toggle menu
QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Regioni e Asl

Fisioterapista di Comunità. Bonaiuti: “Non può avere un ruolo autonomo e non esecutivo di indicazioni mediche”

di Elisabetta Caredda 
immagine 21 novembre - La fisiatra delegata dell’Anf interviene sulla sentenza del Consiglio di Stato, che si è pronunciato favorevole al ricorso del Simmfir sull'annullamento della delibera dell’Ausl Toscana Centro, relativa al modello sperimentale assistenziale ‘Fisioterapista di Comunità’. “Il ruolo del fisiatra deve essere adeguatamente riconosciuto per garantire la qualità e l'efficacia delle cure riabilitative per i pazienti, in particolare nei casi di cronicità”, dice Bonaiuti.
Cresce il dibattito, dopo l’intervento del presidente OFI, Fabio Bracciantini, sulla sentenza emessa del Consiglio di Stato che si è pronunciato favorevole al ricorso del sindacato italiano dei medici di medicina fisica e riabilitativa (SIMMFIR) che ha chiesto l'annullamento della delibera 1057/19 dell’AUSL Toscana Centro, relativa all’approvazione del progetto di sperimentazione del modello assistenziale ‘Fisioterapista di Comunità’, da applicarsi nella medesima AUSL. A sollevare il tema su Quotidiano Sanità è Donatella Bonaiuti, medico Fisiatra delegata dell’Associazione Nazionale Fisiatri (ANF).

In proposito, Donatella Bonaiuti spiega: “Quello che va affermandosi sulla stampa in queste settimane parlando di “organizzazione delle Case della Salute col Fisioterapista di Comunità”, rischia di creare una grande confusione per chi non è interno alla disciplina medica ma, soprattutto, rischia di danneggiare il cittadino paziente che, ignaro delle differenze sostanziali tra la laurea in medicina con successiva specializzazione in Fisiatria (10 anni complessivi), e la laurea nelle professioni sanitarie della riabilitazione (3 anni complessivi), si affiderebbe ad un servizio offerto dal Servizio Sanitario Nazionale, credendo di poter usufruire di un trattamento sanitario efficace solo perché più immediato. Peccato che non sia proprio così!”.

“Ora - prosegue il medico fisiatra -, nonostante le chiarissime e inappellabili motivazioni con presunte contestazioni prodotte dal presidente OFI Toscana (di cui abbiamo appreso su questo stesso Quotidiano) riguardo al pronunciamento del Consiglio di Stato, sembra che le iniziative proposte dal dott. Bracciantini siano dirette a voler ‘delegittimare’ la figura del medico. Ulteriori chiarimenti da egli approfonditi sarebbero senz’altro di interesse, onde evitare malintesi”.

“A mio avviso – sottolinea Bonaiuti -, per affrontare correttamente il problema della riabilitazione territoriale che a noi sta più a cuore all’interno del Chronic Care Model, un modello di gestione dei pazienti cronici di derivazione statunitense, non basta la presenza del solo fisioterapista, che pure è essenziale per la sua expertise, così come lo è, altresì, quella delle altrettanto fondamentali figure professionali della riabilitazione (logopedista, psicomotricista, neuropsicologo, psicologo, terapista occupazionale, massoterapista, podologo, tecnico ortopedico ecc. a seconda dei casi)”.

“Bisogna far attenzione a non pronunciare facili slogan…molto pericolosi – sottolinea il medico fisiatra -, e non finiremo mai di ripeterlo, per le false aspettative che generano nei lettori non padroni della materia. Il fisiatra, come figura professionale altamente qualificato, è l'esperto che ha la competenza e la legittimazione per effettuare una valutazione medico-specialistica completa preventiva e diagnostica approfondita dei pazienti, individuando le specifiche esigenze e i trattamenti necessari. Troppo spesso si dimentica che per prendere in carico una persona (che abbia mal di schiena o disturbi nel cammino, o che abbia dolori o deterioramento cognitivo che compromettano il funzionamento nella quotidianità o che abbia avuto un ictus) occorre una diagnosi medica (per il dolore addominale da chi si va? Per le palpitazioni da chi si va?). Coloro infatti che hanno bisogno di riabilitazione sono il più delle volte persone in condizioni di disabilità cronica, plurimorbide e con significative comorbilità interagenti, ed quindi è necessario innanzitutto una visione medico riabilitativa, insieme alla gestione indiscutibile del medico di medicina generale, per la sicurezza degli interventi e per la loro efficacia”.

“L’appropriatezza degli interventi che la presa in carico del paziente ne consegue produce – continua Bonaiuti -, oltre alla risposta al diritto alla salute dei cittadini, consente anche di ottenere una maggiore efficienza e risparmio dei costi, cosa che ai funzionari e ai programmatori sanitari miopi non è noto. Questa valutazione è fondamentale per garantire che il percorso riabilitativo sia mirato, sicuro ed efficace. Senza la valutazione medica preventiva del fisiatra, qualsiasi inizio di percorso riabilitativo rischia di essere privo di sicurezza e di fondatezza”.

“La partecipazione attiva del fisiatra alla presa in carico riabilitativa dei pazienti è dunque un passaggio critico che assicura che i pazienti ricevano le cure migliori e in sicurezza in base alle loro esigenze individuali. Fermo restando che il coordinamento tra il fisiatra e il fisioterapista e tutte le altre figure professionali del team riabilitativo è essenziale per garantire la qualità delle cure e la coerenza del trattamento”.

“In conclusione, è imperativo sottolineare che senza la valutazione preventiva e la prescrizione del percorso riabilitativo da parte del fisiatra, qualsiasi iniziativa di riabilitazione proposta soprattutto nel territorio ove il paziente troppo spesso non ha riferimenti specialistici (anche per carenza di medici), risulta incompleta e potenzialmente inefficace. Diventa un trattamento di ‘serie B’ che i cittadini non si meritano. Il ruolo del fisiatra deve essere adeguatamente riconosciuto e preservato per garantire la qualità e l'efficacia delle cure riabilitative per i pazienti, in particolare in situazioni di cronicità e integrazione sociosanitaria. Pertanto qualsiasi innovazione organizzativa dovrebbe essere attentamente ponderata e non guidata solo da pressioni economiche o di tipo lobbystico, bensì deve poter far prevalere l’interesse costituzionale del cittadino per garantire che non minacci la qualità e la sicurezza delle cure, ma piuttosto le rafforzi attraverso una collaborazione efficace tra le diverse figure professionali coinvolte” – termina così il medico fisiatra.

Elisabetta Caredda
21 novembre 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata