È la cenerentola del Lazio, con poco più di 5 euro pro capite investiti ogni mese, la prevenzione si posiziona agli ultimi posti nell’agenda delle politiche regionali. Appena 5 euro nei quali sono ricompresi vaccinazioni, screening, igiene degli alimenti e prevenzione primaria ambientale. Un investimento che calcolato percentualmente posiziona la regione Lazio ben al di sotto della media nazionale: il costo del Lea relativo all’assistenza sanitaria collettiva in ambienti di vita e di lavoro, nel 2009, era del 3,29% inferiore quindi sia al dato nazionale del 4,19% sia al parametro di riferimento stabilito dal Patto della Salute 2010-2012 del 5%. Questo nonostante la spesa per la sanità nella Regione sia più alta rispetto alla media nazionale: nel 2012 il Lazio ha speso 2.048 euro pro capite contro la media nazionale di 1.903 euro.
Uno scenario preoccupante che porta a una sola conclusione: i Lea della prevenzione sono a rischio.
A lanciare l’allarme sono il Sindacato italiano medici del territorio (Fassid - Area SIMeT) e la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica sezione Lazio (SItI) che - nel corso del workshop “Prevenzione a rischio: attività, criticità e proposte per la regione Lazio” organizzato oggi all’Università La Sapienza di Roma – hanno analizzato le criticità presentando in un documento le loro proposte. Proposte per rilanciare e potenziare gli interventi di prevenzione, non solo nel Lazio, ma su tutto il territorio nazionale. Indicazioni utili anche per il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 attualmente in fase di stesura.
Fassid e SItI chiedono interventi non solo sul fronte delle risorse ma anche sulla riorganizzazione del sistema in linea con il mandato istituzionale che vede nel dipartimento di prevenzione l’articolazione operativa del Ssn per l’erogazione delle prestazioni previste nel Lea “Assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro”. In particolare auspicano: un adeguamento dei finanziamenti alla media nazionale; la ridefinizione di competenze; ambiti e modalità di integrazione tra Arpa e dipartimenti di prevenzioni e procedure più snelle per verifiche e controlli sul territorio.
Il timore è che si possa arrivare ad un “caso Lazio” relativamente al tema della prevenzione, anche perché, come ha ricordato
Michele Conversano, Presidente nazionale della SItI: “molte Regioni italiane stanno investendo in prevenzione, che può generare significativi risparmi nel medio-lungo periodo. Il Lazio, che è la sede della capitale ed è tra le regioni più importanti, deve fare altrettanto”.
Inoltre, puntare sulla prevenzione diventa essenziale soprattutto in un momento in cui la scure dei tagli lineari potrebbe abbattersi sul Ssn e sulle Regioni. “Il Paese è da tempo alle prese con la gravissima crisi economica – ha sottolineato
Mauro Mazzoni, Segretario nazionale Simet e Coordinatore nazionale Fassid – la politiche dei tagli lineari, indiscriminati e irrazionali, nel settore della sanità stanno mettendo in discussione la sopravvivenza stessa del Ssn. In questo grave e preoccupante contesto il Lazio si accinge a varare un cruciale e decisivo riordino del Ssr che penalizza fortemente la prevenzione. Non è certo con l’indebolimento della prevenzione che si possono ottenere risparmi e favorire la sostenibilità del Ssr. Semmai è vero il contrario, la prevenzione rappresenta una chiave di volta essenziale nel promuovere la salute ed il benessere della popolazione”.
Per
Paolo Villari, Presidente regionale S.It.I “le attività di prevenzione devono essere rinforzate e rilanciate e bisogna investire in interventi di prevenzione efficaci e costo-efficaci. Ce lo dice la letteratura scientifica nazionale ed internazionale e ce lo chiedono i cittadini del Lazio. E il prossimo Piano Regionale della Prevenzione, su cui gli igienisti dovranno impegnarsi molto, rappresenta lo strumento più idoneo”.
Le politiche di prevenzione necessitano di un’attenzione particolare e dedicata sia a livello nazionale sia all’interno dei Piani sanitari regionali.
Enrico Di Rosa, Segretario Regionale Simet, chiarisce: “La prevenzione nella Regione Lazio ha bisogno di un effettivo rilancio, che non può certamente realizzarsi mediante riduzioni lineari degli elementi costitutivi e fondamentali o con l’alienazione di strutture od unità operative, contraria al dettato normativo esistente e ad ogni logica di principio, di governo e di strategia regionale, nazionale ed internazionale. È necessario - conclude Di Rosa - lavorare per una proposta condivisa di un rinnovato assetto del sistema prevenzione regionale, finalmente in grado di assicurare, diffusamente ed omogeneamente su tutto l’ambito regionale, un’adeguata offerta preventiva”.