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QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Regioni e Asl

Droga: continua la contestazione dell'Emilia Romagna sui dati del Governo

immagine 1 settembre - È braccio di ferro tra l’assessore alla sanità dell’Emilia Romagna, Carlo Lusenti e il capo Dipartimento nazionale politiche antidroga Giovanni Serpelloni sui dati della Relazione al Parlamento 2010 sulle tossicodipendenze in Italia
Prosegue la querelle sui dati contenuti nella Relazione al Parlamento 2010 sulle tossicodipendenze in Italia che attribuiscono alla regione Emilia Romagna comportamenti critici sul fronte della lotta all’Hiv, epatite B e C (vedi articolo correlato).
L’assessore alla sanità Carlo Lusenti non ci sta e replica alle affermazioni del capo del Dipartimento nazionale antidroga Giovanni Serpelloni puntando il dito vero l’operato del Dipartimento stesso “non nuovo a un uso disinvolto dei dati e delle relazioni istituzionali”. Per Lusenti “già dalla Conferenza nazionale di Trieste sulle tossicodipendenze (marzo 2009), il Dipartimento avrebbe considerato le Regioni non come interlocutori di pari livello, ma come Enti cui fornire indicazioni più o meno cogenti, stilando documenti tecnici mai preventivamente concertati nella sede istituzionalmente preposta, ovvero la Conferenza Stato-Regioni”.
“Sono nuovamente costretto - ha dichiarato -  a intervenire sul tema della diffusione del virus Hiv tra le persone dipendenti da sostanze seguite dai Sert regionali, dopo la sgradevole presa di posizione del dottor Serpelloni, Capo Dipartimento nazionale politiche antidroga. Voglio chiarire che non sto cercando di edulcorare dati ‘non graditi e non lusinghieri’. I dati da noi trasmessi al ministero sono i seguenti: persone con tossicodipendenza seguite nel corso del 2009: 12.882; persone con tossicodipendenza Hiv positive in carico: 787; persone con tossicodipendenza Hiv negative testate nell’anno 2009: 2.289. Queste sono le cifre che abbiamo trasmesso”. Per Lusenti la percentuale del 25,59% di Hiv positivi riportata nella Relazione al Parlamento 2010, e ribadita da Serpelloni, non si comprende  quindi da quale elaborazione emerga: “Abbiamo pensato a un errore metodologico sempre possibile – ha affermato l’assessore  – , ma il dottor Serpelloni ribadisce che l’elaborazione è giusta, senza peraltro spiegare in che modo sia stata ottenuta tale percentuale”.
E qui parte l’affondo: “Che dire? Il Dipartimento nazionale antidroga non è nuovo a un uso disinvolto dei dati e delle relazioni istituzionali. Nel corso del 2009, effettuò un’analisi sul debito presunto delle Regioni nei confronti delle Comunità terapeutiche attribuendo pubblicamente alla Regione Emilia-Romagna un debito inesistente, come confermato dalle stesse Comunità che non hanno mai rilevato problemi di questo tipo. Si voleva forse dimostrare che il modello di relazione pubblico-privato nella nostra Regione non funziona?”.
E ancora, prosegue Lusenti “nei mesi scorsi su richiesta del Dipartimento fu attivato un tavolo nazionale con l’obiettivo di rilevare l’effettivo numero di persone dipendenti da sostanze presenti nelle carceri. Il gruppo sta concludendo i suoi lavori, e pertanto la rilevazione non è ancora disponibile, ma nel frattempo il Dipartimento nazionale ha divulgato alla stampa (nell’aprile scorso) stime non si sa come rilevate (6.000-7.000 tossicodipendenti detenuti). Evidentemente da una parte si proclama di voler leggere i dati nella loro realtà, dall’altra si producono dati ‘a comando’: forse per corroborare l’idea che il sovraffollamento delle carceri non è dovuto alla legge nazionale sulla droga?”.
Tirando le somme, per Lusenti “il Dipartimento considera le Regioni non come interlocutori di pari livello”. È tempo quindi che questa situazione venga superata. “Il presidente Errani – ha concluso l'assessore  – nella veste di presidente della Conferenza delle Regioni, ha più volte richiesto l’attivazione di un tavolo tecnico Stato-Regioni che affronti i problemi veri di un settore la cui complessità non lascia spazio a perdite di tempo. Alla richiesta non è mai stata data risposta. 
È necessario invece che il confronto produttivo tra istituzioni, e non la sterile contrapposizione, divenga prassi, superando battaglie portate avanti a suon di cifre non suffragate da una metodologia di analisi trasparente e che permetta il confronto tra diverse fonti. Detto tutto questo, le cifre e le parole in libertà creano solo confusione e rendono più difficile e faticoso il lavoro di chi quotidianamente si dedica all’assistenza, alla cura delle persone sieropositive e tossicodipendenti”.
 
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