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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Regioni e Asl

Oncologia al Sud. Migliorano i servizi, ma è ancora forte il gap con il resto del Paese

immagine 18 gennaio - È questa la fotografia sull’assistenza oncologica nel Meridione scattata dall’indagine “Oncologia a Misura di Donna” promossa da Onda e presentata oggi a Bari. Lo studio segnala disomogeneità tra Regioni e difficoltà di gestione dei percorsi integrati per la presa in carico delle pazienti. Migliorano però assistenza domiciliare e livelli di cura. 
Nascere al Sud può fare la differenza, soprattutto se sei malata di tumore. Anche se rispetto al passato i servizi oncologici sono migliorati quantitativamente e qualitativamente, le donne del meridione hanno meno possibilità di essere assistite adeguatamente rispetto a quelle del Nord. Le liste d’attesa sono ancora troppo lunghe. Solo tre strutture su dieci sono provviste di Breast unit e cure palliative. Riabilitazione oncologica e assistenza psicologica sono una chimera nella maggior parte dei Centri. Eppure le donne del Sud promuovono le cure ricevute (ben il 90%). Sono anche soddisfatte dell’informazione e delle attenzioni ricevute dal personale. Perché? Semplice: non si aspettano molto dal Ssn e si accontentano di servizi non sempre soddisfacenti.
A scattare l’istantanea dell’assistenza oncologica alle donne è il progetto triennale “Oncologia a Misura di Donna” promosso dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda). I dati del Meridione sono stati presentati oggi a Bari in occasione della seconda tappa del progetto patrocinato dall’Aiom e Goim, il Gruppo oncologico Italia Meridionale, con il sostegno di Fondazione Pfizer.
 “Questo progetto – ha spiegato Francesca Merzagora, presidente di Onda – mette a disposizione nuovi dati raccolti nel 2010. Le strutture oncologiche femminili del Meridione sono state valutate utilizzando un questionario ad hoc inviato alle direzioni sanitarie delle strutture di oncologia medica del Sud Italia individuate sulla base del più recente censimento Aiom (2004). Il questionario indagava sei macro-aree (strutture, organizzazione del lavoro, servizi disponibili, attrezzature diagnostiche e relativi tempi di attesa, informazione e partecipazione della paziente, la donna al centro della cura) per un totale di novanta domande chiuse, di cui alcune a risposta multipla. Di 114 strutture contattate, in 56 hanno risposto, con un tasso di adesione allo studio del 49%.Un risultato importante, certamente migliorabile. Questi dati sono stati attentamente organizzati ed esaminati, per poter offrire un quadro preciso”.
I risultati. Dall’indagine è emerso uno scenario con qualche luce e molte ombre. Ci sono alcune gravi carenze nella disponibilità di day hospital e trasporti e nei tempi di attesa per esami e visite. Attese che, mediamente si attestano intorno ai venti giorni, ma in alcune Regioni (Campania) raggiungono anche picchi di sessanta giorni.
Ci sono soprattutto importanti disomogeneità tra le Regioni nei tempi di attesa per indagini diagnostico-strumentali e nel numero degli accessi giornalieri per la chemioterapia.
Calabria e Sicilia detengono i primati positivi (20 giorni circa), mentre Abruzzo, Sardegna e Campania segnano i dati più negativi (oltre i 50 giorni). Per quanto riguarda il numero di accessi in day hospital per cure chemioterapiche Puglia, Basilicata e Calabria sono le Regioni più virtuose (tra i 28 e i 35 giorni), mentre arrancano Molise, Campania e Sardegna (tra i 10 e i 20 accessi in media). Ancora, manca l’attenzione ai problemi psicologici: di fronte a una diagnosi di tumore le donne confidano in un sostegno forte, considerato determinante nel 60% dei casi, ma che spesso manca.
Sono emerse inoltre difficoltà organizzative nella gestione di un percorso integrato completo per le pazienti oncologiche, con gravi carenze sul fronte delle cure palliative, della riabilitazione oncologica e nella mancanza di centri dotati di Breast unit (ne sono provviste solo 18 tra le strutture indagate, esattamente il 32.7%), e Hospice.
La presenza di un case-manager responsabile della presa in carico della paziente è insufficiente nel 72% delle strutture esaminate. Infine, la quasi totalità dei Centri non è dotata di servizi dedicati alle pazienti oncologiche (ludoteche o baby-sitting), mentre in circa il 44% si svolge l’attività di prestito libri.
Buone notizie arrivano invece dal fronte dell’assistenza domiciliare: è una realtà ben consolidata nel Sud Italia e copre l’87% del territorio indagato. Soddisfacente anche l’impegno nella gestione del rischio clinico (72.0%).
Le cause. Insomma, molte criticità legate a più concause. “Quella del Sud è una realtà molto complessa – ha sottolineato Carmelo Iacono, presidente Aiom e direttore del dipartimento oncologico Asp 7 di Ragusa – e nonostante i miglioramenti i problemi restano gravi. Una chiave di lettura della situazione assistenziale deve infatti passare attraverso la parola “responsabilità”. Una responsabilità politica, cui sono attribuibili la mancata programmazione, la perversa utilizzazione delle risorse, politiche clientelari e non meritocratiche, demagogia; una responsabilità tecnica, causa di attrezzature obsolete o nuove e sproporzionate per l’uso, personale sanitario e medico insufficiente nei nodi chiave, votato ad interessi esterni, assenza di controlli qualitativi del prodotto e delle prestazioni erogate, ripianamento dei deficit aziendali  a consuntivo; infine la responsabilità del cittadino utente che spesso utilizza malamente i servizi, intasando le liste d’attesa senza presentarsi, e dove la gratuità è intesa come diritto esclusivo e privato”. 
 
I DATI REGIONALI

Basilicata: una piccola Regione virtuosa. Iter diagnostico clinico assistenziale positivo per le pazienti oncologiche della Basilicata. I tempi di attesa per l’esecuzioni di indagini ambulatoriali sono complessivamente brevi, fatta eccezione per la risonanza magnetica che richiede un’attesa fino a quaranta giorni. Buono il numero di accessi in day hospital e l’assistenza domiciliare. Non ci sono dati sulla presenza di strutture con servizi legati alle cure palliative. Un dato positivo da sottolineare è l’alto numero di pubblicazioni in ambito oncologico che questa Regione vanta, segno dell’attenzione alla ricerca che alcune strutture possono vantare. Si registrano numerose sperimentazioni soprattutto all’interno dell’Irccs di Rionero in Vulture.
Campania: continui monitoraggi della qualità dei servizi, ma le carenze rimangono. C’è ancora molto da fare in Campania: ci sono gravi ritardi, dovuti ai tempi di attesa esorbitanti, che possono raggiungere anche più di cinquanta giorni per una mammografia e più di sessanta per una risonanza magnetica. Anche il numero di accessi in day hospital è piuttosto scarso. La presenza di strutture che offrono alle pazienti cure palliative è, anche se leggermente, sotto la media del Meridione. Note positive: l’assistenza domiciliare sembra essere abbastanza buona e c’è grande attenzione delle strutture nel monitoraggio della qualità del proprio operato. Infatti, nella metà delle strutture intervistate è presente la figura del case-manager (percentuale più alta di tutte le Regioni intervistate) e più della metà delle strutture (57%) attua politiche di misurazione delle performance per il miglioramento della qualità. Inoltre, l’82% delle strutture vanta una procedura attiva di segnalazione degli errori da parte dei professionisti sanitari, e il 54% dichiara di consegnare ai pazienti un questionario per rilevare il grado di soddisfazione del paziente sull’assistenza ricevuta.
Anche l’attenzione rivolta alla paziente come donna, negli aspetti collaterali della malattia è superiore alla media delle Regioni del Sud: il 60% delle strutture, ad esempio, dichiara la presenza di un servizio di supporto psicologico-assistenziale dedicato alle pazienti ricoverate e inoltre la metà delle strutture campane intervistate ha un servizio di supporto linguistico per le pazienti straniere; elementi, quest’ultimi, che testimoniano un impegno particolare della Regione per far sentire meno sola e isolata la paziente in un momento difficile come quello della scoperta e della cura della malattia.
Puglia: luci e ombre. Luci e ombre sull’assistenza oncologica in Puglia. I tempi di attesa si allineano a quelli delle altre Regioni del Sud, cioè intorno ai venti giorni circa per quasi tutti gli esami. Unica eccezione la mammografia, per la quale si può aspettare anche oltre cinquanta giorni. Anche i giorni di degenza media si conformano in linea con quelli delle altre Regioni del Meridione. La Puglia è molto più virtuosa invece per quanto riguarda il numero di accessi in day hospital: intorno ai venticinque al giorno contro i tredici della Campania e i venti della Sardegna.
Se le donne pugliesi possono contare sull’assistenza domiciliare, di contro, i dati relativi alle cure palliative indicano una situazione di forte carenza, denunciando quindi la mancanza di strutture specializzate nella terapia del dolore e di Hospice.
Buona invece l’attenzione alle pazienti durante l’iter di cura e riabilitazione: il 75% delle strutture dichiara la presenza di un servizio di supporto psicologico-assistenziale dedicato alle pazienti ricoverate, e il 65% mette a disposizione delle pazienti ricoverate servizi aggiuntivi come prestito di libri o parrucchiere.
Calabria: dati positivi, ma l’eccellenza del Nord è molto lontana
Tutto sommato, sottolinea l’indagine, la Calabria presenta dati positivi, anche se non bisogna dimenticare che rispetto alle Regioni più virtuose d’Italia la distanza in termini di qualità ed efficienza dei servizi è ancora enorme.
I tempi di attesa per l’esecuzione di indagini ambulatoriali sono sempre inferiori ai trenta giorni, minori quindi rispetto a quelli registrati in altre Regioni del Sud. È abbastanza consistente il numero di pazienti trattate in day hospital e buona anche l’assistenza domiciliare e la presenza di strutture con servizi dedicati alle cure palliative.
Dati positivi si registrano anche per quanto riguarda la ricerca: sono, infatti, numerose le sperimentazioni in ambito oncologico, supportate o completate in molti casi da pubblicazioni.
Abbastanza sviluppata è anche l’attenzione per la paziente in quanto donna, con le sue problematiche e i suoi bisogni: il 67% delle strutture dichiara, infatti, la presenza di un servizio di supporto psicologico-assistenziale dedicato alle pazienti ricoverate e la metà delle strutture calabre intervistate possiede un servizio di supporto linguistico per le pazienti straniere.
Sicilia: autovalutazione e ricerca per migliorare i servizi
Dati in generale piuttosto positivi per questa Regione. Tempi di attesa per l’esecuzione di indagini ambulatoriali e tempi di degenza nella media; numero di pazienti trattate in day hospital (22 circa) in linea con le altre Regioni del Meridione. Buona anche l’assistenza domiciliare, ma scarseggiano le strutture che offrono la possibilità di effettuare cure palliative.
La Sicilia spicca in particolare per l’attenzione dedicata alla ricerca: vanta un numero cospicuo di pubblicazioni annue. Inoltre, c’è una particolare cura nell’attuazione di pratiche per l’autovalutazione e il conseguente miglioramento dei servizi: il 70% delle strutture intervistate attua politiche di misurazione delle performance per il miglioramento della qualità; l’85% vanta una procedura attiva di segnalazione degli errori da parte dei professionisti sanitari; l’83% delle strutture dichiara di consegnare ai pazienti un questionario volto a rilevare il grado di soddisfazione del paziente stesso per l’assistenza ricevuta.
Altro dato positivo riguarda l’attenzione posta al supporto della paziente in un momento difficile come quello della scoperta e della cura di un tumore: il 77% delle strutture pugliesi dichiara, infatti, la presenza di un servizio di supporto psicologico-assistenziale dedicato alle pazienti ricoverate.
Sardegna: restano gravi problemi
Performance negative per la Sardegna. L’iter della paziente inizia con tempi di attesa lunghissimi per l’esecuzione di indagini ambulatoriali che, fatta eccezione per l’ecografia, superano sempre i cinquanta giorni. I giorni di degenza media sono leggermente al di sotto della media delle Regioni del Sud. È scarso anche il numero di pazienti trattate in day hospital (20 circa). Ma c’è di peggio. L’assistenza domiciliare in Sardegna presenta delle lacune. Anche le strutture che offrono la possibilità alle pazienti di ricevere cure palliative, come centri per la terapia del dolore e Hospice, sono quasi totalmente assenti.
Qualche dato positivo riguarda invece la ricerca, grazie alla quale si attesta annualmente un buon numero di pubblicazioni. Il 50% delle strutture oggetto dell’indagine dichiara inoltre di consegnare ai pazienti un questionario per rilevare il grado di soddisfazione del paziente all’assistenza ricevuta, in modo da poter poi migliorare la qualità dei servizi. Un piccolo passo verso una maggiore attenzione alle pazienti e alle loro esigenze è dimostrato infine dalla presenza nel 75% delle strutture di un servizio di prestito libri.
E.M.
18 gennaio 2011
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