Spese record, personale di turno in sovrannumero, straordinari a gogo, mezzi praticamente nuovi regalati ai privati e poi affittati dalla Regione, nessun coinvolgimento del volontariato. Sono i punti dolenti del sistema del 118 del Lazio fotografati da un’inchiesta pubblicata oggi sul quotidiano
Il Messaggero.
Il risultato? Nel Lazio ciascuna delle 139 postazioni di ambulanze di emergenza H24 costano 600 mila euro all’anno, contro i 200mila euro spesa dal Piemonte per 132 postazioni. Addirittura la Lombardia spende la metà del Lazio, cioè 350 mila euro, per servire il doppio della popolazione attraverso 270 postazioni dislocate sul territorio.
Le ragioni? Da ricondurre agli sprechi. Il modello laziale infatti, secondo l’inchiesta del Messagero, è fatto di scelte discutibili. La gestione è affidata per l’80% alla sanità pubblica, sui mezzi viaggiano in media 3 operatori contro i 2 generalmente utilizzati in base agli standard gestionali. In pratica, ogni giorno, per coprire le 24 ore di servizio di ogni postazione servono tra le 15 e le 18 persone, tra autisti, medici e infermieri. Le ambulanze vengono dismesse quando ancora sono nuove ed efficienti per essere donate ai privati che poi le affittano di nuovo alla Regione mentre altre, che hanno bisogno di piccole riparazioni o del tagliando, restano ferme nei depositi per mesi e mesi. Intanto le associazioni di volontariato nel 118, che nel Lazio sono 16, vengono coinvolte in minima parte nel sistema, che non sfrutta così il personale qualificato e a minor costo del pilastro convenzionato.