“Denigrare la professione medica e diffondere, attraverso i media, valutazioni tanto infondate quanto allarmistiche è inaccettabile per chi ogni giorno svolge il proprio lavoro con abnegazione, nonostante condizioni sempre più difficili. Ma getta anche discredito sulle istituzioni da cui dipendono tanti ospedali e strutture sanitarie pubbliche”. E’ amareggiato e preoccupato
Roberto Lala, presidente dell’Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri; soprattutto è determinato a difendere, in tutte le sedi, l’onorabilità della categoria e, al contempo, impedire che sia propagata una pericolosa sfiducia nei camici bianchi e nella Sanità nel suo complesso.
In totale sintonia con il suo presidente, il Consiglio dell’Ordine, nella sua ultima riunione, ha così deliberato di non far più passare sotto silenzio le notizie non veritiere che periodicamente ledono l’immagine di singoli professionisti o delle strutture in cui operano. Da ultime, ad innescare la decisione di avviare da ora in poi una controffensiva legale e di informazione sono state le dichiarazioni del segretario nazionale dell’Associazione Codici, Ivano Giacomelli, riportate nei giorni scorsi in un’intervista su un quotidiano della Capitale, con l’affermazione che “Nei pronto soccorso troppo spesso fanno aspettare 7-8 ore i codici gialli e verdi per disincentivare i cittadini ad andarci se non in casi estremamente gravi”.
A tale proposito, l’Ordine evidenzia che in realtà i dati regionali dell’ASP (Agenzia di Sanità Pubblica) riferiti al Lazio certificano un’attesa media dei pazienti con codice giallo di 27,7 minuti nel 2011 e di 28,8 minuti nei primi sei mesi del 2012; per i pazienti con codice verde invece l’attesa è stata di 58 minuti nel 2011 e di 57,9 nell’anno scorso.
Pertanto, l’Ufficio Legale dell’Ordine ha già presentato istanza di rettifica ai sensi dell’art. 8 della legge 47/1948 per diffamazione a mezzo stampa, atteso che l’affermazione del responsabile del CODICI è fortemente lesiva della dignità e reputazione dei medici operanti nei pronto soccorso romani, nonché contraria a verità. Nel caso tale istanza non trovi riscontro, entro tre mesi si procederà poi con querela alla Procura della Repubblica.
“Sia ben chiaro: non è una difesa corporativa – chiarisce Lala - perché ribadisco che, ove ci siano precise responsabilità o eventuali colpe di nostri iscritti, l’Ordine non farà sconti o coprirà chicchessia. Ma non sono più tollerabili accuse infondate o generalizzazioni irresponsabili. Al lavoro dei medici serve serenità e fiducia dei cittadini. Chiediamo quindi che anche le istituzioni preposte alla Sanità si attivino per contrastare denigrazioni inutili e dannose.”