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QS Edizioni - sabato 19 ottobre 2024

Regioni e Asl

Assistenza primaria. CdM impugna la legge della Sardegna sul richiamo in servizio di medici di base in pensione

di Elisabetta Caredda
immagine 18 ottobre - Per il Consiglio dei Ministri, alcune disposizioni della norma “eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale”, violano l’articolo 117 della Costituzione. La legge era stata pensata dalla Regione per fronteggiare, almeno sino a fine anno, l’emergenza della carenza di mmg con il reclutamento di professionisti in quiescenza su base volontaria. Le reazioni della maggioranza ed opposizione.
Il Consiglio dei ministri (CdM) riunitosi il 15 ottobre, su proposta del Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli, ha deliberato, dopo averla esaminata, di impugnare la legge della Regione Sardegna n. 12 del 20/08/2024 che va a modificare la legge regionale n. 5 del 2023 in materia di assistenza primaria. Secondo il CdM, “talune disposizioni della suddetta norma in materia di ordinamento civile, eccedendo dalle competenze statutarie e ponendosi in contrasto con la normativa statale, violano l’articolo 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione”.

“Mentre a Roma si promuove l’autonomia differenziata – tuona la presidente della Regione Alessandra Todde -, il Governo Meloni ha deciso di impugnare la nostra legge regionale n.12 del 2024 che consente il richiamo in servizio di medici di base in pensione per fronteggiare, almeno fino a fine anno, la grave carenza di personale medico. La Regione Sardegna paga interamente per la propria sanità. Ma nonostante questo il governo dice che abbiamo ecceduto nelle nostre competenze. Noi continueremo a lavorare”.

“La misura legislativa approvata lo scorso agosto – interviene l’assessore Armando Bartolazzi - è nata per coprire un’emergenza conclamata e grave con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori. Si tratta di una misura necessaria per la Sardegna e l’impugnazione appare tanto più incomprensibile in quanto il reclutamento dei professionisti in pensione è previsto esclusivamente su base volontaria. In questo modo il Governo lede il diritto alla salute dei cittadini sardi, soprattutto di quelli risiedenti nelle aree più svantaggiate della nostra isola”.

Per il vice presidente del Consiglio regionale, il medico Giuseppe Frau: “L’impugnazione da parte del Governo Meloni della legge approvata in Consiglio Regionale l'8 Agosto, per consentire ai medici pensionati di tornare temporaneamente in servizio sul territorio e prestare l'assistenza nei tanti comuni sprovvisti di medico di famiglia, e’ un atto vergognoso, ostile e incomprensibile”.

“Si tratta - prosegue Frau - di una legge approvata in una situazione di emergenza che sta gia' dando i primi risultati, e ringraziamo i medici che si stanno mettendo generosamente a disposizione della popolazione. Questa impugnazione lede il diritto alla salute di tutti i sardi, ci opporremo con ogni mezzo a questo provvedimento del Governo nazionale che crea ulteriore disagi nel settore sanitario isolano”.

All’impugnazione della legge regionale fanno sentire la propria voce anche i parlamentari M5S sardi, Ettore Licheri, Sabrina Licheri, Emiliano Fenu e Susanna Cherchi, che commentano così la decisione del Governo: “Martedì nella seduta serale del Consiglio dei Ministri, il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale sarda n.12 del 2024. La norma, approvata dal Consiglio regionale della Sardegna, consentiva il richiamo in servizio di medici di base in pensione fino al 31 dicembre 2024, con l’obiettivo di fronteggiare la grave carenza di personale medico. La Regione si è immediatamente attivata per predisporre una controdeduzione alle osservazioni del Governo, firmata e inviata tempestivamente. Questa decisione del Governo rappresenta un tentativo di restringere l’autonomia sarda in materia di tutela della salute che è una competenza che spetta alla Regione”.

“La legge era finalizzata a garantire il diritto alla salute dei cittadini sardi, attraverso una risposta concreta alla carenza di medici di base. L’impugnativa contrasta con la sentenza n.16 del gennaio 2024, in cui la Corte ha riconosciuto che norme come quella impugnata rientrano nella competenza regionale in materia di tutela della salute e non - come afferma il Governo - nell’ordinamento civile che è esclusiva competenza statale. Oltre al lavoro che la giunta Todde sta facendo per cercare di risollevare la sanità sarda, siamo al fianco della Regione che si dichiara pronta a difendere in tutte le sedi opportune il proprio diritto di garantire servizi sanitari adeguati al popolo sardo” – concludono i parlamentari.

Alle reazioni della maggioranza sulla decisione del CdM riguardo la legge in materia di assistenza primaria, il consigliere di Fratelli di Italia, Corrado Meloni, componente della commissione Salute, commenta: “In attesa di conoscere le motivazioni che hanno portato all’impugnazione della legge regionale da parte di Palazzo Chigi, trovo decisamente strumentale la polemica quotidiana che la presidente Todde, i suoi assessori e alcuni esponenti del centrosinistra, a turno, lanciano contro il Governo nazionale. Non solo perché sarebbe opportuno assumersi sempre le proprie responsabilità, ma anche perché la Regione ha gli strumenti per difendere le proprie ragioni, forte, peraltro, del consenso unanime del Consiglio regionale”.

“Aver dato la possibilità ai medici in quiescenza di indossare nuovamente il camice è un provvedimento lodevole ma non sufficiente. Certamente non è la panacea di tutti i mali, ma un’idea per garantire l’assistenza primaria ai cittadini sardi. Accusare però, in ogni circostanza, il Governo Meloni di essere ostile agli interessi dell’Isola è semplicemente ridicolo e fa dei nostri governanti regionali delle patetiche macchiette. Peraltro, il Governo impugna le leggi regionali per motivi essenzialmente tecnici, come l’eventuale contrasto con le leggi nazionali” – conclude Meloni.

Elisabetta Caredda
18 ottobre 2024
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