“Il Sistema Sanitario Nazionale è una delle più grandi conquiste sociali e politiche del nostro Paese e va difeso a spada tratta”. Con questa dichiarazione, in linea con quanto espresso da sempre dal suo partito, il Pd, inizia l’illustrazione del programma sulla sanità del candidato presidente alla regione Lombardia per il Partito Democratico, Umberto Ambrosoli.
“Per difenderlo – aggiunge però Ambrosoli – va gestito bene. Tutti gli enti ospedalieri e sanitari, qualunque sia la loro proprietà, sono in un certo senso pubblici: perché pubblici (cioè finanziati dalle tasse dei cittadini) sono i loro ricavi. Perciò tutti devono essere sottoposti agli stessi principi, alla stessa vigilanza, agli stessi vincoli, alla stessa trasparenza.
Come tutte le strutture complesse, anche il Sistema Sanitario Nazionale e lombardo va sottoposto ad un riesame e riordino vigoroso ed approfondito, sotto molteplici profili”.
E i punti da migliorare secondo Ambrosoli, relativamente alla sanità lombarda sono tre: programmazione, valutazione, ticket commisurato al reddito.
“Per fare un solo esempio – si legge nella parte di programma di Ambrosoli dedicato alla sanità – a Milano esiste un numero di cardiochirurgie che ogni confronto internazionale mostra essere eccessivo. Vanno razionalizzate. Idem per centri trapianti. E così in molti altri settori. La programmazione regionale deve tenere conto del quadro epidemiologico regionale da un lato, e dall’altro della realtà economica e gestionale dei servizi. È fondamentale, quindi, investire su un ridisegno delle reti cliniche costituite dai servizi territoriali e dai servizi specialistici ospedalieri”.
Ambrosoli ha una sua idea ben precisa anche per quanto riguarda i metodi di selezione, di nomina e di valutazione “I medici e il personale sanitario e i direttori generali – afferma – devono essere bravi e onesti e basta. Non deve contare niente che siano legati a questo o quel gruppo politico (e non solo). La sanità lombarda non deriva da fatti recenti ma dal fatto che, a lungo, è stata costruita e gestita secondo il principio di professionalità e non secondo quello di affiliazione, male che si è diffuso molto negli ultimi venti anni. L’intervento correttivo dovrà essere chirurgico e rigoroso. I metodi di selezione, di nomina e di valutazione devono essere radicalmente cambiati”.
Infine, terzo punto del programma, la spesa privata dei cittadini. “Il costo del ticket – conclude la proposta di governo di Ambrosoli – deve essere commisurato al reddito del paziente.
Inoltre, quanto i cittadini pagano di tasca propria, con il supporto o meno di fondi assicurativi e fondi integrativi, rappresenta ormai il 30% della spesa sanitaria complessiva sostenuta annualmente dai lombardi. Il segnale è significativo e impone riflessioni, nonché interventi regolatori. Occorre, in ultimo, promuovere una nuova politica sanitaria all’insegna del motto che la sanità (cioè il farsi carico della condizione di benessere di una persona) o, meglio, la salute non è un onere ma un investimento ad altissimo rendimento. Si cercherà in questa direzione di conservare nei grandi ospedali l’unitarietà di assistenza sanitaria, ricerca, didattica, la triade di tutti i migliori enti sanitari in tutto il mondo”.