La Giunta regionale del Lazio ha approvato il nuovo “Piano di azioni per la Salute Mentale 2022-2024” che individua e definisce gli obiettivi e le azioni strategiche necessarie per potenziare e qualificare l’assistenza a tutela della salute mentale della persona accompagnandola in tutto il ciclo della propria vita, con interventi sia sulla persona che sul gruppo familiare e/o di appartenenza.
“Un Piano strategico – ha commentato in una nota l’assessore alla Sanità della Regione Lazio,
Alessio D’Amato - che ci permette di compiere un deciso balzo in avanti nell’assistenza e nei percorsi di cura delle persone con problemi di salute mentale e nel supporto alle famiglie”.
Il piano, evidenzia l’assessore, è anzitutto accompagnato da un nuovo reclutamento, attraverso procedure concorsuali, di psichiatri e neuropsichiatri infantili”.
Tra i punti qualificanti, poi, c’è la definizione del ‘Budget di Salute’ per “sostenere progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati e fondati su prestazioni definite sulla base delle necessità della persona, piuttosto che sulle caratteristiche dell’offerta disponibile”. Il Budget di Salute è dunque “uno strumento dinamico che consente di “modellare” sulla persona gli interventi e permette di avere un approccio completamente innovativo".
Altra azione chiave del Piano riguarda il ‘supporto all’abitare’ un fattore definito “determinante anche da un punto di vista assistenziale nell'ambito dei progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati. Questo tipo di supporto - spiega D’Amato - può favorire la fase di passaggio verso l’acquisizione di una completa autonomia abitativa della persona, oppure una situazione più stabile anche se comunque tesa ad una sempre maggiore indipendenza e ad una migliore qualità della vita”.
Infine il Piano prevede un’azione sul tema dell’‘inclusione Lavorativa’ delle persone con problemi di salute mentale. “Avere un ruolo lavorativo — sottolinea l’assessore — ha un impatto decisivo su diversi fattori, dal reddito alla possibilità di autodeterminare le proprie scelte, dall’opportunità di esercitare un’attiva inclusione e partecipazione sociale alla lotta allo stigma. Il lavoro viene dunque considerato come un elemento essenziale su cui costruire progettualità per orientare i percorsi terapeutici”, conclude D’Amato.