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QS Edizioni - mercoledì 27 novembre 2024

Emiliano: “Renzi valuti cosa fare. Abbiamo il dovere di abbassare questi livelli di mortalità fuori scala”

4 ottobre - "Vorrei evitare qualsiasi eccesso di allarmismo, anche perché semmai il nostro problema riguarda la capacità straordinaria di sopportazione della città di Taranto rispetto a una situazione che dura dal 1960. Finalmente abbiamo la possibilità, in prosecuzione del lavoro svolto presso l’autorità giudiziaria di Taranto, di continuare a seguire ciò che sta accadendo”. Ad affermarlo è stato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo sui risultati dello studio epidemiologico dei danni alla salute causati dalle emissioni dell’Ilva.
 
“Non abbiamo – ha sottolineato il presidente della Regione - lasciato all’autorità giudiziaria in esclusiva il compito di accertare, ma abbiamo fatto il nostro dovere, ciò che era necessario fare all’interno di una funzione generale preventiva e di analisi dei dati relativi alla salute”.
 
“Questi dati – ha continuato Emiliano - possono essere utili comunque la si pensi sull’attività di Ilva. Abbiamo soprattutto la possibilità di capire se esistono modalità compatibili di produzione con la salute umana. Alla Regione Puglia non spetta stabilire se l’attività debba proseguire o meno, ma abbiamo voluto comunque mettere a disposizione questo lavoro preziosissimo e unico nel suo genere”.
 
Emiliano ha quindi annunciato la decisione, da parte della Giunta riunita ieri in seduta straordinaria, di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge numero 151/2016 -che ha convertito l’ultimo decreto legge sull'Ilva - per “lesione del principio di leale collaborazione che dovrebbe ispirare l’operato del legislatore”. “La legge – spiega la Regione in una nota -, nell’introdurre il comma 8.1 nell’articolo 1 del DL 191/2015, non prevede alcuna forma di coinvolgimento della Regione nella procedura di modifica o integrazione al piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria o di altro titolo autorizzativo necessario per l’esercizio dell’impianto siderurgico del Gruppo Ilva di Taranto, attuando così una discriminazione totalmente irragionevole. L’esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione rende palesemente incostituzionale la disposizione impugnata”.
 
Emiliano ha inoltre annunciato che “il 10 ottobre a Taranto il Consiglio nazionale degli ingegneri ci consentirà di approfondire l’opzione del proseguimento attività di Ilva con un sistema produttivo differente da quello attuale”.
 
Il presidente, nel corso della presentazione dello studio, ha poi sottolineato che “senza questi dati che aggiornano e migliorano quelli che già avevamo, avremmo parlato sulla base di intuizioni ma non su elementi oggettivi. Da oggi possiamo parlare, anche per il periodo successivo alle contestazioni del processo di Taranto, sulla base di informazioni scientificamente inoppugnabili”.
 
“Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto Emiliano - ha questo studio già da diversi giorni e adesso deve valutare cosa fare, essendo informato, e prendere le decisioni conseguenti. Non è una comunicazione come tutte le altre: questa è una comunicazione che ha effetto giuridico, da questo momento il Presidente della Regione e il Presidente del Consiglio hanno il dovere e il potere di adottare provvedimenti che servano, se in natura sono possibili, ad abbassare questi livelli di mortalità anomali, fuori scala”.
 
Emiliano ha poi elencato tutte le iniziative adottate nell’ultimo anno dall’amministrazione regionale che, ha ricordato, non ha potere di intervenire nella vicenda Ilva: “La prima cosa che abbiamo fatto nell’ambito delle competenze della Regione è stato realizzare questo Studio e trasmetterlo al governo. Il governo, laddove dovesse verificare delle situazioni anomale che determinano fattori letali per la popolazione ha l’obbligo giuridico di intervenire. Nel nostro ordinamento non impedire un evento che si ha l’obbligo di prevenire equivale a cagionarlo. Io non posso chiudere la fabbrica, non ho questo potere e non ce l’ha neanche più la magistratura perché sono intervenuti dei provvedimenti di legge che impediscono ai magistrati di agire come farebbero per qualunque altro impianto”.
 
“Altra cosa che possiamo fare come Regione – ha detto - è esaminare l’ipotesi di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale il decreto che impedisce alla magistratura di bloccare l’impianto, che secondo noi andrebbe bloccato alla luce di questi dati, fino a che non si sia in grado di funzionare senza pericolo. Perché se le curve di produttività corrispondono alle curve di mortalità, tertium non datum, la fabbrica va fermata o rallentata e vanno portati questi dati al minimo livello possibile. Noi, come Regione, continueremo a verificare questa corrispondenza tra mortalità e produttività”.
 
Il Presidente ha poi dichiarato che “un’altra cosa che faremo, e la Regione ha titolo per farlo, è la revisione dell’Aia. Già da qualche giorno ho dato indicazione all’Avvocatura regionale di istruire la richiesta. Se l’Aia venisse revocata sulla base degli elementi presentati oggi, ancora una volta, la fabbrica non potrebbe proseguire l’attività. Terza cosa che la Regione ha già fatto, è proporre al Governo un sistema produttivo alternativo”.
 
“La Regione Puglia – ha proseguito - non vuole entrare nella discussione se questa fabbrica sia davvero o no strategica per l’economia nazionale, è un giudizio che spetta al governo. E quest’ultimo la ritiene strategica. Però la produzione di acciaio strategica può essere realizzata con mezzi produttivi diversi dall’attuale. E per questo abbiamo inviato lo scorso dicembre al Presidente del Consiglio una proposta che prevede una modalità di produrre acciaio che non determini fattori di mortalità. Siamo in attesa di una risposta che ancora non arriva”.

“Qualunque dirigente di pubblica amministrazione – ha proseguito il Presidente - sa che se si dispone di dati che indicano una determinata procedura come fattore di mortalità e se si individua di un metodo diverso per fare la stessa cosa portando quei dati a zero, bisogna agire con rapidità. Siamo pronti a collaborare col Governo per agire con rapidità e limitare i danni. È incredibile che siano decorsi tre anni dall’impegno a lenire le emissioni attraverso “l’ambientalizzazione”, un termine che per me ormai non ha senso: la Corte costituzionale aveva detto che la costituzionalità del decreto era assicurata solo ed esclusivamente dal rispetto del termine prefissato, che non è stato rispettato ma prorogato”.
 
“C’è una situazione giuridica gravissima – ha concluso Emiliano - rispetto alla quale l’intero Stato deve intervenire perché stiamo accumulando una serie di fattori di rischio giuridico di enorme portata. Il Presidente della Regione secondo il principio di leale collaborazione ha sottoposto questi dati al Governo. Ovviamente la collaborazione non può che avvenire attraverso una valutazione comune degli elementi. Se dopo più di un anno riuscissimo a fare almeno una riunione di lavoro con il Governo avente ad oggetto l’Ilva non sarebbe male. Perché purtroppo in una situazione così grave, non solo accumuliamo dati e analisi, ma non è ancora possibile avere un momento di confronto su dati di carattere oggettivo. Se il governo dovesse valutare che questo studio ha profili di irrilevanza e inconsistenza lo spiegherà, ma in questi casi il principio di precauzione prevede che l’autorità competente e che ne ha il potere, prenda i provvedimenti necessari che abbassino i fattori di rischio”.
4 ottobre 2016
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