Per avere un’idea di come sta cambiando la demografia degli over 65 anni in Veneto è utile analizzare i dati forniti da Fnp Cisl Pensionati Veneto. Secondo gli ultimi numeri pubblicati dall’Istat, nel 2021 erano presenti 1.154.838 di residenti con 65 anni e più nel territorio regionale. In 20 anni, dal 2001 al 2021, gli over 65 sono aumentati di +326 mila unità, con una crescita pari quindi al +39,3%. In valori assoluti su un totale di 1.154.838 over 65, provincia per provincia si scopre che a Padova il 23,5% della popolazione è over 65, Venezia con 25,4%, Verona 22,6%, Treviso 23,1%, Rovigo 27,2%, Belluno 27,5% e Vicenza il 22,8%.
Con questi numeri, secondo la Federazione nazionale pensionati del sindacato Cisl, “si può fare un ulteriore passo in avanti ipotizzando che, da qui al prossimo ventennio, in Veneto il numero di anziani over 65 con gravi limitazioni alla propria autonomia aumenterà del 43%, passando dai 115.417 ai 165.256. E se il rapporto tra la popolazione over 65 anni e i posti letto nelle strutture RSA per anziani resterà quello di oggi – commenta
Tina Cupani, segretaria generale – fra vent’anni, nel 2042 mancheranno all’appello 10.698 posti letto. Con due fattori ulteriormente importanti: dai nostri studi, i due terzi dei pensionati “giovani” di oggi (tra i 60 e i 64 anni), che nel 2042 saranno 80enni, percepiranno una pensione inferiore ai 18.500 euro lordi l’anno, quando già oggi per pagare una casa di riposo ci vogliono 21.900 euro l’anno”.
Questa è la fotografia scattata da Fnp Cisl Pensionati Veneto sulla ricerca anziani, non autosufficienza e RSA; partendo dall’analisi e dall’andamento demografico, abbinata a quella della capacità reddituale degli anziani, fa una previsione più che ipotizzabile da qui ai prossimi vent’anni, con tutta una serie di problematiche che senza l’intervento già a partire nei prossimi mesi fra PNRr e riforma delle Ipab, i problemi saranno più d’uno.
“Il 2023 sarà un anno cruciale per la gestione della non autosufficienza, soprattutto quella degli anziani - spiega Tina Cupani – che grazie al PNRr, la legge delega e il DM77 stanno facendo il loro percorso. La crisi attuale delle case riposo, infatti, dovuta ai maggiori costi provocati dalla pandemia e dai rincari di beni ed energia, ha un impatto particolare tanto che per contenere le spese si cerca di cambiare i contratti ai lavoratori, e questo sta succedendo nel Veneziano. Sembra quasi vogliano chiudere apposta per passare ad una gestione da pubblica a privata, e questo sta già succedendo a Rovigo. Costi che, comunque, sia nelle strutture private che pubbliche, vengono scaricati sulle famiglie”.
Tuttavia, conclude Cupani “si deve riformare l’intero sistema, affinché da un lato le strutture pubbliche e private abbiano un’offerta adeguata alle esigenze degli ospiti, e sostenibile dalle famiglie, dall’altro il sistema pubblico si faccia garante di una vera azione di coordinamento e controllo. Oggi l’82% degli anziani non autosufficienti è assistito da congiunti o assistenti familiari, per cui non stupisce che il PNRr si occupi molto di casa come primo luogo di cura. Ma noi siamo convinti che una RSA aperta al territorio possa diventare una “casa della salute” per gli anziani, un punto di riferimento. Per questo siamo altrettanto convinti che la messa a terra del PNRr possa, alla fine, dare spazio a molte soluzioni, oltre che alla riforma delle Ipab che ancora manca”.
Endrius Salvalaggio