Non hanno avuto il minimo di esitazione: allo scadere del contratto che a loro non è stato rinnovato, si sono uniti e accampati in una tenda giorno e notte sotto la sede dell'assessorato alla Sanità. Sono 37 OSS che durante l’emergenza Covid hanno prestato servizio al policlinico universitario di Monserrato e che chiedono la valorizzazione del percorso lavorativo prestato con abnegazione in quegli anni, con la stabilizzazione, al pari dei loro altri colleghi. Contattano
Quotidiano Sanità per sensibilizzare gli organi competenti della Regione per una soluzione.
“Siamo un gruppo di 37 operatori socio sanitari – spiegano gli Oss precari dell’AOU -, che hanno prestato servizio al policlinico universitario di Monserrato sino ai primi mesi di questo 2024, quando allo scadere del contratto abbiamo appreso che non ci sarebbe stato rinnovato. Facciamo parte di quegli operatori che tra l'anno 2021 e il 2022 sono stati assunti a tempo determinato da una graduatoria per titoli utilizzata per fronteggiare l'emergenza Covid. I reparti erano ancora in alto mare”.
“A tal proposito – proseguono gli Oss - si vuole porre all'attenzione che parte di noi si sono congedati da altre strutture lavorative a tempo indeterminato, per rispondere umanamente alla chiamata dell’emergenza pandemica. Ed a differenza di altri nostri colleghi, che hanno avuto la fortuna di maturare i requisiti e di trovarsi il bando di stabilizzazione questo anno, noi non siamo stati stabilizzati perché non ci è stata data l’opportunità di un Avviso di stabilizzazione ora che abbiamo i requisiti per partecipare”.
“Abbiamo dunque perso il lavoro nonostante di Oss al policlinico ci sia bisogno, nonostante conosciamo oramai tutti i reparti e nonostante che per difendere il diritto alla salute dei sardi, abbiamo lavorato per anni senza guardare l'orologio e talvolta anche contraendo sul lavoro stesso il Covid. Per questo non siamo disponibili a tornare indietro: il giorno 23 febbraio abbiamo deciso di occupare il marciapiede di via Roma 223, sostenuti dall’ ex presidente della rete sociale ANAS Italia Claudio Cugusi, ora leader del movimento politico sardo in Europa, dove ha sede l'assessorato alla Sanità. E qui da 22 giorni ad oggi siamo ancora accampati in tenda. Non ci ha fermato e non ci ferma la pioggia che questi giorni filtra dalle nostre tende, non ci ferma nemmeno il freddo che stiamo affrontando con coperte e stufe. Chiediamo scusa agli abitanti di Via Roma se il nostro generatore è un po troppo rumoroso ma non abbiamo davvero altro modo per riscaldarci”.
“Ci siamo confrontati più volte con l’assessore Carlo Doria – spiegano i 37 Oss - che aveva assunto l’impegno un anno fa in consiglio regionale, quando disse che nessun Oss sarebbe stato escluso dalle procedure di stabilizzazione. Abbiamo ricevuto da lui comprensione e comunque un impegno a sollevare la nostra istanza per cercare di trovare una soluzione rassicurante. Si effettuano le chiamate di colleghi delle graduatorie che fanno parte di quei bandi ai quali all’epoca che sono stati pubblicati, hanno raccolto gli OSS con i requisiti maturati. Ma che non sono probabilmente bastati visto che nel periodo difficile all’Aou di Monserrato a braccia aperte ci hanno accolto. Peraltro ci sono OSS delle graduatorie con residenza distante dal capoluogo cagliaritano che vengono contattati per sostituire noi e che hanno ovviamente difficoltà a spostarsi sino a qui, che non vengono agevolati in presidi a loro più vicini, considerando che hanno anche una famiglia da seguire”.
“Abbiamo ora rivolto un accorato appello anche ad Alessandra Todde, la Presidente eletta in Sardegna che a breve salirà ufficialmente a Villa Devoto, e che sembra aver raccolto il nostro sentito richiamo venendoci a trovare in tenda il primo giorno di occupazione. Ci ha voluto incontrare e ci ha espresso il suo sostegno. Auspichiamo che le sue parole di solidarietà abbiano un seguito concreto”.
“Come i soccorritori del 118, durante il Covid, ci accoglievano come degli eroi che salvavano umanamente la vita dei pazienti. Oggi che la pandemia si può dire sia stata superata, il virus si può combattere, ci stanno facendo sprofondare in un abisso, tutti si sono dimenticati di noi. I nostri contratti a termine sono scaduti e noi siamo senza lavoro, nonostante negli ospedali cagliaritani è noto manchino all'appello centinaia di Oss e il prezzo di questa assurdità lo pagano i pazienti con le loro famiglie, lo paga il personale sanitario, gli altri nostri colleghi chiamati a lavorare in condizioni disumane. Ci sono capitati turni dove un Oss deve coprire anche 3 reparti. L’8 marzo ci ha accolto in un colloquio la direzione generale dell'assessorato alla sanità, abbiamo potuto spiegare ancora una volta le nostre ragioni”.
“‘Questi siamo noi qui oggi insomma. Giorno e notte in protesta. Sostituiti, usati e stanchi. Abbiamo contribuito alla lotta contro il COVID, lavorato duramente e spesso in condizioni disastrose. Con i solchi profondi dati dalle doppie mascherine, o dai respiratori, le divise bagnate di sudore senza mai fermarci. Ci promisero una tutela che, invero, non è mai arrivata. Qual è l'occhio di riguardo? La nostra manifestazione è il vessillo del nostro amore per la nostra azienda, un'azienda per la quale molti hanno speso energie, forze e professionalità. Non ci mettiamo a piangere durante i turni, anche quando la disperazione picchia duro. Abbiamo stretto la mano ai pazienti che non ce l’hanno fatta, soffocati dalla malattia, impauriti dal dover morire soli, lontani dalla loro amata famiglia, dalla loro casa. Abbiamo mantenuto una adeguata assistenza di base e aiutato schiere di infermieri e dottori. Eravamo spaventati anche noi. E ora veniamo presi in giro due volte, anche da chi ci aveva promesso che la nostra umana esperienza lavorativa non sarebbe andata persa, circoscritta a quel periodo emergenziale”.
“Chiediamo soltanto il diritto di continuare a lavorare consapevoli che il policlinico di Monserrato, come tutte le altre strutture sanitarie, ha bisogno di medici quanto di personale sanitario, ha bisogno di OSS, ha bisogno sicuramente anche di noi” – concludono i precari dell’AOU.
Elisabetta Caredda