Il Sindacato dei Medici Italiani-Smi prende posizione sulle decisioni della Regione Toscana di demedicalizzare il 118 e di avviare lo smantellamento della continuità assistenziale e le critica duramente. Contesta anche, con stupore e sconcerto, il recente intervento di Antonio Panti, nelle sue vesti di Presidente della FOMT (Federazione degli Ordini dei Medici della Toscana), con un editoriale del numero di ottobre di Toscana Medica (rivista edita dall'Ordine dei Medici di Firenze) dal titolo: “Chi è abusivo? Divagazioni sul valore legale della laurea”, sul concetto del “saper fare” e sull’abolizione del valore legale del titolo di studio.
Per lo Smi con il “modello toscano” si indebolisce la figura dei medici del territorio e si smantella così la sanità pubblica, aprendo le porte ai privati.
Per
Raffaele Gaudio, dirigente nazionale e segretario regionale dello Smi in Toscana, in questo contesto, «risulta incredibile, come dalle istituzioni ordinistiche si possa dare sponda a questo tipo di operazioni avviate dalla Regione, come avviene con articoli come quello in cui Antonio Panti afferma che il “Titolo abilitante” a fronte di presunte capacità dimostrate – “il saper fare” –delegittima de facto le Università e i percorsi formativi ed abilitativi dei medici, giungendo addirittura a contestare quelle attività e pronunciamenti della magistratura giudicante a sostegno dell’unicità dell’atto medico dietro la diagnosi e terapia».
Ancora più netto, il segretario generale Smi,
Salvo Calì: “La conseguenza di tale teorizzazione – aggiunge – apre, inoltre, sul piano sindacale anche concreti rischi di demedicalizzazione di settori importanti della nostra organizzazione sanitaria a cominciare (come già in parte realizzato) dall’Emergenza Sanitaria Territoriale”.
“Lo Smi – sottolinea – ha già stigmatizzato certe operazioni della regione Toscana come il Sea and Treat che sono state ispirate da logiche di risparmio, oltretutto tese a “lisciare” il nuovo soggetto politico degli infermieri. I custodi della deontologia piuttosto che supportare certe scelte di politica sanitaria dovrebbero sostenere i medici e la loro professionalità, ma, in Toscana, avviene l’opposto».
“Di fatto – conclude Calì - si sta costruendo una sanità con meno ospedali, meno posti letto e sempre meno medici nell’emergenza-118. Le conseguenze? L’ulteriore collasso dei pochi pronto soccorso rimasti. La Toscana è in prima linea in questo progetto di dissimulata privatizzazione dei servizi a favore di privati e che marginalizza i medici. Sbagliato dare copertura culturale a questo perverso meccanismo che danneggia il Ssn e i cittadini”.