“Attenzione ai giudizi affrettati sull'utilizzo di strumenti come l'anonimato o la culla per la vita. Queste scelte meritano di essere rispettate per la consapevolezza e il dolore che le avranno accompagnate”. A dirlo, in una nota, è
Luana Valletta, vicepresidente dell'Ordine regionale degli psicologi dell’Emilia Romagna, che interviene sul caso del neonato lasciato nella “Culla per la vita” a Milano richiamando l’attenzione sui rischi di una spettacolarizzazione della vicenda.
Anzitutto, ricorda Valletta, “non si rinuncia alla genitorialità solo per motivi economici. Al di là del caso specifico, di cui non si conoscono i dettagli, è bene sottolineare che possono intervenire altre componenti emotive e psichiche”. A tale proposito, per la vicepresidente dell’Ordine degli psicologi dell’ER, “in un Paese dove il tasso di natalità è uno fra i più bassi in Europa, occorre mettere in atto piani di azione integrati, pubblici e gratuiti per i cittadini, che coinvolgano le comunità territoriali e che prendano in considerazione la componente psicologica senza limitarsi ai contributi economici. Sostegno alla maternità, certo, ma anche sostegno durante la gravidanza e, ancora prima, al pensiero di genitorialità”.
Valletta si sofferma, però, anche su altri aspetti del dibattito di questi giorni: “L'eccessiva esposizione mediatica del caso e le conseguenti critiche – sottolinea - non solo non tutelano la madre la cui privacy deve essere garantita, ma potrebbero dissuadere altri genitori dall'utilizzare servizi sicuri per i neonati a favore di altri molto meno protettivi”.
“Ricordiamoci anche – conclude Valletta - che non esistono genitori veri e genitori meno veri; chi adotta e cresce un bambino non è genitore di serie B. Lascia inoltre perplessi come gli appelli sul ‘riprendersi il bambino’ siano fatti solo alla madre, come se i padri e altri famigliari non esistessero”.