Sottoscritto, il 29 febbraio scorso, tra la Regione Veneto e tutte le OOSS della Dirigenza del ruolo Sanitario il Verbale di Confronto che indica le linee di indirizzo attuative sulle materie di confronto regionale indicate dal CCNL 2019-2021, firmato il 23.01.2024.
Soddisfazione dei sindacati, che sottolineano anzitutto come, “a poco meno di 40 giorni dalla sottoscrizione del contratto collettivo nazionale della Dirigenza dell’area sanità, la Regione Veneto e le OO.SS di tale Dirigenza attualizzano per le Aziende ed Enti del S. S. N., ancora una volta primi nel panorama nazionale, le linee di indirizzo per l’applicazione di importanti istituti contrattuali e la ripartizione delle risorse”.
“Al di là degli aspetti tecnici ed economici importanti e fortemente innovativi – aggiungono nella nota congiunta Anaao Assomed, Cimo Fesmed, Fassid, Aaroi Emac, Fp Cgil, Fvm e Uil Fpl -, il documento di confronto sottoscritto rappresenta anche un importante atto che contribuisce alla difesa dell'attuale Servizio Sanitario Nazionale nel suo modello universalistico ed una precisa testimonianza della volontà delle parti. Consci di questo compito e delle diverse emergenze sanitarie presenti, la Regione e le OO.SS hanno anteposto questo risultato agli interessi di parte”.
Gli obiettivi che si vogliono perseguire, spiegano in sintesi i sindacati, sono: - “migliorare l’organizzazione e le condizioni di lavoro, ridurre significativamente il disagio lavorativo e il migliorare il clima aziendale al fine di ridurre le fughe”;
- “aumentare l’appetibilità del lavoro di Dirigente Medico, Veterinario e Sanitario nelle Aziende Sanitarie Pubbliche e il sentimento di appartenenza a queste”.
Il raggiungimento di tali obiettivi “è una delle condizioni indispensabili per migliorare l’efficienza e l’efficacia del Ssn”, sottolineano le organizzazioni sindacali della Dirigenza del Ruolo Sanitario e la Regione Veneto che, con la firma del verbale di confronto, intendono “impegnarsi in tale sfida”.
Entrando ulteriormente nello specifico, la Fp Cgil, in una propria nota, ricorda, tra i punti principali:- “Aumento da 80 a 100 euro l’ora del valore della Prestazione Aggiuntiva. La misura è volta a valorizzare il lavoro extra orario, su base volontaria, svolto dai medici per il recupero delle liste di attesa”;
- “Indennità di 60 euro (minimi) per ogni turno di lavoro di 12 ore prestato nei Pronto Soccorso da conguagliare con ulteriori risorse a saldo. Si tratta di un riconoscimento importante per valorizzare l’attività medica in questi servizi. Una misura che interviene in prima battuta sull’aspetto economico ma che non potrà, nei tavoli che seguiranno, non affrontare il tema dei carichi di lavoro e degli aspetti organizzativi”;
- “Incremento dei fondi contrattuali aziendali di 184,46 euro a dipendente in servizio al 31.12.2018 (oltre 1.200.000 euro in Veneto)”;
- “Possibilità in sede aziendale di destinare parte dell’incremento dei 184,46 euro all’attività di tutoraggio svolta dai medici nei confronti degli specializzandi”.
“Con questo accordo e dopo la firma del Contratto Nazionale della Dirigenza Sanitaria 2019-2021 avvenuta lo scorso gennaio – commentano
Giovanni Campolieti e
Sonia Todesco della FP CGIL regionale - diamo risposte economiche significative ai medici che lavorano dei Servizi più disagiati del nostro Sistema Sanitario. All’assessore Lanzarin abbiamo però ricordato che deve partire immediatamente un tavolo di confronto capace di mettere in campo risposte al problema dei carichi di lavoro che rappresenta oggi, ancora più dell’aspetto economico, il principale motivo della fuga dei professionisti medici dagli ospedali”.
Per i vertici della Cp Cgil regionale, “i recenti provvedimenti della Giunta regionale, che ha autorizzato Azienda Zero ad uscire con un avviso regionale per il reclutamento di medici a cui conferire incarichi di lavoro autonomo, fissando la tariffa oraria in 80 euro, è un segnale importante (e sicuramente meno peggio) rispetto all’esternalizzazione completa dei servizi. Soprattutto nei Pronto Soccorso. Anche in Veneto infatti stiamo assistendo ad una privatizzazione importante di questi servizi, e non solo, alle cooperative”.
Sonia Todesco e Giovanni Campolieti spiegano, infine, di avere ricordato all’Assessore Lanzarin che “la strada percorsa da Lombardia e Veneto per il superamento delle cooperative di gettonisti (le aziende sanitarie riconoscono alle cooperative di medici 100 euro l’ora e le cooperative ai medici gettonisti circa 70 euro) va assunta da tutte le regioni. Altrimenti il problema non si risolverà. Così come vanno previsti a livello nazionale interventi che rendano nulle le eventuali clausole inserite nei contratti dei gettonisti che prevedono il divieto di tornare a lavorare per il servizio pubblico”.
Per lo Smi e Fvm Veneto, l’accordo tra Regione Veneto e sindacati “è stato raggiunto in tempi contenuti grazie all’impegno congiunto di entrambe le parti. Sono stati affrontati e condivisi contenuti innovativi sugli aspetti economici integrativi, previsti da norme di legge extra-contrattuali di riparto alle regioni, e contenuti relativi alla gestione dei sistemi premiali, all’attribuzione e alla valutazione degli incarichi dirigenziali, alla valorizzazione dell’impegno formativo”.
“Il risultato raggiunto – dice
Alberto Pozzi, presidente regionale del Sindacato Medici Italiani e vice presidente regionale Federazione Veterinari Medici e Dirigenti Sanitari Veneto - è importante visto che la regione Veneto è la prima regione ad avere siglato l’accordo e testimonia un rinnovato impegno di collaborazione tra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali che, per parte loro, hanno condotto la trattativa in modo compatto, anche se con contributi diversificati”.
Per Pozzi “va comunque evidenziato che le migliorie economiche, dedicate in particolare all’emergenza-urgenza, sono modeste e non possono rappresentare uno strumento di garanzia per perseguire gli obiettivi di fidelizzare i professionisti al Servizio Sanitario Regionale (SSR) pubblico, arrestare la fuga dei medici dagli ospedali e reclutare nuove risorse attraverso i concorsi pubblici che sempre più spesso sono disertati”.
“I problemi da affrontare e risolvere – spiega - riguardano particolarmente il clima organizzativo nelle aziende sanitarie e l’insostenibilità degli obiettivi prestazionali che vengono richiesti in una situazione ormai strutturale di precarietà e carenza di personale. Non è più accettabile il clima “da caserma” che caratterizza i contesti lavorativi ospedalieri e non solo. Non è più accettabile lo stile direzionale verticistico, non partecipativo, che esclude i professionisti dai processi decisionali organizzativi, causando spesso isolamento e burnout. Non è più accettabile l’inconciliabilità che si è venuta a creare tra i tempi di lavoro e i tempi di vita”.
“Se veramente si vuole ancora rendere appetibile il servizio sanitario pubblico ai professionisti medici e di tutte le professioni sanitarie conclude Pozzi - è necessario un impegno congiunto di parte pubblica e sindacale finalizzato alla risoluzione di queste criticità. Senza una governance che restituisca ai medici protagonismo e dignità professionali non sarà possibile salvaguardare il SSR e nazionale dalla deriva privatistica”.