“La carenza di medici si sta facendo sentire al punto tale da mettere a rischio anche la raccolta del sangue e del plasma in Veneto”. A dirlo è la presidente di Avis regionale,
Vanda Pradal. Una spina nel fianco non di poco conto se solo pensiamo quanto sia importante la raccolta del sangue e plasma ora più che mai che sono riprese le attività nelle sale operatorie negli ospedali con la conseguenza di aumento di consumi.
“Il grosso problema oggi in Veneto per la raccolta di sangue e plasma è la carenza di personale medico e paramedico. Una soluzione va trovata – spiega Pradal - se vogliamo raggiungere determinati obiettivi di raccolta e se c’è la volontà di voler mantenere l’autosufficienza regionale, anche attraverso i medici specializzandi e medici in pensione”.
Altro effetto negativo che pesa alla donazione, per la presidente Avis Veneto, è il tempo sempre più lungo per l’iter di riconoscimento dell’idoneità, che alla lunga disincentiva l’ingresso di nuovi donatori. La mancanza di medici rende anche in questo versante troppo lunghi i tempi di attesa tra il momento in cui una persona manifesta la volontà di donare e il primo posto libero per eseguire esami e visita e il momento del rilascio dell’idoneità al donatore.
“I tempi per l’idoneità sempre più spesso superano il mese (si arriva anche a 40 giorni) e ciò demotiva i potenziali donatori che non di rado finiscono per non presentarsi più – dice Pradal – agli appuntamenti successivi. Ci chiediamo se non sia possibile, ad esempio, rendere disponibili alcuni medici per la lettura a distanza degli esami nella Regione Veneto”.
Dai dati riportati di Avis Veneto, nell’anno 2022, grazie ai donatori di Avis regionale Veneto e Abvs Belluno, sono state possibili 174.389 donazioni di sangue intero. Rispetto al 2021, c’è stato un calo (-476 di donazioni), così come quelle di plasma, passate da 27.438 del 2021 alle 26.420 del 2022 con un meno 1.018. Mentre le donazioni di multicomponenti piastrine sono aumentate da 3.037 a 3.097 (+60). In Veneto si dona nei centri trasfusionali degli ospedali in tutte e sette le province e nelle articolazioni organizzative della raccolta associativa presenti nelle province di Padova, Treviso e Venezia, che contribuiscono per il 30% alla raccolta di sangue intero.
“Nonostante la flessione, si è riusciti a soddisfare il fabbisogno degli ospedali e dei malati della nostra regione – riferisce il presidente Avis Veneto - e a cedere ad altre regioni 4.807 unità di sangue intero. Il Veneto ha, invece, dovuto importare da altre regioni 243 unità legate a carenze di alcuni gruppi”.
Sul tema è intervenuto anche l’assessore di riferimento alla sanità, Manuela Lanzarin che rassicura il massimo impegno sia nell’utilizzo di medici quiescenti che specializzandi. “Come Regione stiamo introducendo tutte le azioni possibili, e continuiamo ad insistere nel coinvolgimento degli specializzandi e dei medici in pensione per risolvere il problema della carenza di personale sanitario - rassicura Manuela Lanzarin –. Stiamo percorrendo tutte le strade possibili, nel settore trasfusionale come in tutti gli altri visto che è un problema generale.
Per funzionare meglio tutto il sistema Avis regionale chiede anche maggiore flessibilità negli orari e nelle aperture dei centri trasfusionali e che si completi la realizzazione del database unico, l’archivio elettronico unico consultabile da qualsiasi presidio ospedaliero e che consenta di effettuare la donazione da qualsiasi area nazionale.
“Sul database unico siamo a buon punto e contiamo di essere a regime entro inizio del 2024 – ha concluso l’assessore alla salute Lanzarin – interfacciandolo con gli applicativi di cui le diverse realtà territoriali si sono dotate”.
Endrius Salvalaggio