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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Regioni e Asl

Lazio. Cittadinanzattiva: una “raccomandazione civica” sull'assistenza domiciliare

immagine 23 settembre - Realizzare un servizio a misura di cittadini, impiegando le risorse in modo trasparente ed efficace, affinché l’Adi non rimanga un obiettivo generico ma possa al più presto rappresentare una realtà effettiva. Questi gli obiettivi del documento presentato oggi da Cittadinanzattiva al Consiglio regionale.
Dare un contributo civico per una migliore organizzazione e gestione delle risorse dedicate all’assistenza domiciliare integrata e rendere il servizio a misura di uomo, più efficiente e vicino ai bisogni delle persone. Sono questi gli obiettivi della Raccomandazione civica sull’assistenza domiciliare integrata e l’innovazione, presentata oggi al Consiglio regionale laziale da Cittadinanzattiva Lazio con il sostegno non condizionato di Medtronic Foundation.
“L’impegno di Cittadinanzattiva Lazio e di tutto il tavolo di lavoro impegnato su questo progetto è dare indicazioni strategiche e operative affinché l’Assistenza Domiciliare Integrata non rimanga un obiettivo generico da raggiungere, ma possa al più presto rappresentare una realtà effettiva che alleggerisca il carico delle famiglie, coordini meglio tutte le parti in gioco, attribuendo con chiarezza responsabilità e risorse. È anche una grande occasione per dimostrare che le cose possono cambiare nell’assistenza socio-sanitaria territoriale, consentendo tra l’altro di impiegare in modo trasparente e più efficace le risorse finanziarie, con un probabile risparmio significativo a fronte di un servizio migliore”, ha affermato Roberto Crea, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio Onlus.
 
I dati sull’assistenza domiciliare integrata in Italia e nel Lazio
L’assistenza domiciliare è una delle aree sanitarie di cui i cittadini più di frequente denunciano le lacune: iter burocratico troppo complesso (24,5%), sospensione per mancanza di fondi o personale (18,9%), riduzione delle ore di assistenza (13,2%), scarsa qualità del servizio (13,2%) sono tra le principali problematiche segnalate dai cittadini nel 2012 al servizio Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
E nel Lazio l’assistenza territoriale, di cui l’Adi fa parte, rappresenta la terza area per numero di segnalazioni al Tribunale per i diritti del malato (13,1%, dopo la presunta malpractice e le liste di attesa).

Gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute, nel 2011, denunciano la difformità dei sevizi di assistenza domiciliare a seconda della regione di residenza. La percentuale di pazienti ultra sessantacinquenni trattati in Adi varia dal 10,62% dell’Emilia Romagna al 7,21% dell’Umbria, al 2% di Puglia e Piemonte, passando dal 4,98% del Lazio.
Le ore dedicate in media per ogni paziente trattato in Adi (dati 2010) variano dalle 66 ore della Valle D’Aosta alle 6.4 del Friuli Venezia Giulia, passando per le 18 ore del Lazio. E nella stessa regione Lazio, si va dal 12,88% di anziani ultra 65enni trattati in Adi nella RM/H, al 2,21% della RM/B e al 2,16% della RM/C.

Laddove la copertura del servizio sanitario è ridotta, a farsi carico dell’assistenza sono le famiglie che arrivano a dedicarvi oltre 5 ore al giorno.
Rispetto all’innovazione, a fronte di buone pratiche presenti sul territorio, il Lazio, stando al monitoraggio dei Lea del 2011, ancora non ha recepito le Linee guida nazionali per la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico.

La Raccomandazione civica individua alcune aree di intervento su cui lavorare, dal punto di vista civico, per migliorare i servizi di assistenza domiciliare integrata:

- tutte le direzioni sanitarie e le unità operative di degenza dei presidi ospedalieri devono attivare un percorso specifico per l’Adi e farsi carico della sua applicazione;
- gli operatori sanitari che avviano un percorso di cure domiciliari devono acquisire informazioni non solo sulla dimensione clinica del paziente, ma anche sugli aspetti sociali, familiari ed ambientali;
- le strutture ospedaliere devono fornire al paziente dimesso i farmaci necessari alla terapia per il primo ciclo e prescrivere gli eventuali ausili in tempo utile;
- Comuni, Municipi e distretti sanitari devono collaborare e interagire al fine di garantire una effettiva integrazione tra l’assistenza sanitaria e quella sociale;
- Regione e Direzioni aziendali devono incentivare programmi di formazione per il personale socio-sanitario, coinvolgendo anche le associazioni di cittadini e pazienti per gli aspetti relativi alla relazione, ai bisogni della persona e della famiglia;
- le Asl devono vigilare sulla qualità del servizio e sull’appropriatezza dell’assistenza, la Regione deve garantire livelli uniformi di assistenza e valutare la qualità dei servizi resi, prevedendo un ruolo nella valutazione anche per i cittadini;
- Regione, Direzioni aziendali e Municipi devono produrre una specifica Carta dei servizi delle cure domiciliari, consegnandole al cittadino e alla famiglia al momento dell’attivazione del servizio, devono rendere trasparente il piano di intervento domiciliare e formalizzare Piani di assistenza individualizzati;
- le Direzioni aziendali devono attribuire centralità all’infermiere attraverso percorsi di formazione specifici per le cure domiciliari e creare la figura dell’infermiere di comunità;
- le Direzioni generali devono promuovere l’innovazione tecnologica e le opportunità offerte dalla telemedicina come strumento di supporto per migliorare le cure domiciliari, ottimizzare le risorse e dotare le Aziende sanitarie di software adeguati per garantire un flusso costante di informazioni aggiornate tra i servizi sui pazienti;
- la Regione deve indire una Conferenza regionale sulle cure primarie per definire, attraverso il confronto tra medici, infermieri, specialisti e cittadini, un modello Lazio delle cure primarie.
 
23 settembre 2013
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