toggle menu
QS Edizioni - venerdì 27 settembre 2024

Regioni e Asl

Medicina dello sport, Ulss 2 Marca Trevigiana diventa centro di riferimento regionale

di Endrius Salvalaggio
immagine 24 luglio - Premiata la presa in carica dell’équipe diretta da Patrizio Sarto, che in questi anni ha permesso di realizzare un percorso clinico, psicologico e sportivo d’avanguardia per i ragazzi affetti da gravi patologie ereditarie cardiovascolari. “Prima il lavoro del medico finiva con la rivelazione della malattia genetica con arresto cardiaco, ora riusciamo a farlo accettare al paziente con consapevolezza ma anche a dargli delle altre chance”.
Con il riconoscimento da parte della Regione del Veneto, che ora seguirà il suo iter di formalizzazione, la Ulss 2 della Marca diventa centro di riferimento pre la prevenzione e per la cura per la medicina dello sport. Un riconoscimento da parte della Regione del Veneto che premia l’esperienza acquisita negli ultimi dieci anni con l’attività dedicata alla prevenzione cure e monitoraggio in ambito sportivo, specialmente sui giovani atleti cui vengono diagnosticate gravi patologie cardiovascolari.

“Tecnicamente negli anni scorsi è stato attivato un percorso specifico innanzitutto sulla prevenzione della malattie cardio vascolari nei giovani atleti – spiega il direttore dell’unità operativa di Medicina dello Sport dell’Ulss 2, Patrizio Sarto -. Questo polo nasce centro di screening sui giovani ragazzi che hanno intenzione di svolgere attività sportiva, ma anche come cura con l’ attività fisica alle persone affette di malattie croniche”.

Sull’esperienza di curare i pazienti cronici con l’attività fisica è nato anche l’esigenza di dare risposte a tutti quei ragazzi o anche persone meno giovani che hanno malattie genetiche a rischio di arresto cardiaco. “Fino ad un po’ di tempo fa il lavoro del medico si concludeva con la scoperta della malattia genetica con arresto cardiaco – spiega il direttore Sarto -. Si faceva la diagnosi e nessuno diceva, poi, a quel paziente, di avere altre chance anche a livello sportivo. Adesso, invece, possiamo parlare con il ragazzo o il paziente meno giovane e chiarire con lui quale tipo di attività può fare senza correre rischi. La diagnosi di malattia di arresto cardiaco è una valutazione che lascia lo sportivo senza parole e senza un futuro sportivo, è dunque importante partire dalla comunicazione al paziente e alla famiglia”.

“Essere sicuri che la diagnosi è stata accettata con consapevolezza è la chiave per accettare anche cure o divieti successivi”, sottolinea Sarto. “A quel punto scatta tutta una serie di approfondimenti che facciamo nella nostra palestra con degli allenamenti fisici monitorati. Da cui nascerà la cura vera e propria cura costruita su ciò che potrà fare il paziente rispetto a ciò che non può fare. Alla fine del percorso la persona uscirà con delle prescrizioni ben precise sia dirette a lui che a tutta la sua famiglia. Stiamo parlando di circa 16.000 persone che annualmente accertiamo con una percentuale del 3 per mille di rischio di arresto cardiaco”.

I pazienti sono sia maschi che femmine e vanno da un minimo da10 anni ad un massimo di sessanta cinque anni. “Ad oggi sono più di 50 i ragazzi con età media attorno ai 16 anni seguiti nel nostro centro e altrettanti sono in attesa di essere presi in carico”, fa sapere Sarto.

Endrius Salvalaggio
24 luglio 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata