti locali. Se intesa così è una questione. Ma fino a quando non avremo un chiarimento è difficile andare avanti”.
Comunque, in attesa di sciogliere questo nodo, l’intenzione è comunque quella di arrivare con
una proposta regionale condivisa. “Noi – ha detto Chiamparino – cerchiamo un’intesa sia per una ragione di convenienza, sia di principio. Riteniamo che sia meglio cercare un’intesa per convenienza in quanto è ovvio che questo ci dà la possibilità di rendere sostenibile questo percorso quello che difficilmente è sostenibile. E una questione di principio, ossia di responsabilità. Noi ci sentiamo parte dello Stato e quindi riteniamo che sia nostra responsabilità farci carico dei tagli anche se non condivisi”.
Per quanto riguarda le riforme istituzionali, l’intenzione è quella di “ripristinare alla Camera il testo sul Titolo V”. “Nell'incontro con il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi – ha detto Chiamparino – chiederemo di ripristinare alla Camera, il testo sulla modifica del titolo V uscito dal Senato. Quel testo è stato frutto di un accordo con la Conferenza delle Regioni, guidata dal mio predecessore,
Errani, e riteniamo ne vadano ripristinate le modifiche che riguardano le politiche del lavoro. Si sta cambiando il Titolo V della Costituzione e superando il bicameralismo - ha aggiunto – crediamo sia importante non perdere questo treno ad alta velocità. È il momento di affrontare il tema del ruolo delle Regioni anche mettendo in campo strumenti, che già esistono come l'art.132, di autoriforma”. L’idea dei governatori, ha spiegato Chiamparino, è di presentare una proposta di riordino dell'assetto delle Regioni: "dopo 44 anni, una revisione si impone. Io sono favorevole ad avviare un processo di aggregazione, in modo non illuministico, su compiti e materie che possano essere messe in comune”.
Infine l’ultimo tema, quello dell’atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione con le farmacie. Nelle prossime settimane dovrebbe essere varato un testo, ma non prima di aver raggiunto un accordo con ministero della Salute per apportare alcune modifiche legislative alla legge del 2009 e aprire definitivamente le porte ai nuovi servizi offerti dalla farmacie. “Siamo sostanzialmente pronti a varare l’atto di indirizzo per la convenzione delle farmacie – ha detto
Claudio Montando Presidente del Comitato di settore – ho ricevuto da parte delle Conferenza delle Regioni un mandato a un confronto con il ministero della salute per accompagnare il processo di trattativa della convenzione con le farmacie ad un percorso di modifiche legislative che sono assolutamente necessarie per renderla operativa. Dobbiamo in sostanza modificare alcuni aspetti del decreto del 2009 che ha previsto la possibilità per le farmacie di erogare i servizi per eliminare rigidità ed ostacoli che non ne hanno consentito la piena attuazione fino ad ora”.