Il ministero della Salute, nell'ottavo Rapporto CeDAP-Analisi dell'evento nascita, ha affermato che in Italia si fa ancora un eccessivo ricorso al parto cesareo, anche quando non servirebbe, sottoponendo madre e nascituro a tutti i rischi connessi all'intervento chirurgico. In media, si legge nel rapporto, il 38% dei parti avviene con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali. Nella Regione Lazio, la struttura che vanta il minor tasso di parti cesarei (29,13% dal 1 gennaio al 1 novembre 2012), tra le frequenze più basse dello Stivale, è l’Ospedale Cristo Re,.
Da un’indagine interna condotta dal gruppo ostetrico, emerge che su 1.716 parti totali (dal 1 gennaio al 1 novembre 2012), 500 sono quelli effettuati mediante cesareo (29,13%). Di questi:
-159 (31,8%) decisi in sala parto durante il travaglio
-19 (3,8%) dovuti a gravidanze gemellari
-194 (38,8%) per pregressi parti cesarei
-80 (16%) per autodeterminazione materna
-48 (il 9,6%) a causa della presentazione podalica del bimbo
Sul totale dei parti registrati dal 1° gennaio al 1° novembre 2012, presso l’ospedale di via delle Calasanziane, il 9,3% è stato un cesareo deciso in sala parto per necessità o emergenza, contro un’indicazione del 15% riportata dalle linee guida nazionali per le strutture di 2° livello.
"Direi che aver stabilizzato il numero dei cesarei è un risultato che abbiamo perseguito anche senza cercarlo”, ha spiegato
Carlo Piscicelli, medico ostetrico che ne imputa ai Can (Corsi di accompagnamento al parto) organizzati dalla struttura, gran parte del merito. “Lavoriamo con amore su un settore non clinico che non prevede risorse di tipo economico ma solo formazione del personale, trasmesso alle donne anche attraverso i Can, vogliamo creare un rapporto privilegiato con la paziente che deve ricevere risposte ad ogni domanda, sentirsi accudita – ha proseguito - solo così si predispone all'ascolto. Le donne si sentono più tranquille, sostenute anche da un’equipe di psicologi ove necessario e capita che chi aveva optato per un cesareo si ‘converta’ poi al naturale dopo essere stata adeguatamente seguita e informata".
“Il risultato mi sembra notevole e ne possiamo essere veramente orgogliosi – ha commentato
Marino Nonis, Direttore Sanitario - accanto ad un primato da tempo consolidato per questo ospedale, che vuole essere sempre di più ospedale della donna e per la donna, registrare anche un’inversione di tendenza e una diminuzione del tasso di cesarizzazione è un risultato di non poco conto. Mi piacerebbe che indicatori di questo genere fossero utilizzati anche per premiare le strutture virtuose – ha concluso - riconoscendo tariffe adeguate e promuovendo un sistema integrato di promozione della naturalità della nascita, possibile anche per chi ha già subito un cesareo, come ci insegna la nostra esperienza in tema di Vbac”.
C’è poi un altro primato da attribuire al Cristo Re, la sempre maggiore frequenza di Vbac (Vaginal delivery after cesarian). Il parto naturale dopo un taglio cesareo, una pratica ancora troppo poco diffusa e poco promossa verso le donne, convinte che se hanno partorito il primo figlio con il taglio cesareo, saranno destinate al cesareo per tutte le gravidanze future. Non è così. La gestante che ha già partorito con un taglio cesareo, ha diritto di sapere che tentando il Vbac avrà il 76% di probabilità di riuscire a partorire naturalmente, perché questo è quanto emerge dalle ricerche scientifiche disponibili a livello mondiale.
I dati raccolti dal 1 gennaio al 1 novembre 2012 dal gruppo ostetrico del reparto materno infantile del Cristo Re, registrano la riuscita di ben 53 V Bac, quasi il doppio rispetto a tutto il 2011 (38 V Bac). Da gennaio 2009 a settembre 2011, presso la struttura di via delle Calasanziane, si è registrato un tasso di parti spontanei per via vaginale dopo V Bac pari all’82%. Un numero che si raggiunge sommando il 67% di parti spontanei con quel 15% di parti vaginali riusciti mediante applicazione della ventosa. Un 82% di V Bac raggiunti, quindi, contro una media nazionale del 65%.
"Le donne non richiedono questo tipo di pratica se non informate - ha commentato
Maurizio Gnazzi, ostetrico, responsabile dei corsi preparto presso l’ospedale – per questo diventano fondamentali i Corsi di accompagnamento al parto, che informano, lasciano tempo per approfondimenti e affrontano la parte attiva del travaglio ‘umanizzandola’. Un percorso completo, necessario, difficile da trovare presso altre aziende ospedaliere”. “Per questo – ha proseguito Gnazzi – i Can del Cristo Re sono aperti anche alle coppie che decidono di non partorire presso la nostra struttura”. E sul parto naturale dopo cesareo l’ostetrico insiste: “nell’immaginario comune il parto naturale dopo un cesareo non è possibile, è 'meglio di no', ma non è sempre cosi e l’esperienza ci ha insegnato quanto possa essere incredibile questa esperienza per la mamma, che torna ad essere padrona del proprio corpo”.
È dimostrato che sottoporre la donna a tagli cesarei ripetuti aumenta le possibilità di complicazioni e di mortalità materne e perinatali; un rischio superiore a quello di mortalità dovuta a rottura dell’utero in caso di V Bac. Un caso ogni 1.000 quello della rottura, prevedibile durante il travaglio, sottolineano gli esperti. Analizziamo invece i vantaggi: primo, quello di far vivere alla donna “l’evento nascita” in maniera più soddisfacente, a contatto con il proprio corpo di cui riconosce il possesso ed immediatamente a contatto con il bimbo; una ripresa fisica più rapida per la mamma e la minor durata della degenza ospedaliera, con relativa riduzione dei costi per il Servizio sanitario nazionale. Minor dolore addominale dopo il parto e maggiori probabilità di parti non complicati nelle future gravidanze.
Secondo l’esperienza clinica del Cristo Re riportata da
Giorgio Urbano, ostetrico, che ha raccolto i partogrammi delle donne che hanno partorito presso la Sala Parto del Cristo Re dal 1 gennaio 2009 al 9 settembre 2011, risulta chiaro un incremento annuo delle gestanti che scelgono il V Bac (erano 1,25% nel 2009, si sfiora il 2% nel 2011), “donne fortemente motivate a tentare un parto naturale – ha sottolineato Urbano – che si affidano al gruppo ostetrico e al ginecologo avviando un percorso che comincia col counseling ostetrico, momento importantissimo perché bisogna conoscere da prima la donna e le sue esigenze”. Al Cristo Re entrano nello staff, a disposizione della futura mamma, anche un omeopata e un agopunturista, figure importanti per abbassare il grado di stress che si raggiunge sul finire del tempo.
“Vogliamo che tutto avvenga nel massimo rispetto della salute della mamma e del bimbo, in totale sicurezza – ha continuato l’ostetrico- quindi, in base al nostro vissuto professionaleproponiamo un progetto dedicato esclusivamente alle donne che scelgono il V Bac, creando un ambulatorio dedicato, sviluppando un percorso di formazione alla nascita dedicato e attivando un processo di lavoro olistico e di sostegno psico emotivo”.
Lo staff del Cristo Re, infine, lavora ad un “passaporto per la gravidanza” su modello americano e inglese e “sogna” di poter proporre presto alle sue mamme, una vasca per il parto in acqua.